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Terra e Mare, Remake riscritto da me

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view post Posted on 6/7/2021, 08:15
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Ho deciso di riscrivere con il mio stile questa fan fiction. https://liloestitch.forumcommunity.net/?t=62116941



Capitolo 1



Il sole splendeva alto e luminoso nella città di Terramare, e gli abitanti canini si stavano molto divertendo in spiaggia. Sguazzando, in acqua, prendendo il sole, e facendo castelli di sabbia. Tra tutti, c'era una piccola cagnolina pastore tedesco di appena cinque anni che stava scendendo in spiaggia insieme ai suoi genitori. La coppia faticava molto a tenersi al passo con la loro piccola, che aveva afferrato la zampa anteriore del padre per trascinarlo in spiaggia, verso l'ombrellone, ma lui doveva rallentarla, per rimanere con la moglie, il cui pancione le impediva di fare movimenti bruschi.
Quando infine arrivarono, la piccola si tolse in fretta e furia il vestitino, rimanendo in un bel costume da bagno giallo limone.

«Posso entrare subito acqua papà? Posso? Posso?» Chiese poi la cagnolina con una scintilla negli occhi e la coda che si agitava fuori controllo.

«Non ancora». Rispose il padre. «Abbiamo appena mangiato. Non si entra in acqua con la pancia piena. Prima si digerisce».

Alla cagnolina si afflosciarono la coda e le orecchia a quella risposta, mostrando un'espressione di delusione sul muso. «Va bene papà. Aspetterò».

«Suvvia Angel. Possiamo divertirci comunque nel frattempo. Che ne dici di fare un castello di sabbia insieme?»

Angel in risposta prese paletta e secchiello. «Va bene papà. Diamoci da fare».

E i due si misero al lavoro. Mentre Angel e suo padre, Argo, stavano giocando insieme, la madre, Gaya, osservava dolcemente, la scena, rimanendo sulla sdraio, mentre si massaggiava il pancione.
Presto la famiglia si sarebbe allargata, e la loro piccola avrebbe avuto un fratellino o una sorellina con cui giocare.

«Speriamo che ti piaccia anche a te il mare come alla nostra Angel». Disse rivolta al pancione. «Ti divertirai di sicuro con una sorellona così energica e vivace».

Quando aveva scoperto mesi fa di essere incinta, tutta la famiglia aveva accolto la cosa con gioia, e tutti non vedevano l'ora dell'arrivo del nascituro.

*



Angel, ogni tanto, per tutta l'ora non fece che chiedere con entuasiamso al padre, se poteva entrare in acqua, con quest'ultimo che le rispondeva sempre "non ancora", lasciandola un po' delusa. Quando finalmente le rispose che poteva. Lei non perse tempo e corse a buttarsi in mare.

«Ricorda di non allontanarti troppo». Le disse Argo raggiungendola di corsa. «O gli squali ti mangeranno».

«Non temere papà». Rispose lei «Nuoto più veloce di un pesce. Non mi prenderanno».

«Oh davvero?» Scherzò il suo papà sotrofinandole il muso sulla pancia, facendole il solletico, per poi lasciarla andare a giocare.

Mentre la vedeva nuotare sempre più lontano, Argo si avvicinò a sua moglie, sedendosi accanto a lei, senza smettere di tenere d'occhio la figlia.

«La nostra pesciolina ama proprio il mare». Commentò Gaya vedendola divertisi in acqua.

«Già». Commentò Argo. «Ti ricordi? Quando l'abbiamo portata in spiaggia la prima volta, era insicura se le sarebbe piaciuto o no. Ma quando l'abbiamo aiutata ad entrare in acqua, e poi abbiamo cominciato con le lezioni, si è divertita così tanto che non voleva più uscirne».

«Già. Quel giorno si è praticamente innamorata del mare. Non fa che parlare d'altro. Vuole solo giocattoli che riguardano il mare, e che le leggiamo solo favole legate a quell'argomento. Colleziona conchiglie di ogni forma e colore, ed ogni volta non vede l'ora di andare in spiaggia solo per il puro piacere di tuffarsi in acqua. Ho come l'impressione che non ne uscirebbe affatto se avesse la possibilità di farlo».

«Speriamo che non diventi un'ossessione alla fine».

«Non credo si arriverà a tanto. E presto la nostra cara Angel avrà un fratellino o una sorellina con cui giocare, sperando che anche a lui, o lei, piaccia il mare». Commentò Gaya guardandosi la pancia.

«Vivendo vicino ad una spiaggia, dubiro che non possa accadere». Scerzò ridendo Argo.

I due poi rimasero a godersi le onde infrangersi sulla spiaggia ed i colori del tramonto riflessi sull'acqua.

*



Angel si era allontanata sempre di più, e si era immersa a fondo dell'acqua desiderosa di trovare delle conchiglie per la sua collezione. Amava così tanto la sensazione di stare a mollo e di sentirsi bagnata. Fosse dipeso da lei non si sarebbe mai asciugata quando usciva fuori dall'acqua. Senza la maschera da sub non riusciva a vedere bene sottacqua, ma nonostante tutto, riusciva benissimo a distinguere le forme ed i colori di ogni cosa. Durante la sua ricerca si imbatté in tappi di bottiglia e lattine, e questo la fece arrabbiare. Come potevano certe persone credere che l'oceano fosse una discarica? Non poter fare niente per cambiare le cose la faceva sentire debole ed impotente.
Si apprestò allora a prendere i rifiuti per buttarli nel cestino, quando sentì qualcosa muoversi d'avanti a lei. Per questo alzò la testa ed intravide, una strana macchia grigia e bianca. Cercando di mettere a fuoco, si accorse che quello doveva essere un cagnolino della sua stessa età, più o meno. A vederlo sembrava un Husky, anche se non poteva esserne sicura. Non riusciva a vedere bene la sua espressione, ma non sembrava ostile. Poi, guardando in basso, si accorse di qualcosa che non aveva notato prima. Era qualcosa di colore verde turchese, e lei riuscì rapidamente a capire cosa fosse. Una coda di pesce! Una vera e propria coda di pesce! E l'aveva al posto delle zampe posteriori! Sembrava una di quelle creature di cui la mamma le aveva letto nei libri delle favole sul mare. Tese la zampa in avanti per provare a toccarlo, quando quest'ultimo, con un colpo di coda, si allontanò via a nuoto. Lei si apprestò a seguirlo, quando all'improvviso si sentì afferrare da due zampe più grandi di lei che la trascinarono di nuovo in superficie.

«Che ti avevo detto signorina? Non allontanarti troppo dalla riva». La rimproverò suo padre. «Su, è ora di andare. Si sta facendo tardi».

«Aspettà papà». Rispose Angel ancora piena di entusiasmo. «C'era un cucciolo sott'acqua, aveva una coda di pesce e nuotava velocissimo. Ti prego, voglio vedere dove va».

Suo padre la fissò incredulo. «Ti sarai sbagliata. Magari quel cucciolo avrà avuto addosso qualche costume particolare, e probabilmente è bravo a nuotare quanto te, mia piccola pesciolina».

«Ma nuotava davvero come un pesce. La sua coda era vera. Ne sono sicura».

«Piccola. Lo sai anche tu che non si vede bene andando sott'acqua senza maschera. Ti sarai sbagliata».

«Ma...»

«Vieni. Andiamo a casa. Torneremo domani».

«E se non lo trovassimo più?»

«Non temere. Se è di queste parti, lo rivedrai».

Angel, dovette cedere, senza nascondere un velo di tristezza. Suo padre non le aveva creduto, ma lei era più che sicura di quello che aveva visto. Sapeva che era vero, ma non poteva dimostrarlo.

*



Nei giorni successivi, rimase in acqua più tempo del solito, per provare a ritrovare quel cagnolino, ma senza risultato. Cominciò a prendere in considerazione la possibilità che forse suo padre aveva ragione, e che aveva visto male ed era solo un normale cagnolino come lei ma, nonostante tutto, non riusciva a toglierselo dalla testa. Se era del posto, o era venuto in vacanza con i suoi genitori, perché allora, quando l'aveva vista, era fuggito in mare aperto? Se aveva dei genitori, loro dov'erano? Questi dubbi continuavano ad attanagliarle la testa ma, nonostante tutto, continuò ad impegnarsi per diventare ancora più brava a nuotare, sperando che forse un giorno lo avrebbe rivisto ed avrebbe avuto risposta alle sue domande.

Capitolo 2



Angel stava giocando sulla spiaggia, in acqua, con una cucciola di pastore tedesco più piccola di lei. Le due ridevano e scherzavano prendendosi a spruzzi l'un l'altra.

«Ti stai divertendo Meredith?» Chiese Angel all'altra cagnolina.

«Moltissimo, sorellona». Rispose lei.

Erano passati 11 anni dal giorno del fatidico incontro, e Gaya aveva dato ad Angel una sorellina. Le due erano cresciute insieme ed erano inseparabili.

«Sono felice che tu ami stare qui in acqua con me sorellina».

«Come potrei non farlo. Ti sei tanto impegnata per mostrarmi le meraviglie del mare che non potevo non finirne coinvolta». Commentò allegramente la sorellina.

«Già» rispose lei sdraiandosi facendo il morto a galla. «Sai, come ti ho sempre detto, se potessi rimarrei in acqua per sempre e non ne uscirei affatto».

«Ma così potresti raggrinzirti troppo o rischieresti di annegare». Replicò Meredith.

«Lo so». Rispose alzando le mani in alto verso il cielo, per poi rimirarsele. «Ho sempre detestato il fatto che stare tanto tempo in acqua mi faccia raggrinzire. Ed anche il fatto che se rimango troppo tempo immersa rischi di annegare. Non sarebbe bello se avessi delle branchie, o una coda di pesce? Così potrei rimanere in acqua tutto il tempo senza il rischio di annegare. E potrei nuotare velocissima». Concluse con una scintilla di entusiasmo negli occhi.

Meredith colse al volo cosa intendeva sull'affermazione della coda di pesce «Pensi ancora a quando hai incontrato quel cucciolo in acqua, vero?»

«Come potrei non pensarlo. Aveva una coda di pesce, ne sono sicura. Ma è vero che vorrei averne la certezza di non essermelo immaginato. Vorrei sapere di più su di lui».

«Lo so. Me ne hai parlato. Mamma e papà dicono che lo hai immaginato, ma tu non riesci a togliertelo dalla testa, perché vuoi ancora in una risposta. Spero davvero che tu ci riesca». Rispose saggiamente Meredith. Poi si accorse che il sole stava tramontando. «Non dovremmo andare a casa? Si sta facendo tardi». Disse uscendo dall'acqua.

«Tu va pure. Io resto ancora un po' qui». Rispose lei.

«Va bene, ma tu asciugati prima che si faccia tardi. O ti beccherai un raffreddore». Affermò Meredith mentre si sgrullava l'acqua di dosso per poi passarsi l'asciugamano per tutto il pelo.

Angel ovviamente le diede retta, ed uscì dall'acqua anche lei, sgrullandosi a sua volta l'acqua dal pelo, per prendere l'asciugamano a sua volta per finire di asciugarsi.


*



Il sole era calato, lasciando posto ad una luna piena, ed Angel si era goduta il tramonto, come aveva fatto altre volte. Si era rimessa la gonna da spiaggia, ma non la maglietta. Non sapendo resistere al richiamo dell'oceano, aveva messo i piedi in acqua. Sentiva la freschezza e l'umidità che da lì le attraversavano tutto il corpo, e la carezza delle onde sulle caviglie, così piacevole e rilassante. Alzò lo sguardo per scrutare all'orizzonte, quando improvvisamente, vide qualcosa muoversi d'avanti a lei. Sentì uno scroscio d'acqua, e le parve di vedere una coda di pesce piuttosto grossa.

«Aspetta».

Chiamò cominciando a correre a largo. Gli schizzi di lei che correva le bagnarono la gonna, ma lei non ci fece caso. Doveva assolutamente capire se ciò che aveva visto, di nuovo, era reale oppure no. Ma, quando l'acqua divenne troppo alta, le toccò rinunciare, capendo che ormai, qualunque cosa avesse visto, era di nuovo andata via.

Tornando a riva, rimase ancora qualche ora a fissare l'orizzonte sperando che la cosa misteriosa tornasse di nuovo, ma non ci fu niente da fare.


*



I giorni successivi Angel iniziò ad informarsi, grazie ai libri, o ai racconti marinareschi, sulle leggende del mare, sperando di riuscire a trovare risposte riguardo quello che aveva visto. Per capire se era reale o frutto della sua immaginazione. Iniziò anche a recarsi in spiaggia più tempo del solito, ma non riuscì a trovare nulla.

«Stai esagerando». La rimproverò un giorno suo padre. «Non mangi abbastanza e dormi poco. Ti sembra normale».

«Ma papà» protestò lei «Ho visto di nuovo qualcosa. La prima volta potevo essermelo immaginato, ma due volte non può essere una coincidenza».

«La prima volta era sott'acqua, la seconda era notte. Avrai visto un comune pesce per poi ingigantire la cosa». Insistette lui.

Quelle parole spezzarono il cuore ad Angel. Nessuno voleva crederle. Nemmeno la sua famiglia.


*



Presa dall'esasperazione, un girono Angel prese la barca di suo padre, e partì a largo con essa. Avrebbe trovato le risposte. Costasse quel che costasse.
Iniziando a guardarsi intorno non riusciva ancora a trovare niente.

«So che devi essere qui da qualche parte». Disse tra sé e sé. «Per favore, fatti vedere».

Ma le ore passavano, e lei non trovò né vide nulla. Improvvisamente sentì il fragore di un tuono. Voltandosi si accorse con orrore che delle nuvole temporalesche stavano venendo verso di lei.

«Oh no». Disse con il cuore colmo di terrore. «Doveva esserci una tempesta oggi». Si mise la mano sulla fronte. «Ma perché non ho guardato le previsioni meteo prima di uscire?»

Purtroppo era troppo tardi per evitare la tempesta. E così dovette venirgli incontro nel tentativo di provare a tornare a riva. Purtroppo niente andò come previsto. La tempesta fu brutale e violenta. La pioggia cadeva incessabile, e le onde erano piuttosto alte, e facevano dondolare violentemente la barca provocandole un gran mal di mare. Il cuore di Angel batteva forte per la paura. Poteva davvero riuscire a tornare a casa intera? Purtroppo in quel momento un'onda gigantesca la colse di sorpresa e capovolse brutalmente la barca. Angel, batté la testa a causa del capovolgimento, e sentì che stava per perdere i sensi.

«Devo rimanere sveglia». Pensò, cercando a fatica di rimanere cosciente. «Altrimenti affogherò».

Lo sforzo sembrava vano. Sentiva la corrente che la spingeva sempre più in profondità verso il basso, e di come l'aria le mancasse sempre di più. Avrebbe voluto nuotare verso la superficie, ma il corpo non rispondeva più ai suoi comandi. La fine ormai era imminente. Angel pensò a quanto fosse triste l'idea di morire in quel modo. Da sola, senza i suoi cari, che di certo sarebbero stati devastati quando non l'avrebbero più trovata. E lei rimpiangeva terribilmente di essere stata così stupida ed imprudente, ed il fatto che ora non avrebbe avuto alcuna risposta sul mistero a cui stava indagando.
I suoi occhi cominciarono a chiudersi, quando all'improvviso intravide un'ombra nuotare verso di lei. Non ebbe il tempo di chiedersi chi o cosa fosse, quando sentì un altro muso poggiarsi verso il proprio e da esso cominciò a sentire di nuovo l'aria riempirle i polmoni. Quello fu tutto ciò che riuscì a ricordare prima di perdere i sensi.


*



La cagnolina riprese i sensi brutalmente, avendo la consapevolezza che qualcuno la stava scuotendo. Nel riaprire gli occhi vide sua madre che la stava abbracciando, con le lacrime agli occhi.

«Oh, Angel, pensavamo di averti persa».

Angel si guardò intorno capendo di essere di nuovo in spiaggia, e vide che anche suo padre e sua sorella erano lì, mentre si unirono all'abbraccio.

«Angel, sei impazzita? Come hai potuto uscire in mare aperto senza avvisarci e senza informarti delle condizioni metereologiche? Ti rendi conto di cosa poteva succedere?» La rimproverò Argo quando ebbero finito.

«Mi dispiace papà». Rispose lei con vergogna. «La barca è distrutta».

«Non mi interessa la barca. Sarebbe stato peggio se tu fossi morta». Dopo che tutti loro l'ebbero aiutata a rialzarsi aggiunse. «Per questa tua bravata sei in punizione per due settimane signorina. Non potrai uscire fuori di casa e non voglio neanche sentir parlare del mare finché non avrai scontato la pena».

«Ma...»

«Niente ma. Adesso a casa signorina».

Ad Angel si afflosciarono le orecchie per la tristezza, ma dovette sottomettersi ed obbedire. Mentre tornavano a casa, provò a parlare dei suoi genitori di quello che era successo ma, anche questa volta, non volettero crederle.

«Non mi interessa come ti sei salvata». Aveva detto sua madre. «Ti sei salvata. è stato un miracolo, e questo mi basta».

Angel aveva provato ad insistere.

«Io volevo solo risolvere quel mistero».

«Non è rischiando di farti uccidere che lo risolverai» Fu la sua risposta. «Devi darti una calmata e rilassarti. Tuo padre ha ragione. Ci hai fatto prendere un bello spavento Non devi più rifare una cosa simile. Ora calmati e rilassati. Vedrai che andrà tutto bene».

Una volta tornati a casa e arrivata nella sua stanza, Angel si buttò in camera sua sul letto, contemplando nella stanza i disegni sul mare, e sulle cansirene che aveva fatto quando era piccola, insieme a tutti gli articoli a tema marino che erano in essa. La sua mente era sconvolta da tutto quello che le era successo. Aveva rischiato di morire affogata, era in punizione, e ancora continuava a pensare a quel misterioso individuo del mare che continuava ad essere una presenza nascosta nella sua vita. Chi e cosa era? Dove si trovava? Perché non si faceva ancora vedere?


*



Le due settimane di punizione le erano sembrate interminabili per via della noia e il non avere niente da fare, ma infine erano passate. E, la prima cosa che Angel fece appena riacquistò la libertà, fu andare a farsi una passeggiata al porto per riabituarsi all'aria aperta. Mentre camminava pensava a quanto fosse bello fiutare di nuovo fuori, e di quanto le era mancato il mare. Mentre pensava a tutto questo incrociò per caso Fenrir. Lei lo conosceva di fama, essendo il lupo di mare del posto, con la sua pelliccia grigia e il suo completo da marinaio. Era solitario e burbero, ma non di certo una brutta persona. Girava sempre con la sua barca a largo, e quando non lo faceva, rimaneva sempre a riva del mare, come se tenesse d'occhio qualcosa. Ed aveva evitato che i cacciatori di frodo pescassero illegalmente qualche volta. Nonostante potesse essere un tipo che amava il mare quanto lei, Angel non aveva mai avuto la possibilità di conoscerlo davvero o parlarci di persona. Quando le passò a fianco, fece per salutarlo, ma lui la anticipò.

«Sei proprio un cane testardo che quando si fissa su qualcosa non vuole proprio lasciare perdere, non è vero?»

Quella frase la lasciò sbigottita. Provò a chiederle cosa intendesse ma lui continuò.

«Se fossi in te lascerei perdere. Certe cose devono rimanere sepolte, o potresti finire anche in guai peggiori».

Detto questo, salì in barca e fece per metterla in modo.

«Aspetti». Lo fermò Angel. «Signor Fenrir, io voglio solo avere la certezza che ciò che ho visto è reale. Mi è capitato ben tre volte di intravederlo, e voglio solo essere sicura di non essere pazza». La pastore tedesco non sapeva come lui sapesse cosa stava facendo, ma non poteva lasciar perdere. «La terza volta mi ha anche salvato la vita. Quindi non posso lasciar perdere».

Il marinaio rimase un po' in silenzio. Poi prese un sorso di tè e disse «Tu sei diversa da molte persone di queste parti. Hai un cuore buono, cosa rara al giorno d'oggi. Quindi voglio fidarmi di te». Prese un sorso «Ma devi promettermi che quello che sto per dirti non lo rivelerai mai a nessuno».

Angel si limitò ad annuire e poi si avvicino per ascoltarlo. Lui si guardò bene attorno per accertarsi che nessuno stesse origliando, o avesse la possibilità di ascoltare per caso, e poi parlò.

«Quello che hai visto è davvero un cansirena. Loro vivono nella città sommersa di Canatlantide. Nonostante sia diventata una leggenda, è tutto vero».

«Veramente?» chiese lei con entusiasmo ed una scintilla negli occhi.

«Certo». Rispose lui. «Ma devi sapere che i cansirena sono una vera rarità. In troppi cacciatori malvagi ed ambiziosi gli danno la caccia per i motivi più egoistici. Quel cansirena che hai visto è lo stesso che hai visto 11 anni fa quando eri piccola, e che hai rivisto di recente».

«E lei come lo sa di quel che ho visto?»

«Perché ero lì quel giorno. Ti ho sentita mentre parlavi del tuo incontro subacqueo con i tuoi genitori ed ho capito tutto».

«E come fa a sapere tutte queste cose sui cansirena?» Gli chiese lei.

«Diciamo che lavori come il mio ti permettono di scoprire tante cose. Specialmente se lo fai per anni. Ho imparato di chi ci si può fidare e chi no, e tu mi ispiri molta fiducia. Altri hanno intravisto cansirena in passato ma hanno sempre avuto il dubbio se fossero veri o no. Tu sei la prima che si è impegnata tanto per scoprire la verità».

Angel era così emozionata per la cosa. «è pazzesco. Allora non ho immaginato nulla e tutto quello che ho visto era vero. Un vero cansirena. è fantastico».

«Sì, ma non andare a cercarlo. Il mondo terrestre e quello marino devono assolutamente rimanere separati. Non tutti gestirebbero questa informazione con giudizio, come faresti tu. Ti ho detto tutto solo perché potessi metterti l'anima in pace ma, adesso che lo sai, chiudi qui la faccenda».

Angel, riguardo a questo, non gli rispose. Si limitò a ringraziarlo, e poi tornò a casa.


*



Tempo dopo la barca di Argo fu riparata, e Angel una sera, dopo essersi assicurata che questa volta non ci sarebbe stato maltempo, era di nuovo salpata a largo. Dopo essere sicura di essere abbastanza lontana, preparò la rete da pesca collegata alla barca e, premendo il pulsante, la immerse in acqua e cominciò a fare il giro. Sapeva di stare per fare una brutta cosa, ma ormai non le era rimasta altra scelta. Per ore continuò a muoversi senza che successe niente, e quindi si apprestò a fare uno spuntino di mezzanotte, ma improvvisamente udì uno scroscio d'acqua, e la rete cominciò ad agitarsi e le corde si tesero. Qualcosa di grosso si era impigliato ad essa.

«Forse l'ho preso». Pensò con entusiasmo e speranza.

Premendo il pulsante che fece alzare la rete, quel che vide le fece tirare un urletto di sorpresa. Dentro c'era proprio quello che aveva visto 11 anni fa, anche se ormai era cresciuto con lei. Un Husky, dal pelo grigio e bianco, e con una coda di pesce color turchese al posto delle zampe posteriori. Aveva anche degli stupendi occhi azzurri. Era così felice di riuscire finalmente a vederlo bene ed in modo perfetto invece che di sfuggita, e senza metterlo a fuoco.

«Ehi, che ti salta in mente? Liberami subito!» Lesi rivolse rabbiosamente il cansirena.

A quelle parole le orecchie di Angel si afflosciarono per la tristezza. Finalmente riusciva davvero a vederlo, e lui le si rivolgeva in tono così scorbutico.

«Scusami». Gli rispose «è che ci tenevo davvero tanto a vederti. Specialmente dopo che mi hai salvata da quella tempesta».

«Beh, adesso mi hai visto piccola ingrata. Che cosa hai intenzione di fare?»

Angel cominciò a farsi prendere dal panico. Non voleva che lui la odiasse.

«Senti, mi dispiace. è che ti avevo solo intravisto finora. Volevo essere sicura che tu fossi reale e che esistessi. Non mi è venuto in mente altro modo per riuscirci. Ora che ti vedo, mi sento molto meglio. Per favore, non essere arrabbiato con me».

«Vorrei vedere te al mio posto».

«Senti, ora ti libero, ma non andare via. Ci sono così tante cose che vorrei chiederti». Rispose mettendo di nuovo la rete in acqua. «Comunque io sono Angel. Tu come ti chiami».

«Cosmo». Rispose lui mentre si toglieva la rete di dosso.

Una volta libero, i due si scambiarono uno sguardo. Lei era emozionata, e lui la guardava offeso. Pochi secondi dopo cominciò subito ad allontanarsi a nuoto.

«Aspetta». Lo chiamò Angel tuffandosi in acqua e cercando di seguirlo a nuoto.

Dopo essersi allontanata di qualche metro, capì quanto il suo tentativo di raggiungerlo fosse vano e tornò alla barca delusa di come quel primo incontro fosse finito male.

«Grazie per avermi salvato». Si rivolse quindi con dolcezza all'orizzonte. «So che sei un bravo cansirena. E non me ne dimenticherò».

Dopodiché virò per tornare di nuovo a riva.


*



Qualche sera dopo Angel era tornata in spiaggia, e si stava godendo una bella nuotata sotto il tramonto. Ormai si era completamente rassegnata all'idea di rivedere di nuovo Cosmo dopo quello che gli aveva fatto, e poteva solo farsene una ragione. A qualche metro dalla riva sentì improvvisamente qualcosa toccarle il piede sinistro. Si voltò colta di sorpresa, ma non trovò nulla. Poi successe la stessa cosa col piede destro. Questo le fece fare un sussulto. Cosa stava succedendo? Terrorizzata cominciò a nuotare verso la riva, ma improvvisamente qualcosa la afferrò per le caviglie e la trascinò sott'acqua. Pochi secondi dopo Angel riemerse cacciando un urlo di terrore. E, poco dopo, emerse anche Cosmo emerse d'avanti a lei che ridendo come un matto.

«Cosmo! Ma sei impazzito? Mi hai quasi fatto prendere un colpo».

«è la mia vendetta per essere stato intrappolato in quella rete». Rispose lui. «Ora siamo pari».

«Non direi». Rispose Angel. «Tu mi hai salvato la vita. Siamo ben lungi dall'essere pari».

Detto questo, schizzò scherzosamente Cosmo, lui fece lo stesso, e i due si divertirono come cuccioli a buttarsi addosso l'acqua l'un l'altro, ridendo e scherzando.

Dopo qualche minuto, Angel nuotò verso uno scoglio, appoggiandosi in esso, per poter riprendere fiato.

«Bella serata». Si rivolse a Cosmo.

«Già. Il mare è bellissimo durante il tramonto. Ma anche con la luna e le stelle è spettacolare». Si avvicinò quindi ad Angel. «Sei la prima creatura terrestre con cui parlo. A parte per la rete, mi sei molto simpatica».

«La cosa è reciproca». Rispose allegramente. Poi, senza alcun motivo specifico, decise di dargli confidenza. «Io amo il mare. Vengo ogni giorno in spiaggia. Mio padre teme che la mia diventi un'ossessione. E forse ha ragione».

«Allora hai una bella ossessione». Rispose lui.

«Già». Convenne Angel. «Possiamo rivederci ancora?» Gli chiese speranzosa.

A quella domanda, il muso di Cosmo si fece serio.

«Io non dovrei nemmeno essere qui». Rispose. «Ai cansirena è proibito avvicinarsi in spiaggia, e parlare ai terrestri lo è ancora di più».

«Ti prego» Insistette lei. «Voglio conoscerti meglio, e continuare a nuotare con te. Nessuno dei miei amici è rimasto a mollo con con me in mare così a lungo».

«Ti capisco. Nessuno dei miei amici mi ha mai accompagnato a vedere la terraferma». Quindi cominciò a riflettere.

Angel continuava a guardarlo speranzosa sperando che trovasse una soluzione. Non voleva proprio separarsi da lui. Specialmente così presto.

Improvvisamente il muso di Cosmo si illuminò. E lei capì che doveva aver avuto un'idea.

«Facciamo così. Vieni qui la prossima luna piena e ti farò una sorpresa». Le propose.

«Una sorpresa?» Chiese lei confusa.

«Esatto. Fidati di me. Ti piacerà. Ma non devi parlarne con nessuno. Non ho mai dato tanta fiducia a qualcuno come sto facendo con te in questo momento».

«Non temere. La mia bocca è cucita». Disse lei.

«Perfetto. Ci vediamo la prossima luna piena allora. Ciao». E, con un colpo di coda, scomparve nelle profondità del mare.

Angel, tornata sulla riva, si recò a casa e si mise a letto. Quella notte non riusciva a dormire. Era così emozionata. Aveva fatto amicizia con un vero cansirena, un essere mitologico del mare. Molto simpatico, poteva aggiungere. Non sapeva quale sorpresa volesse farle, ma sarebbe di certo stato qualcosa di bello. Quindi aspettare fino alla prossima luna piena sarebbe stato più che difficile. Ma doveva tenere duro, e avrebbe potuto giocare ancora con lui.

Edited by l.pallad - 7/7/2021, 18:02
 
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view post Posted on 8/7/2021, 06:37
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Capitolo 3



I giorni passavano ed Angel non aveva mai smesso di pensare a Cosmo neanche per un momento. Il cuore le batteva forte per l'emozione ed aveva serie difficoltà ad addormentarsi la notte, pensando al pensiero che la prossima luna piena lo avrebbe rivisto, ed avrebbe scoperto quale sorpresa avesse in mente per lei, sperando che non avesse in mente di farle qualche scherzo. E se, nonostante tutto, fosse stato ancora arrabbiato con lei per quando lo aveva preso con la rete? E se non si fosse fatto più vedere? E se le avesse mentito solo per rendersi più facili le cose ed allontanarla per sempre? Tutte quelle emozioni, pensieri, ed incertezze traboccavano in lei, e non riusciva nemmeno a nasconderle alla famiglia e agli amici, che le chiesero più volte durante la settimana se c'era qualcosa che non andava, ed in quei casi dovette sempre inventare delle scuse per liquidare l'argomento. Mentire ai suoi cari le faceva venire fastidiose fitte allo stomaco per il rimorso, ma le circostanze non le lasciarono scelta.

*



Arrivata la notte fatidica, Angel si era recata puntuale in spiaggia e si era messa seduta sulla riva ad aspettare l'arrivo del suo amico contemplando l'orizzonte. Il cuore le batteva forte, e respirava affannosamente per l'emozione. Ma, dopo qualche minuto, Cosmo non si era ancora fatto vivo, e la pastore tedesco cominciò seriamente a preoccuparsi.

«A quanto pare le mie preoccupazioni erano fondate. Non verrà. Mi ha mentito per allontanarmi facilmente.»

Toltasi il pareo, si tuffò in acqua, godendosi la sensazione rinfrescante di bagnato sul pelo. La gioia del nuotare riusciva sempre a farle dimenticare le sue ansie e preoccupazioni.
Arrivando allo scoglio dove lei e Cosmo si erano salutati l'altra volta, non fece in tempo a riprendere fiato che venne colpita da uno spruzzo d'acqua in piena faccia. Angel, mentre si puliva l'acqua dagli occhi, udì quella che era la risata di Cosmo. E infatti, quando li riaprì, se lo ritrovò d'avanti.

«Molto spiritoso. è questa la sorpresa che volevi farmi?»

«No». Rispose scherzosamente. «è il mio modo di salutarti terrestre».

«Mi chiamo Angel».

«Lo so, ma per me sarai sempre una terrestre».

Cosmo continuava a ridere e scherzare, anche se non con cattiveria, e questo fece scattare in lei il suo lato più scherzoso, malizioso e competitivo.

«Aspetta che ti metto le mani addosso e te la faccio pagare». Gli disse con divertimento, e con un sorriso malizioso.

Cominciarono quindi a giocare ad acchiapparella nell'acqua, ridendo e scherzando e spruzzandosi addosso l'acqua l'un l'altro, ma Angel riusciva a stargli dietro solo perché era lui che glielo permetteva. In acqua le sue zampe posteriori non potevano competere con quella coda di pesce, non importava quanto si impegnasse e ce la mettesse tutta. Ma, nonostante ciò, era comunque divertente passare del tempo con lui.
Dopo svariati minuti Angel aveva esaurito le sue energie, e si era seduta sullo scoglio a riprendere fiato.

«Se anche tu avessi una coda di pesce come me non avresti questi problemi in acqua».

«Magarì». Rispose con un sospiro. «Amo così tanto il mare che viverci è sempre stato il mio sogno». Poi aggiunse. «Ti invidio molto. Puoi rimanere in acqua ininterrottamente senza mai raggrinzirti. Non rischi di annegare. Puoi nuotare velocissimo senza sprecare troppe energie. Sarebbe bello poter essere come te». Concluse sospirando di nuovo.

In risposta a questo Cosmo alzò la coda, ed Angel, posando lo sguardo verso di lui, spalancò la bocca per la sorpresa. La coda di Cosmo stava brillando.

«Succede sempre nelle notti di luna piena». La anticipò lui. «E non fa solo questo».

«Davvero? Cos'altro può fare?» Chiese lei con una curiosità ed un'eccitazione sempre più crescenti.

«è per questo che ti ho chiesto di venire questa notte specifica». Rispose lui. «Per mostrartelo». Le prese quindi il muso con le zampe avvicinandolo al proprio in modo che potessero guardarsi dritti negli occhi. «Mi fido di te e so che non racconterai niente a nessuno di quello che sto per fare. Rispondi sinceramente a questa domanda prima. Vorresti vedere dove abito».

«Non immagini neanche quanto lo vorrei». Rispose con entusiasmo, completamente catturata dal suo sguardo dolce e sincero, nonostante fosse piuttosto confusa da quella domanda.

«Molto bene». Rispose Cosmo facendo roteare la coda e poggiandola sulle zampe posteriori di Angel.

Quel tocco le trasmise una strana sensazione, come se fosse stata colpita da una piccola scossa. Improvvisamente le gambe cominciarono a brillare, come la coda di Cosmo. E quel bagliore si sparse in tutto il corpo. Sentì poi come se le gambe si stessero appiccicando tra di loro, senza che riuscisse più a separarle.

«Cosa mi sta succedendo?» Pensò respirando affannosamente.

Ci fu poi un lampo luminoso dal suo corpo, che la luce scomparve. Angel, per la paura, aveva chiuso gli ochi e si era coperta il muso con le braccia. Quando capì che era tutto finito, abbassò le braccia e cominciò ad aprirli. Non era successo nulla di mortale per sua fortuna, ma si sentiva stranamente diversa. Non riusciva più a sentirsi la coda dietro il fondoschiena. Come se gliel'avessero tagliata. E non riusciva più a divaricare le gambe. Con il cuore che le batteva forte e ansimando ripetutamente, la pastore tedesco abbassò lentamente lo sguardo verso le zampe posteriori, con un'ansia sempre crescente. Ma non fu pronta per quello che vide. Le sue gambe non c'erano più, sostituite da una coda di pesce, simile a quella di Cosmo, ma con la differenza che quella non era turchese, ma rossa.
A quella vista Angel si sentì mancare il fiato, ed avvicinò la mano tremante per toccarla e vedere se era vera.

«Ma cosa mi hai fatto?» Chiese lei con il fiato in gola appena il senso del tatto le confermò che quella coda era vera.

«Tranquilla tranquilla». Cercò di rassicurarla Cosmo, mostrando evidente preoccupazione. «è solo una magia temporanea. Tra qualche ora tornerai normale. Noi cansirena possiamo fare piccoli incantesimi quando la luce di una luna piena illumina la nostra coda. Hai detto che ti piaceva il mare, e che avresti tanto voluto essere come me, così ho pensato di farti questa sorpresa. Darti la possibilità di sapere come ci si sente ad essere una cansirena, anche se temporaneamente. Ho forse sbagliato ad agire impulsivamente senza darti il giusto preavviso?» Cominciò a chiedere con un po' di tristezza, temendo di averla fatta arrabbiare.

Angel non riusciva a capacitàrsi di quello che le era successo. Quella che stava guardando ed accarezzando in quel momento non era una semplice coda di pesce, ma era la SUA coda di pesde. Apparteneva wa lei, solo a lei. Volendo provare alcune cose lentamente in acqua, chiuse gli occhi, e vi immerse la testa. Rimase a mollo qualche istante. Se quello che Cosmo le aveva detto era vero, allora poteva respirare sott'acqua. Ma osava davvero provarci, con il rischio di inghiottirne parecchia se si sbagliava? La prima cosa che fece fu di aprire gli occhi. Quando lo fece, spalancò la bocca e lanciò un gridolino di sorpresa.

«Non posso crederci. Sto vedendo perfettamente sott'acqua! è come se avessi una maschera da sub incorporata!» Appena pronunciate quelle parole si rese conto che aveva rilasciato tutto il fiato che aveva in corpo ma stava comunque respirando. «Allora è vero! Posso respirare sott'acqua». Acquisendo maggiore consapevolezza di quanto stava succedendo. «è incredibile! Sto parlando sott'acqua e riesco ad articolare perfettamente ogni parola, e a sentirla perfettamente!» Sorrise a denti stretti piena di entusiasmo. «Dietro il palazzo c’è un povero cane pazzo. date un pezzo di pane al povero pazzo cane». E rise con tutto il fiato che aveva in corpo.

Non riuscendo più a tenere a freno le sue emozioni, si immerse completamente andando in profondità.
Cosmo rimase ad aspettare preoccupato da quello che sarebbe potuto succedere. Improvvisamente Angel emerse con uno slancio facendo un balzo in aria di due metri, per poi rituffarsi di testa in acqua. Continuò a farlo come un vero delfino.

«Sono una cansirena! Una cansirena!» Continuava a ripetere senza tenere sotto controllo la sua gioia e il suo entusiasmo.

Cosmo le diede il tempo di sfogarsi, sollevato che alla fine le piacesse, dopodiché le si avvicinò e le disse, dopo essersi messo d'avanti a lei al suo ennesimo tuffo, in modo che non potesse evitare di vederlo:

«Va bene. Ora calmati. Ora hai una coda anche tu, ma devi imparare ad usarla. Hai già capito come andare avanti e come saltare. Ma devi anche imparare a regolare la velocità, a girare, curvare, e cose così. In questo modo non dovrai sbattere addosso a qualcosa o a qualcuno».

«Va bene». Rispose Angel ancora inebriata dalla cosa. «Insegnami il prima possibile come fare. Voglio cominciare a godermi questa esperienza il prima possibile».

Cosmo in risposta annuì e cominciarono subito le lezioni.

*



Ci volle un po' di tempo, e Angel inizialmente fu goffa nei suoi primi tentativi di fare qualcosa di più complesso del nuotare in avanti. Ma, con il giusto impegno, e la sua determinazione, ed imitando i movimenti del suo maestro, riuscì ad imparare finalmente le basi su come usare la sua nuova coda.

«Ce l'ha fatta». Le disse lui con orgoglio quando lei riuscì ad eseguire delle curve perfette e a cambiare direzione in ogni modo possibile. «Hai un talento innato per essee una principiante».

«Grazie». Rispose lei lusingata. «Anche tu te la cavi come insegnante».

«Bene». Le rispose tendendole la mano. «Ora vieni con me. Ti avevo promesso che ti avrei fatto vedere casa mia, e manterrò la parola data».

Lei in risposta prese la sua mano, ed entrambi si immersero nelle profondità del mare.
Mentre Cosmo guidava Angel sempre più in profondità, portandola alla sua dimora, lei, durante il tragitto, non smetteva di guardarsi intorno, godendosi ogni istante di quel paesaggio marino. I pesci che nuovavano, le alghe che danzavano, i coralli che decoravano l'ambiente. Non poteva proprio crederci. In quel momento stava vedendo di più sul mare di quanto ne avesse visto in tutta la sua vita.

«Se non mi fossi trasformata tutto questo non sarebbe mai stato possibile» Commentò con il cuore colmo di gioia.

Dopo svariati minuti, alla fine la pastore tedesco cominciò ad intravedere qualcosa e, avvicinandosi di più, ebbe conferma di quello che il suo cuore aveva già capito. Quel qualcosa che aveva visto era la città di Canatlantide. Era un grande palazzo tutto viola, decorato di conchiglie, circondato da case più piccole, alcune di roccia, e altre di corallo.

«Quella è casa tua?» Chiese lei, mentre si avvicinavano sempre di più.

«Sì».

«è bellissima!» Disse senza tenere più sotto controllo la sua gioia e il suo entusiasmo. «Già a vederla così lontano avrei una gran voglia di visitarla». Non poteva credere che quella città fosse proprio d'avanti a lei, e che per di più fosse anche nei pressi di Terramare.

«Lieto che ti piaccia» Rispose Cosmo fermando entrambi. «Ma per oggi rimarrenmo all'esterno della città. Le prossime volte te la farò vedere. Lo prometto».

Angel rimase un po' delusa dalla cosa, ma accettò. Dopotutto, già il fatto che era riuscita a vederla da lontano era più di quanto potesse sperare. Poi volle chiarire un dettaglio.

«Quando dici la prossima volta, intendi diire che potrai trasformarmi in cansirena anche altre volte?»

«Ma certo». Rispose lui. «Quando il tempo di questa trasformazione sarà scaduto non potrò ritrasformarti subito subito per il resto della nottata. Ma ogni notte di luna piena potrò sempre ritrasformarti temporaneamente. Non è uno di quegli incantesimi che funzionano solo una volta nella vita. Sempre che tu lo vorrò ancora».

«Stai scherzando? Certo che lo vorrò ancora». Rispose lei con gli occhi illuminati.

Chiarito questo, Cosmo la portò nei luoghi che visitava di solito, come la barriera corallina del posto, o i luoghi dove si radunavano le varie specie differenti di pesci. Ad Angel gli si sciolse il cuore, per i meravigliosi spettacoli che la natura marina poteva offrirle. Alla fine arrivarono ad un parco marino collegato alla citta, anche se in quel momento era deserto. Era un posto con uno stadio sportivo, e varie alghe e coralli che lo decoravano.

«Questo è il parco dove io e i miei amici andiamo di solito a giocare sempre. Fin da quando eravamo cuccioli. Anche se ora siamo cresciuti, qualche volta torniamoi ancora a passarci il tempo. è una nostra tradizione personale che non abbiamo mai abbandonato».

«Mi piacerebbe molto incontrarli». Disse Angel completamente estasiata dal posto.

«Va bene, ma non stasera». Rispose Cosmo «è la tua prima notte da cansirena. Devi finire di abituarti alla tua nuova coda e poi imparare ad orientarti e a conoscere bene la zona. Quando sari pronta, te li presenterò».

«Allora spero di esserlo il prima possibile».

«Ricorda comunque che le magie di noi cansirena sono temporanee. Ora ti rimangono solo due ore. Ogni volta che verrai qui dovrai sempre tenere a mente il tempo che passa. Perché se ti ritrasformi mentre sei ancora qui sotto, rischieresti di affogare».

«Tranquillo. Starò attenta». Lo rassicurò.

Chiariti su questo, Cosmo le fece proseguire la gita, in modo da mostrarle altre cose.

*



Quando si resero conto che il tempo stava per scadere, dovettero tornare subito in superficie. Riemersero appena in tempo, ed ebbero la possibilità di posizionarsi sullo scoglio, quando Angel vide la sua coda illuminarsi per poi ridividersi di nuovo in due zampe posteriori. Era appena accaduto che, lei cominciò subito a rabbrividire, imparando quindi che i cansirena sono più resistent al freddo, cosa a cui non aveva fatto caso all'inizio, troppo presa com'era dal divertirsi. E le ci volle qualche momento per riabituarsi alla sua vecchia forma

«è stata la sorpresa più meravigliosa che avresti potuto farmi. Grazie».

«Non c'è di che. Anche se non te lo meritavi, dopo quello scherzo della rete». Lei si scusò di nuovo, ma lui proseguì. «Non temere, stavo scherzando. Non pensarci più. E poi, ad essere onesti, è stata colpa mia se ci sono finito dentro, per colpa di una mia distrazione. Anch'io avrei preferito parlarti per la prima volta in un modo diverso da quello».

«Non sapevo in che altro modo incontrarti, lo sai. Tu scappavi sempre ogni volta che ti intravedevo, e non mi è venuto in mente altro».

«Lo facevo perché a noi caansirena è vietato interagire con i terrestri, ma io sono sempre stato incuriosito dal tuo mondo. Così mi sono avvicinato alla riva più volte di nascosto per poterlo spiare. Mi ricordo sopratutto quella volta che ti vidi anni fa. Stavi pulendo il mare dai rifiuti dei tuoi simili, e questo mi fece intuire che eri diversa, speciale».

«Quindi eri davvero tu quella volta?» Chiese lei, felice di avere quella conferma che il suo cuore già sapeva.

«Già. Sono scappato anche allora, nonostante volessi conoscerti, perché era pur sempre proibito quello che stavo facendo. Ho fatto sempre attenzione, anche se qualche volta finisco col farmi beccare, specialmente da te. Con tutto il tempo che hai passato in spiaggia, alla fine sei riuscita a vedermi».

«Volevo solo incontrarti per poterti conoscere».

«Anch'io. In tutti questi anni non ho fatto altro che osservarti, ogni volta che potevo. Ma non ho mai potuto farmi avanti, anche se avrei voluto».

«Spione». Scherzò lei ridacchiando e spruzzandogli addosso un po' d'acqua. «Ma adesso stai parlando con me. Non hai paura di quello che potrebbe succederti?»

«Avrei più paura se tu non tornassi in spiaggia». Rispose. «Quando hai rischiato di affogare in quella tempesta mi hai fatto prendere un bello spavento».

«Già. Anche a me capita di essere distratta».

I due fecero una fragorosa risata, per minimizzare quel terribile disastro. Poi si resero conto di quanto si era fatto tardi.

«Ora devo andare». Le disse Cosmo. «Tornerai la prossima luna piena?»

«Nulla mi impedirebbe di tornare». Rispose Angel. «Amo il mare e, grazie a te, ora potrò starci più tempo del solito. E adesso mi piace anche parlare con te». Concluse con entusiasmo.

Cosmo le si avvicinò e le disse accarezzandola. «Quella notte la distrazione che mi ha fatto finire nella rete sei tu. Ero troppo preso dal guardarti per accorgermi di tutto il resto. Sei la creatura terrestre più speciale e stupenda che abbia mai incontrato prima d'ora, e l'unica con il quale ho stretto un vero legame. Sono così felice di averti conosciuto». E le diede un bacio.

Angel sentì il cuore esploderle dal petto per l'emozione e per il sentimento che stava provando in quel momento. Non aveva mai provato qualcosa di simile in tutta la sua vita.

«Alla prossima mia dolcissima Angel. Buona notte». Le disse Cosmo dopo che il bacio fu finito.

«Buonanotte e alla prossima luna piena». Rispose lei dopo essere rimasta senza fiato ed imbambolata per qualche momento.

Dopo che Cosmo se ne fu andato, lei tornò a nuoto verso la spiaggia, si diede una sgrullata per togliersi l'acqua dal pelo, e poi si sedette continuando a riflettere su tutto quello che era successo e su quel bacio.

«Non posso crederci». Disse tra sé e sé «Un cansirena mi ha baciata. Sono stata baciata da una creatura mitologica e leggendaria. è stato fantastico». Non molti terrestri infatti potevano dire una cosa del genere. Ammesso che fosse successo anche ad altri. «Non posso negarlo. Forse mi sto innamorando di lui. è così dolce, simpatico, un po' tropo spiritoso, ma anche così premuroso e buono. Non ho mai conosciuto qualcuno così prima d'ora». Nel dire quelle cose si era completamente persa.

Ripresasi, prese il suo pareo e tornò a casa, preoccupata di come poteva finire nei guai, se i suoi l'avessero vista fuori ad un'ora così tarda. Infatti, una volta arrivata, si mosse lentamente e di soppiatto per evitare di farsi scoprire. Non voleva finire nei guai dopo un'esperienza così fantastica. E di certo, se l'avessero scoperta, avrebbero potuto sommergerla di domande del perché fosse rimasta fuori fino a tardi, ed avrebbe dovuto di nuovo inventare una scusa per tutto, cosa che preferiva evitare.
Arrivata in bagno, si fece una doccia, per togliersi tutto il sale dal pelo, e poi si mise la camicia da notte e andò letto, avendo serie difficoltà ad addormentarsi, per via della felicità che provava per l'esperienza vissuta. Era stato tutto così bello, e lei non vedeva l'ora che ci fosse di nuovo la luna piena per potersi trasformare e tornare di nuovo nelle profondità del mare. Sorrise a questa prospettiva, unita al pensiero di rivedere Cosmo. Ormai lui stava entrando sempre di più nel suo cuore, e non pensava che avrebbe voluto farlo uscire. Né da lì né dalla sua vita.

Edited by l.pallad - 13/2/2023, 10:56
 
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view post Posted on 8/7/2021, 12:00
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Capitolo 4



Il legame tra Angel e Cosmo diventava sempre più forte col passare del tempo. Per un anno Angel si era presentata puntuale in ogni notte di luna piena per andare con lui nelle profondità del mare. Anche se avevano cominciato a vedersi anche di giorno, a largo, con Angel che come scusa diceva sempre di andare a fare dei giretti in barca per conto suo, dopo essersi riguadagnata la fiducia di suo padre, ed avergli promesso che avrebbe evitato le tempeste questa volta.
Le prime volte, quando veniva con lui nelle profondità del mare, la pastore tedesco aveva continuato a farsi istruire dal cansirena per imparare ad usare al meglio la sua nuova coda, ed ogni volta diventava più brava della precedente. Riusciva a fare movimenti di nuoto sempre più complessi, tra cui piroette, capriole, e giravolte, e slalom tra le rocce. E, nel frattempo, imparava anche ad orientarsi da quelle parti, in modo che non rischiasse di perdersi, nel caso Cosmo l'avesse lasciata momentaneamente sola.

*



Durante una delle sue visite, Cosmo le disse che era pronta e che poteva presentarla ai suoi amici. Lei ovviamente non vedeva l'ora di conoscerli. Così organizzò un incontro tra di loro.
Lei rimase ad aspettare al parco marino con il cuore che le batteva forte per l'emozione.

«Chissà come sono? Non vedo l'ora di conoscerli. Spero che riusciremo ad andare d'accordo. Oh, voglio davvero stringere amicizia con altri cansirena».

Per sua fortuna non dovette aspettare troppo. Cosmo Arrivò alla buon ora accompagnato dai suoi amici. Una Border Collie dalla coda d'argento, un Epagneul Breton dalla coda d'oro, una Boxer dalla coda verde alga, e un Whippet dalla coda viola. Non ci aveva ancora parlato, ma poteva capire ad occhio chi era maschio e chi era femmina dal fatto che le femmine indossavano il reggiseno a conchiglia sul seno.

«Ragazzi, eccola qua. Quella è Angel».

Tutti i cansirena la salutarono gentilmente, con lei che fece lo stesso con grande esuberanza. Era così contenta di conoscerli. Ognuno le si avvicinò per stringerle la zampa e presentarsi.

«Piacere. Mi chiamo Luna». Disse la Border Collie.

«Io sono Lucky». Le disse l'Epagneul Breton

«Io mi chiamo Margot» le disse la Boxer.

«Enchanté. Mi chiamo Ettore». Concluse il Whippet.

«Piacere a tutti voi». Rispose Angel tenendo a freno il suo entusiasmo. Non poteva sembrare troppo esaltata.

«E così sei tu la nuova amica che stavi frequentando ultimamente durante le notti di luna piena».

«Sì sono proprio io».

«E da dove verresti per la precisione?»

«Oh, beh, la mia famiglia fa vita ritirata. Non vogliono che dicano da dove vengo perché così possono stare tranquilli per conto loro. Io invece volevo vedere un po' il mondo esterno, e così eccomi qui». Rispose un po' con imbarazzo.

Come lei e Cosmo si erano messi d'accordo, non potevano rivelare neanche a loro il fatto che lei fosse una terrestre. Anche nel caso avessero mantenuto il segreto, sarebbero finiti nei guai anche loro se la verità fosse comunque venuta a galla. Angel detestava dover mentire. Così non avrebbe mai saputo se l'avrebbero accettata e l'avrebbero voluta comunque come amica, sapendo la verità. Per fortuna accettarono questa versione e non fecero domande più approfondite.

«Vuoi venire con noi?» Le chiese Ettore «Oggi c'è la fiera marina a Canatlantide. Magari potremmo prenderci qualcosa».

«Se lo voglio? Certo che sì». Rispose con entusiasmo. Finalmente poteva entrare a Canatlantide, anche se non poteva vedere il palazzo reale non importava. Finalmente avrebbe avuto un assaggio della civiltà delle cansirene!

Il gruppo nuotò nella città, ed Angel fu talmente sopraffatta dalla gioia che perse ogni controllo. Anche la più piccola cosa per lei era una novità fantastica. Le case di roccia e/o corallo, le bancarelle che vendevano perle, conchiglie, gioielli di corallo o qualunque altra meraviglia del mare. Le giostre fatte in stile marino. C'erano perfino delle feste da ballo, ed Angel fu molto sorpresa che riuscivano a fare anche la musica sott'acqua. Ma non volle perdere tempo a pensarci troppo e si scatenò nelle danze dei cansirena, che per fortuna non richiedevano i piedi. Era del tutto fuori controllo, e sembrava che il cuore stesse per schizzarle fuori dal petto.

«Wow. Non mi aspettavo che si sorprendesse e si lasciasse trascinare per così poco. è solo una festa come un'altra». Aveva commentato Luna con sua enorme sorpresa.

Ma l'allegria e l'entusiasmo di Angel furono contagiose e si unirono al divertimento anche loro. Quella fu per Angel la notte più straordinaria della sua vita.
Fortunatamente la fiera era finita prima che il tempo di Angel si esaurisse. E così poté semplicemente andarsene normalmente, e salutare tutti amichevolmente senza apparire sospetta o far intendere che nascondesse qualcosa.

*



La notte di luna piena successiva fu il momento di conoscere i Genitori di Cosmo, Dylan e Doris. Quest'ultimo aveva provveduto ad avvertirli e quindi non sarebbe stata una visita senza preavviso.
Una volta arrivata alla loro casa di rocce e corallo, il cuore di Angel continuava a batterle forte. Sperava davvero che tutto andasse bene e di fare una buona impressione. Anche con loro si erano messi daccordo nel non dire la verità. Quindi dovevano fare attenzione a cosa sarebbe successo.
Fu la madre di Cosmo ad aprire la porta. Una cansirena Husky con la coda viola.

«Cosmo, sei arrivato finalmente». Poi lo sguardo passò ad Angel. «Tu devi essere Angel. Cosmo ci ha parlato tanto di te. A prima vista sembri decisamente una cansirena per bene».

«Grazie». Rispose Angel arrossendo lusingata.

La madre di Cosmo li invitò ad entrare, e lì ci fu anche il padre, Dylan, un Husky con la coda verde, che la salutò gentilmente.

«Ed ecco qui la famosa Angel. Benvenuta nella nostra umile dimora».

Angel strinse emozionata la zampa di Dylan quando gliela tese. Non riusciva a tenere sotto controllo il suo stato d'animo.

«C'è qualcosa che non va?» Chiese lui confuso.

«No. è che sono solo molto emozionata di poter parlare con tutti quanti voi. Perché significa che sto finalmente entrando a far parte della vita di Cosmo».

Quelle parole fecero sorridere Dylan, ed Angel tirò un sospiro di sollievo nel sapere che stava facendo anche a loro una buona impressione. Rimase insieme a loro a chiacchierare e a guardare immagini di Cosmo quando era cucciolo, con imbarazzo di quest'ultimo. Quando chiesero ad Angel di parlare un po' di se, lei dovette mentire su cosa era e usare la storia che lei e Cosmo avevano deciso sul fatto che i genitori di Angel facevano vita ritirata, ma che lei aveva deciso di esplorare il mondo marino esterno.

«E ti piace tutto quello che stai scoprendo?» Le aveva chiesto Doris.

«Non lo immagina nemmeno fino a che punto». Rispose con totale ed assoluta sincerità, almeno su questo.

Le offrirono perfino una bella cenetta a base di alghe e plancton. E al primo assaggio, Angel andò in estasi per il sapore. Non sapeva se anche il suo palato si fosse trasformato adattandosi a nuovi gusti o se le sarebbe piaciuto in ogni caso. Ma non le importava. E Doris fu felice che apprezzasse i suoi manicaretti.
Alla fine anche quella serata procedette alla grande e senza sospetti. Ed Angel riuscì a farsi accogliere come una di famiglia, e quando fu il momento di andare, le dissero che poteva tornare a trovarli quando voleva.

*



Una delle volte in cui si incontrarono di giorno, con Angel che era in barca e lui che girava intorno ad essa a nuoto. La pastore tedesco aveva commentato:

«Lo sai, una volta mi piacerebbe che fossi tu a venire sulla terra con me».

«Perché?» Chiese lui confuso. «Stai cominciando a stufarti delle nostre avventure marine insieme?»

«Scherzi? Il tempo che ho trascorso con te ha solo cementificato il mio amore per il mare, ed ha accresciuto il mio desiderio di rimanerci il più tempo possibile».

«Perché questa richiesta allora?»

«Beh, tu mi hai presentato alla tua famiglia, e vorrei anch'io presentarti alla mia». Spiegò Angel «Ho praticamente imparato tutto di te e del tuo mondo. Per questo vorrei mostrarti il mio. Quindi dimmi, esiste un modo per permetterti di muoverti sulla terra ferma?»

Cosmo ci pensò, mentre lei attendeva incuriosita la sua risposta.

«Esiste un modo». Disse alla fine.

«Davvero?» Chiese lei speranzosa.

«Certo». Rispose lui. «E siamo anche fortunati. Il momento giusto sta per arrivare». Poi continuò. «Non posso trasformare me stesso nello stesso modo in cui trasformo te, posso diventare momentaneamente un terrestre».

«Come?»

«Tu aspetta la notte in cui la luna piena sarà al suo perigeo e te lo mostrerò». Rispose lui.

Angel, capendo che voleva farle una sorpresa, accettò il suo silenzio.

*



La notte stabilita Angel si era presentata puntuale al luogo dell'appuntamento, portando con sé uno zaino.

«Sei venuto allora». Disse lei felicemente.

«Ovvio. Non avrei mai potuto mancare». Rispose lui.

Volendo arrivare dritto al sodo, tirò fuori la coda dall'acqua, che brillava più del solito quella notte. La agitò, ed essa si illuminò ed in un lampo di luce si divise in due zampe posteriori ed una coda più canina.

«Anche se io posso trasformare te come se fosse una cosa da niente, noi cansirena non possiamo trasformare noi stessi in qualcos'altro durante le normali notti di luna piena». Spiegò Cosmo. «Per alterare, anche se momentaneamente, la nostra natura, dobbiamo sempre aspettare il perigeo, dove le nostre magie sono ancora più potenti. Ma, anche così, questo incantesimo funziona solo una volta l'anno. Perché non possiamo alterare la nostra natura magica più di tanto». Detto questo, tentò di alzarsi ma, appena fu in piedi, barcollò e cadde.

Angel corse subito ad aiutarlo, capendo che questa doveva essere la prima volta che faceva qualcosa del genere.

«Se io ho imparato a nuotare come te, tu puoi imparare a camminare come me». Gli disse dolcemente per rincuorarlo.

Dopo averlo aiutato a rialzarsi ed avendogli fatto capire come fare i primi passi, Angel tirò fuori dallo zaino dei pantaloni, delle scarpe, ed una maglietta, aiutandolo a vestirsi. Quegli indumenti se li era fatti prestare da un suo amico, promettendo che glieli avrebbe ridati al più presto.

*



Ci volle un ora prima che Cosmo imparasse a camminare e correre abbastanza bene. Un'ora piuttosto stancante, ma finalmente ce la fece.
Angel lo portò quindi a visitare Terramare. La città aveva varie costruzioni quadrate, con tetti rossi. Alcune case erano vicine al mare, ed altre invece più indietro sulla terraferma. Angel lo portò a visitare alcuni dei posti che frequentava di solito, tra cui la sua gelateria preferita. E lì Cosmo imparò due cose: il sapore di un buon gelato, e cosa succede quando ti si congela il cervello.
Andarono poi a visitareil parco di terramare, mentre Angel gli parlava ancora del suo mondo e come funzionava.
Cosmo ascoltava con gioia e trepidazione ogni cosa.

«Sai». Disse lui «Il tuo mondo è davvero interessante. Sto cominciando a considerare l'idea di rimanere per semp...» Ma non riuscì a finire la frase che vide qualcosa che catturò la sua attenzione.

C'erano dei Doberman, che stavano prendendo prendendo brutalmente a calci un Beagle, che se ne stava rannicchiato per terra, incapace di difendersi. Angel non fece in tempo a fermarlo che Cosmo corse subito verso di loro.

«Ehi voi, lasciatelo stare!» Gli intimò con rabbia.

I Doberman si voltarono verso di lui e lo guardarono con indifferenza.

«Fatti gli affari tuoi se non vuoi prenderle anche tu». Lo derise quello che sembrava essere il capo.

«Ho detto basta. Altrimenti ve la farò pagare cara».

«Ah, è così? Prendetelo!» Ordinò il capo, prima di cominciare a corrergli contro assieme al resto dei teppisti.

Angel istintivamente afferrò la zampa di Cosmo e gli urlò «SCAPPIAMO».

I due cani corsero con tutto il fiato che avevano in corpo, ma i teppisti continuavano a stargli dietro. Angel per fortuna, conoscendo bene il parco, trascinò Cosmo a slalom e fece in modo che i bulli li persero momentaneamente di vista, poi lo convinse a salire su di un albero con lei. Una volta sulla cima, rimasero a guardare i teppisti che arrivarono, li cercarono, ma per fortuna non guardarono in alto. Quando se ne furono andati, Angel era ancora preoccupata all'idea di scendere dall'albero, nel caso non fossero abbastanza lontani.

«Ma che ti è preso? Lo capisci che quelli potevano farti male sul serio?»

«Scusami». Rispose Cosmo. «è che non ci ho più visto alla vista di una simile crudeltà. Non sopporto queste cose. A Canatlantide un comportamento simile è inammissibile. Non ho mai visto così tanta cattiveria in tutta la mia vita».

«Mi dispiace. è che purtroppo alcuni in questo mondo sono così».

«Disgustoso. Come puoi sopportare una cosa simile?»

«Non lo so». Ammise tristemente lei. «Comunque vieni. Andiamo a casa. Ormai dovrebbero essersene andati».

Detto questo, cominciò a scendere dall'albero.

*



Arrivare a casa di Angel fu un sollievo per entrambi. Durante il viaggio avevano dovuto prendere le la strada secondaria e più affollata per evitare di reincontrare quei Doberman. Ma, adesso che erano arrivati a casa di Angel, erano finalmente al sicuro.

«Bella casa». Commentò l'Husky.

«Grazie» Rispose la Pastore Tedesco. «Vieni. Ti offro una limonata». Aggiunse mentre lo faceva entrare.

«Cos'è?» Chiese incuriosito.

«Una bibita dissetante e gustosa». Rispose lei.

Angel quindi fece accomodare Cosmo su una sedia del tavolo e preparò due bicchieri e cominciò a versare la limonata.

«Ah, ecco perché fai sempre tardi quasi tutte le notti signorina».

Ad Angel prese un colpo per la sorpresa. Quella era la voce di suo padre! Voltandosi lo vide come stava scrutando il suo amico con sospetto. Credeva stesse dormendo ma, si era decisamente sbagliata. Questa non ci voleva.

«Papà, posso spiegare...» Cercò di dirgli in preda al panico.

«Non serve». Rispose suo padre. «Ma avresti dovuto dire tutto a me e a tua madre».

«Mi dispiace». Rispose lei. «è che volevo farvi una sorpresa. Vi avrei detto tutto al momento giusto».

«Comunque,» disse Argo avvicinandosi a Cosmo. «Tu chi saresti?»

«Mi chiamo Cosmo». Rispose educatamente quest'ultimo. «Molto piacere di conoscerla, signore». Concluse stringendogli la zampa.

Argo sorrise compiaciuto.

«Sei educato a quanto vedo. Questo è un buon inizio. Mi chiamo Argo, felice anch'io di conoscerti».

In quel momento entrarono anche Gaya e Meredith in cucina. Anche loro sorprese dalla presenza di Cosmo. E toccò ad Angel spiegare loro ogni cosa. La madre di Angel fu molto felice di conoscere Cosmo, mentre Meredith fu incuriosita ed entusiasta di parlargli.
Le cose si misero bene e Angel poté presentarlo come uno straniero che si era appena trasferito da quelle parti. Risero e parlarono tutto il tempo, bevvero della limonata, e questa volta fu Cosmo a vedere le foto di Angel quando era ancora cucciola. Tutto procedeva alla grande. Anche Cosmo aveva preso confidenza con la famiglia di Angel come lei aveva fatto con la propria.
Improvvisamente, ci fu un leggero bagliore di luce da sotto i pantaloni, anche se nessuno, a parte Angel, ci aveva fatto caso più di tanto ma lei aveva capito cosa stava per succedere.

«Beh, si è fatto tardi. Devo riaccompagnare Cosmo a casa». Disse in fretta e furia.

«Se vuoi lo accompagno io. Devi solo dirmi dove abita». Propose suo padre.

«No no. Faccio da sola. Posso cavarmela». Si sbrigò a far alzare Cosmo e a spintonarlo fuori di casa. «Beh, io e lui andiamo. Torno il prima possibile. Ciao». Disse frettolosamente mentre usciva in tutta fretta e furia.

«Buona notte, e torna presto a trovarci». Udì la Pastore Tedesco da sua madre mentre entrambi correvano verso il mare.

*



I due erano appena riusciti ad entrare in acqua, che le zampe posteriori di Cosmo tornarono ad essere una coda, rompendo i pantaloni che indossava.
Entrambi tirarono un sospiro di sollievo. C'era mancato davvero poco. Dopodiché i due scoppiarono in una fragorosa risata. Angel avrebbe dovuto dare spiegazioni sul perché i pantaloni si erano strappati, ma non ci badava in quel momento.
Dopo essersi tolto anche la maglietta, Cosmo si apprestò ad andarsene.

«Senti, io e i miei amici la prossima luna piena faremo un gioco delle nostre parti. Vuoi partecipare anche tu?» Volle chiedere prima di andarsene.

«Volentieri. Che possa giocare o anche solo guardare per me è lo stesso». Rispose lei incuriosita.

«Già». Ridacchiò Cosmo. «è meglio che prima impari come si fa».

«Già. Pensi che possa fare la figura della pazza come nel nostro primo incontro?»

«No. Non temere. è vero che hanno pensato che fossi strana, ma in modo simpatico. Le sei piaciuta eccome. Quindi stiamo con i miei amici al prossima volta?».

«Volentieri». Rispose lei.

A quelle parole Cosmo diede un bacio ad Angel, la salutò e poi sparì in mare.
Una volta tornato a casa la Pastore Tedesco trovò la sua famiglia ancora sveglia ad aspettarla in cucina.

«Perché non ci hai parlato subito di lui?» Chiese sua madre

«Ve l'ho detto. Aspettavo il momento giusto. Volevo prima sapere se era apposto».

«Saggio da parte tua». Sorrise suo padre. «Devo dire che in effetti è carino il tuo nuovo fidanzato».

«Fidanzato?! No non è il mio fidanzato. Siamo solo amici». Disse Angel con imbarazzo.

Sapeva che in di provare qualcosa per lui, ma dopotutto non sapeva se una loro relazione potese funzionare, o se era meglio che rimanessero solo amici.

Argo le fece l'occhiolino. «è così che si comincia. Ma dimmi, vi date appuntamento sempre al mare?»

«Perché?»

«Perché torni sempre a casa con i vestiti sporchi di alghe».

«Beh, ogni tanto nuotiamo insieme, ma restiamo sempre vicini alla riva. Niente di che».

«Ok. Ma state attenti. Il mare può diventare pericoloso se non fai attenzione. Specialmente di notte».

«D'accordo». Rispose Angel mascherando tristezza per il fatto che neanche adesso poteva dire loro la verità.

«Su, andiamo a dormire adesso. è tardi». Le disse il padre dolcemente.

Si diedero tutti la buonanotte e poi andarono tutti a letto.

*



La luna piena successiva Angel si era recata abbastanza in fretta in spiaggia e Cosmo, una volta arrivato, non aveva perso tempo a trasformarla per poi condurla verso il luogo dove avrebbero giocato con i loro amici.
Durante il tragitto, Angel vide un grosso Cansirena San Bernando con un tridente, la corona, in una carrrozza in stile cansirena, trascinata da delfini, e scortato da dei Rottweiler con lance ed armature.

«Cosmo? Quello chi è?»

«Quello è il re di Canatlantide».

«Davvero?»

«Certo. So che può essere burbero e severo, ma è un ottimo sovrano».

«Capito». Rispose lei annuendo.

Non sapeva se avrebbe mai avuto la possibilità di conoscerlo. La politica non era mai stata il suo forte. Ma chissà, forse un giorno si sarebbero incontrati.
Passato il momento, arrivarono finalmente nel luogo di incontro dei suoi amici. E lì, dopo i saluti, le spiegarono le regole del gioco. Esso si chiamava conchiglia in buca, e bisognava far cadere la conchiglia del gioco usando solo la coda, ma non bisognava mai toccarla con le mani. Solo con la coda. E sempre con la coda si poteva passare la conchiglia ai propri compagni di squadra.

«Sembra facile una volta capito come fare. è praticamente come una partita di calcio.». Pensò Angel emozionata.

La partità inziò subito. Fecero un tre contro tre. Angel, Luna e Margot, contro Cosmo, Lucky e Ettore. Angel ovviamente ebbe qualche difficoltà all'inizio, ma poi, abituandosi alla situazione, finalmente poté giocare alla grande. La partita durò a lungo, con loro che si riposavano tra un tempo e l'altro. E quando finì, ne fecero subito un'altra. E, finita quella, un'altra ancora. Ognuno era bravo a modo suo, e Angel si sentiva in quel momento parte del gruppo. Durante l'ennesima partita, Angel aveva la conchiglia in coda e stava per segnare un'altro punto quando improvvisamente venne colta da un malore e bloccò l'azione. Dei brividi di freddo le pervasero tutto il corpo e non riusciva più a respirare come prima.

«Che mi sta succedendo?» Si chiese con il cuore colmo di paura.

«Angel, ti senti bene?» Chiese Luna perplessa.

Non aveva fatto in tempo a finire quella frase che, in un lampo di luce, Angel si ritrasformò nuovamente in una terrestre. Tutti sussultarono a quella vista, e Cosmo, si lasciò prendere dal panico e, con gran rapidità, afferrò Angel al vuoto e cominciò a nuotare in superficie.
Capendo che non ce l'avrebbe fatta prima che fossero riemersi, il cansirena le diede un bacio per trasmetterle ossigeno.
Angel sentì nuovamente l'aria tornarle ai polmoni, e cominciò a riprendere i sensi. Quel bacio fu così lungo e bello. Nonostante avrebbe dovuto avere paura per quanto stava rischiando, non pensava altro che a godersi la situazione. Era così dolce, gentile, e poteva sentire in esso quanto lui tenesse a lei. Non era come se con quel bacio le stesse semplicemente salvando la vita, ma era come se esso la facesse sentire viva.
Arrivati in superficie, Angel poté respirare da sola e fece qualche colpo di tosse per riprendere fiato, mentre Cosmo la trascinava a riva. Una volta arrivati in spiaggia, Cosmo si accasciò sulla riva, ansimando per la fatica e per lo spavento presosi. Anche Angel, una volta ricordatasi che aveva appena rischiato di annegare, quasi svenne per lo spavento.

«Scusami Angel». Le disse Cosmo pieno di rimorso. «Come ho fatto a dimenticarmi di tenere d'occhio il tempo?»

«No. è stata colpa mia». Rispose Angel con un velo di tristezza. «Mi stavo divertendo così tanto che mi sono dimenticata che la mia trasformazione in cansirena era solo temporanea».

«L'importante è che tu stia bene. Ma ora tutti ti hanno vista e temo che potremmo essere entrambi nei guai. è meglio che vada a parlare con loro prima che succeda qualcosa di irreparabile».

«Va bene. Buonanotte». Rispose dolcemente Angel.

Cosmo le diede una carezza amorevole e si tuffò in acqua. Angel si rialzò barcollante ancora scossa per aver sfiorato la morte per la seconda volta. Si era divertita così tanto sott'acqua tra i cansirena che aveva dimenticato di non essere davvero una di loro, per quanto ardentemente desiderasse esserlo. Quello che era accaduto era decisamente un modo brutale per ricordarle che non apparteneva a quel mondo, e che quella coda di pesce non era davvero sua, ma era solo una coda in prestito, che non le apparteneva veramente. Sospirando perla delusione, tornò a casa sperando che una buona notte di sonno l'avrebbe fatta riprendere dallo spavento.

*



La nuova notte di luna piena Angel era già tornata in spiaggia ad aspettare Cosmo. Nei giorni successivi si era fatta forza ed aveva nascosto la sua agitazione alla famiglia. Ma almeno ora poteva di nuovo parlare con Cosmo per sentirsi meglio.
Quest'ultimo arrivò un po' in ritardo.

«Cosmo. Finalmente sei arrivato. Cominciavo a preoccuparmi». Poi si accorse di un'espressione di pura tristezza sul suo muso. «C'è quacosa che non va?» Chiese temendo la risposta.

«Angel». Disse lui con tono serio. «Ho provato a spiegare ai miei amici perché ho infranto le regole ed ho portato una terrestre in città, ma loro non hanno voluto ascoltarmi ed ora non vogliono più parlarmi. Poi, anche se non so chi è stato, qualcuno ha detto tutto al re e mi hanno messo sotto processo. Per quello che ho fatto mi avrebbero potuto rinchiudere a vita. I miei genitori hanno preso le mie difese e sono riusciti a darmi una riduzione della pena, ma anche loro sono arrabbiati con me e non mi rivolgono la parola. Mi hanno condannato a fare lavori socialmente utili per il re per molto tempo. E quest'ultimo ogni giorno non fa che dirmi che con un comportamento simile la mia perla non brillerà mai».

«Quale perla?»

«La mia perla della maturità. è una perla magica che viene data a tutti i Cansirena in età adulta. E quando si rivelano maturi, essa si illumina e possono esprimere un desiderio potente, irreversibile e fuori dalle regole. Uno solo nella vita. Ma a me non succederà mai».

«Non dire così. Sono sicura che ce la farai anche tu».

«No invece. Ho infranto le regole, e questo non è maturo. Sono potuto venire qui solo per dirti questo: Conoscerti è stata la cosa migliore che potesse capitarmi ma, dopo quanto accaduto, non potremo più rivederci. Per questa volta il re ha chiuso un occhio ma, se ci incontrassimo ancora, finiremmo entrambi nei guai. Io per aver infranto di nuovo le regole, e tu per aver visto troppo».

Quella rivelazione fu un colpo al cuore per Angel.

«No, ti prego! Non dire così! Non voglio perderti! Non mi lasciare!»

«Non ho scelta. Altrimenti verremmo puniti entrambi. Oltretutto tu hai quasi rischiato di morire. Se fosse successo sarei morto anch'io. Non voglio che succeda ancora. è stata colpa mia Non avrei dovuto portarti in fondo al mare. Quindi è meglio per tutti e due non vederci più. Sei la creatura più straordinaria che abbia mai conosciuto. Vivi felicemente la tua vita e dimenticati di me». Detto questo, si allontanò a largo con il muso pieno di lacrime.

«No! Cosmo! Aspetta! Dev'esserci un'altro modo!» Le disse lei cercando di raggiungerlo. Ma lui si immerse e scomparve.

Rimasta sola, si buttò in ginocchio e dagli occhi cominciarono a sgorgare fiumi di lacrime. Non poteva più negarlo. Amava Cosmo e non voleva perderlo. Non le importava se appartenevano a mondi diversi. Si sentì così affranta che non ebbe neanche la forza di reggersi sulle ginocchia. Si buttò a terra continuando a dimenarsi e a piangere per il dolore. Continuò a farlo a lungo, senza mai fermarsi. Neanche quando si rialzò e tornò a casa, buttandosi sul letto, non riusciva a smettere di piangere.

*



La mattina seguente Angel non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto, continuando a piangere con il cuscino in faccia.

«Angel, che c'è? Tutto bene?» Udì la pastore tedesco la voce di sua madre, che di certo era stata attratta dal suo pianto.

«Sì». Rispose lei debolmente.

Sentì le zampe di sua madre afferrarla ed attirarla al petto per un abbraccio.

«Cosa ti è successo tesoro? Qualcosa tra te e Cosmo? Avete forse litigato?»

«Non è successo niente. Abbiamo solo nuotato più del solito».

Gaya aveva capito che Angel stava mentendo, ma non volle forzarla.

«Va bene» Le rispose. «Ti lascio un po' tranquilla. Quando sarai pronta, potrai parlare con tutti noi di quanto è accaduto». Detto questo, uscì dalla stanza.

Angel si sentiva esplodere. Non ne poteva più. Doveva dire la verità alla sua famiglia. E al diavolo le conseguenze. Ormai non le importava più di quello che poteva accaderle. Forse loro sarebbero stati comprensivi e l'avrebbero accettato, anche se dubitava le avrebbero creduto sulla parola. Ma aveva deciso di rischiare. Per cui, finì di sfogare il suo pianto, si asciugò le lacrime, si diede una calmata, e poi si diresse con un'espressione determinata in cucina, pronta a dire la verità alla sua famiglia.

Edited by l.pallad - 13/2/2023, 11:01
 
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Capitolo 5



Convocati i suoi genitori in cucina, Angel si confrontò con loro e raccontò ogni cosa, ad eccezione dei segreti di Canatlantide, e il luogo in cui si trovava. Una volta finito, Gaya e Argo la guardarono perplessi. La Pastore Tedesco era più che consapevole che non le avrebbero creduto, ma aveva voluto provarci comunque. Non ne poteva più di tenesi tutto dentro, specialmente con i suoi genitori. Li amava e sapeva che poteva fidarsi di loro. Specialmente per mantenere segreti su cose importanti.

«Angel». Disse Argo dopo un silenzio che era sembrato durare un'eternità. «Qualunque cosa sia accaduta tra te e Cosmo, ci dispiace che ti faccia soffrire così tanto. Succede purtroppo, specialmente quando si è giovani. Ma temo che questa tua ossessione per il mare sia andata troppo oltre. E questo vaneggiamento sui cansirena ne è una terribile conseguenza».

«Ma papà...»

«Guarda quanto sei sciupata. Non riesci a dormire e hai smesso di mangiare. Mi dispiace ma devo proibirti di andare in spiaggia per un bel po', finché non ti sarai data una calmata».

«No». Rispose Angel con una stretta al cuore. «Non potete farmi questo».

«Mi dispiace». Rispose inflessibile Argo. «Ma è per il tuo bene».

Lei in risposta corse via piangendo in camera sua, e si premette sul muso il cuscino per provare in vano a soffocare i pianti, che non volevano saperne di fermarsi. Quello che era succeso era praticamente rigirare il coltello nella piaga. Odiava come la situazione continuasse a peggiorare. Cos'altro poteva andare storto?
Improvvisamente sentì la porta aprirsi. Lei alzò lo sguardo per vedere chi fosse. Se era suo padre, allora lo avrebbe cacciato via. Ma, invece, era sua sorella Meredith, la cui espressione del muso diceva che era dispiaciuta per lei. Per questo non se la sentì di mandarla via.

«Esistono davvero i cansirena?» Le chiese dopo essersi seduta accanto a lei.

Angel in risposta la abbracciò. La sua adorata sorellina. Loro due avevano un così bel rapporto, e condividevano entrambe la stessa passione per il mare, con tutte le storie che derivavano. E il fatto che volesse crederle significava tanto per lei.

«Sì». Le rispose. «è difficile crederci, ma è così. Cosmo è uno di loro. Quando è venuto da noi aveva usato la sua magia per trasformarsi, ma può farlo solo una volta l'anno. Le altre volte trasformava me in cansirena. Ma a loro è proibiti interagire con noi terrestri. Cosmo ha rischiato di essere severamente punito per questo. Le loro magie sono anche temporanee. L'ultima notte che ci siamo visti, ci siamo distratti e per poco non affogavo. A causa di tutto questo Cosmo ha deciso che era meglio per entrambi non vederci più». Detto questo, pose fine all'abbraccio, si soffiò il naso con un fazzoletto, si buttò di nuovo sul letto, e ricominciò a piangere. Parlare di tutto questo l'aveva fatta soffrire ancora di più.

Meredith la abbracciò di nuovo.

«Non fare così sorellona». Le disse. «Io ti credo. Non mi mentiresti mai su di una cosa simile. Questa storia è bellissima e non mi piace che tu non abbia potuto avere un lieto fine». Poi aggiunse con l'ovvio intendo di mostrarle solidarietà: «Se tu non vai al mare, non ci vado nemmeno io. Non è giusto che tu resti qui da sola mentre noi siamo lì a divertirci».

Angel le sorrise e ricambiò l'abbraccio.

«Oh, Meredith! Mia cara dolce, buona, e altruista Meredith». Finì l'abbraccio, le prese la zampa. «Non preoccuparti per me. Forse è davvero meglio che io non vada al pare per un po'. Non riuscirei più a stare lì senza pensare a Cosmo. Ormai non tornerà più e forse è davvero meglio dimenticarlo».

«Non dire così. Se ti ama davvero troverà il modo di tornare da te».

«Vorrei tanto che fosse così semplice».

Meredith la abbracciò di nuovo e poi se ne andò salutandola insistendo che tutto si sarebbe risolto.
Angel abbracciò di nuovo il cuscino ripensando alle parole della sorella. Era ancora così giovane, innocente e ingenua. Pensava davvero che certe cose si potessero risolvere facilmente. Ma, d'altra parte, forse c'era davvero una minuscola possibilità. Anche Cosmo stava piangendo quando sen'era andato, e quindi anche per lui tutto questo era stato difficile. Forse non l'avrebbe mai dimenticata. Forse avrebbe davvero trovato il modo di tornare da lei, ed insieme avrebbero risolto tutto.
Continuò a girarsi e rigirarsi nel suo letto. Tutti quei pensieri la stavano logorando, e non riusciva proprio a stare meglio.

*



I mesi passarono con una lentezza immane, ed Angel continuava a sentirsi sempre triste e vuota. Il dolore che provava nel cuore non voleva andar via, e per poco non si era anche ammalata per questo. Non era neanche più uscita fuori dalla sua stanza. I suoi cari avevano tentato in ogni modo per provare a risollevarle il morale, ma non funzionava nulla. Tutto ormai aveva perso importanza per lei. Stare lontana da Cosmo e dal mare era una tortura impossibile da sopportare. Il suo sguardo ormai era spento, ed aveveva perso la scintilla di vivacità che aveva sempre avuto fin da cucciola. Anche la sua coda era afflosciata e si trascinava a terra, come se non fosse più capace di scodinzolare.
Stava camminando tra le vie di Terramare in quel momento. Suo padre l'aveva mandata a fare la spesa per spronarla ad uscire di casa e a farsi forza. Ma lei, anche se aveva obbedito, non ci riusciva proprio a riprendersi. Nel vederla camminare per le strade, agli occhi delle persone sembrava proprio un'anima in pena che vagava per il mondo, incapace di trovare pace.

«Ehi ragazza. Perché ti senti così triste».

Angel si voltò di scatto, colta di sorpresa da quella voce. Dietro di lei c'era un grande lupo dal pelo nero e con una divisa da marinaio simile a quella di Fenrir. Ma chi era quello? Non lo aveva mai visto prima di allora. Anche se di certo non conosceva tutti in paese.

«Mi scusi». Volle mettere subito in chiaro le cose. «Ma io non parlo con gli sconosciuti».

«Ah, scusi. Ho dimenticato le buone maniere. Io mi chiamo Mortimer. Lei non mi consoce, ma io conosco suo padre Argo. Tu devi essere Angel, giusto? Tuo padre non fa altro che parlarmi di te».

Angel sgranò gli occhi per la sorpresa. Lei non gli aveva detto il suo nome o quello di suo padre. Eppure li conosceva. Forse quindi stava dicendo la verità. Decise quindi di dargli fiducia.

«Piacere di conoscerti Mortimer. E sì. Sono triste. Il mio ragazzo mi ha lasciata, e mio padre mi tiene lontano dal mare».

«Oh, povera piccola. Potresti venire con me. Ho una barca. Magari potremmo prendere un tè insieme. Potrebbe tirarti su il morale».

«Ma hai sentito quello che ho detto? Mio padre non mi permette di avvicinarmi al mare».

«E allora disubbediscigli. Non c'è niente di male nel ribellarsi un po' ogni tanto. Goditi la vita e lasciati andare».

Angel ci rifletté. In effetti aveva ragione. In quel preciso istante non aveva una gran voglia di fare la figlia brava ed unbbidiente.

«E se mi scopre?» Chiese un po' preoccupata.

«Non ti preoccupare». La rassicurò lui. «Non lo diremo a nessuno». Concluse con tono da complice.

Angel allora annuì ed accettò di andare con lui. Dopotutto aveva fatto così anche con Fenrir, ed era stato in parte grazie a lui che aveva conosciuto Cosmo. Forse sarebbe avvenuto un altro mircacolo anche questa volta.

*



La barca a motore di Mortimer era piuttosto grande, ma sufficiente ad essere manovrata da una sola persona. E Angel, accomodatasi sulla tavola che stava nella parte coperta della barca, aspettò che Mortimer portasse il te dalla cucina e, quando fu pronto e glielo offrì, lei lo trangugiò a piccoli sorsi.

«Grazie per avermi portata qui». Gli disse. «Non immagini nemmeno quanto abbia bisogno di confrontarmi con tutto questo».

«»Ma figurati. Rispose lui. «Ma dimmi, perché tuo padre ti ha proibito di andare al mare? Che cosa hai combinato?»

«Io ho sempre amato il mare». Rispose. «Ma mio padre pensa che ormai sia diventata un ossessione per me, e crede che tenendomi lontana mi passerà e che potrò pensare ad altro». Abbassò lo sguardo tristemente. «Purtroppo non è così. Sono mesi che il mio dolore non fa altro che peggiorare. Non riesco proprio a stare meglio».

«Succede che i genitori sbaglino e possano essere iperprotettivi. Ma che mi dici del tuo ragazzo? Che è successo?»

«Mi ha lasciata, ma non me la sento di parlarne». Rispose lei.

«Capisco. Dev'essere particolare avere una relazione con un cansirena». Disse con uno strano sguardo negli occhi.

A quelle parole Angel sussultò. Come faceva a sapere la verità su Cosmo? Stava per domandarglielo, ma improvvisamente la vista gli si annebbiò. Provò ad alzarsi, ma stranemente non riusciva più a rimanere in piedi, e sentiva come se non riuscisse più a rimanere sveglia. Ma cosa c'era in quel tè?

«Non temere. Presto rivedrai il tuo amato». Udì dire a Mortimer, con una voce maligna, prima di cadere a terra e perdere i sensi.

*



Ripresi i sensi Angel si ritrovò legata su di una sedia, in mare aperto, nel cuore della notte. Ma cosa stava succedendo?

«Fai la brava e non ti succederà niente».

«MA CHE STAI FACENDO? LASCIAMI ANDARE!»

«Lo farò solo se collaborerai». Rispose lui minacciosamente. «Dimmi tutto quello che sai su Canatlantidie e dove si trova».

«Non so di cosa tu stia parlando». Disse cercando vanamente di liberarsi.

«NON PROVARE A MENTIRMI!» Ribatté lui tirandole un orecchio.

«AHI! Basta! Mi fai male!»

«Ti farò di peggio se non parli!»

«Non so cosa tu stia parlando! Sei pazzo! Lasciami andare!»

«Lo sai benissimo invece. Ti ho vista mentre il tuo amichetto ti trasformata in una di loro».

A quelle parole il cuore di Angel si riempì di paura. Credeva di aver fatto attenzione. Credeva di essere stata attenta. Invece questo pazzo l'aveva seguita ed aveva scoperto tutto.

«Cosa vuoi fargli?» Le domandò con rabbia. Lo sguardo poi si spostò su degli arpioni appoggiati sul muro della barca. «No! Non ti permetterò di fare loro del male!» Gli disse con odio, avendo capito da sola la risposta.

«Oh, invece credo proprio che lo farai». Rispose lui minacciosamente. «Sono anni che do loro la caccia. Quasi nessuno ci crede, ma io e dei miei amici ne avevamo quasi presi due, ma loro hanno usato le loro code magiche per creare delle onde che hanno ribaltato la barca. I miei amici non ce l'hanno fatta, ma io mi salvai aggrappandomi alla botte. Ovviamente gliel'ho fatta pagare trafiggendoli entrambi con il mio arpione, ma purtroppo la corrente era troppo forte e non ho potuto recuperare i loro corpi». Strinse i pugni con rabbia. «Da allora non ne ho trovato più nessuno in tutti questi anni. Ma adesso, grazie a te, potrò averne quanti ne voglio». Sul suo muso si dipinse un'espressione di pura avidità. «Comincerò proprio dal tuo amichetto. Quindi ora chiamalo e dimmi anche tutto quello che sai».

Quelle parole riempirono il cuore di Angel di dolore e rimorso. Cosmo era già finito nei guai per colpa sua, ed adesso era finita tra le grinfie di un mostro che avrebbe potuto usarla come arma contro di lui e il suo popolo.

«Piuttosto dovrai uccidermi!» Gli sputò con determinazione e disprezzo. «Non ti lascerò loro del male maledetto assassino!»

A quelle parole i lineamenti del lupo si indurirono per l'ira. Si avventò su di lei e le strinse forte il collo, cominciando a strangolarla.
Angel sentiva l'aria che le mancava. Presto sarebbe morta lì, per la sua stupidità. Ma almeno Cosmo e gli altri cansirena sarebbero stati salvi. Improvvisamente Mortimer mollò la presa e lei cominciò a tossire recuperando l'aria. Dopodiché poi la slegò e la portò sul bordo della barca puntandole un coltello alla gola.

«Ehi, Cansirena dei miei stivali. Ho qui la tua amichetta. Fatti vedere o le taglio la gola e la getto in pasto agli squali». Gridò il lupo al mare.

«è inutile». Disse lei, dopo essersi ripresa, con il corpo che le tremava per la paura. «Non verrà nessuno. Quindi uccidimi e falla finita».

«Menti». Rispose lui. «Ho visto come ti guardava i mesi scorsi. Se vuole venire verrà. Altrimenti dì addio a tutti». Le disse minacciosamente ferendole il collo con il coltello.

Angel gemette per il dolore, a causa della ferita, e vide come il sangue sgocciolava da essa e finì in mare. Odiava quanto stava succedendo. E poteva solo incolpare se stessa per i pasticci che aveva combinato. Se fosse stata più attenta, Cosmo non sarebbe mai stato scoperto e non sarebbe finito nei guai. E se non fosse stata così stupida da fidarsi di uno sconosciuto, ora non starebbe succedendo tutto questo. Aveva sol fatto danni, e forse meritava davvero di morire.
Improvvisamente qualcosa urtò la barca.

«SEI TU VERO, BRUTTA BESTIACCIA! FATTI VEDERE O LEI MUORE». Gridòi il lupo stringendo la sua presa su Angel.

In risposta la barca oscillò di nuovo, colpita sotto da qualcosa. e Mortimer, mentre si guardava attorno, venne colpito in pieno volto, permettendo ad Angel di divincolarsi e scappare.
Non si tuffò subito in acqua perché non poteva rischiare, per quanto fosse quasi certa che quella cosa fosse Cosmo. Oltretutto quel lupo malvagio sapeva troppo e andava fermato in qualche modo. Iniziò a cercare qualcosa per immobilizzarlo, per poi nascondersi ed aspettare. Mortimer continuava a sbraitare ed imprecare, mentre cercava di beccare chi continuava a far oscillare la barca.
Angel poi vide qualcuno salire a bordo con un balzo. Cosmo! Questo le diede dei sentimenti contrastanti. Da un lato era immensamente felice di rivederlo, ma dall'altro era preoccupata per lui, data la situazione di pericolo imminente. Quest'ultimo fece lo sgambetto a Mortimer con un colpo di coda.

«Presto scappa! Mettiti in salvo!» Le disse poi voltandosi verso di lei.

«No! Non ti lascio! Non voglio perderti di nuovo!» E corse verso di lui.

Mortimer aveva recuperato l'arpione e provò a colpire Cosmo, ma Angel lo anticipò afferrando la sedia su cui l'aveva legata e colpendolo per prima.

«Maledetta ragazza!» Si infuriò Mortimer tentando di colpirla con l'arpione.

Cosmo lo disarmò con un'altra codata, ferendosi con la punta dell'arma nel gesto.

«Oh no». Gemette Angel, dopo averlo raggiunto.

«Tranquilla. Me la caverò. Ma andiamocene di qui». Le disse Cosmo.

«VOI NON ANDRETE DA NESSUNA PARTE!» urlò Mortimer correndo verso di loro con l'arpione.

Cosmo dovette agire rapidamente, e rotolò orizzontalmente contro Mortimer, facendolo inciampare di nuovo. Il Lupo provò a mantenere l'equilibrio, cercando di afferrare Angel, ma lei si scansò e lui cadde in mare. Cosmo si buttò a sua volta ed Angel vide come il sangue che sgorgava si disperdeva nell'acqua. Improvisamente capì cosa voleva fare e non poté che trovarsi daccordo. Mortimer tentò di raggiungere Cosmo per infilzarlo con l'arpione, ma Angel gli gettò addosso una rete intrappolandolo. Ora era impotente a quello che stava per accadere. Il cansirena nuòtò vicino al lupo per poi scuotere la coda in modo che il suo sangue andasse verso di lui. Improvvisamente tutti loro videro avvicinarsi la pinna di uno squalo, attirato dal sangue del cansirena. Mortimer tentò di agitarsi, di implorare aiuto o pietà, ma né Cosmo né Angel fecero qualcosa per lui. Cosmo tentò di nuovo di salire sulla barca, ma la ferita alla coda glielo impediva. Angel provò ad aiutarlo, ma era troppo pesante. Troppo presi tra di loro, cercarono di non guardare mentre Mortimer veniva divorato dallo squalo. Angel tentava disperatamente di aiutare il suo amato, o lo squalo avrebbe mangiato anche lui. Ma niente da fare.
Tutto sembrava perduto quando improvvisamente si udì il rumore di un'altra barca che si avvicinava. Alzando lo sguardo, Angel vide di chi si trattava. Fenrir!
Quest'ultimo rapidamente salì sull'altra barca ed aiutò Angel a tirare Cosmo a bordo.

«Grazie Fenrir». Le disse Angel con un grande sollievo. «Non oso immaginare cosa sarebbe successo se non fossi arrivato».

Quest'ultimo la ingnorò e si rivolse verso lo squalo che stava finendo di divorare quel che restava di Mortimer.

«Ora non farai più del male a nessuno». Disse con odio per poi sputare verso quel punto. Poi si volse verso Cosmo. «Cosmo, sei già finito nei guai una volta, ma continui a venire in superficie».

Quelle parole furono una gran sorpresa per Angel. Sapeva che Fenrir era a conoscenza dei cansirena, ma come faceva a conoscere Cosmo di persona?

«Fernri? Sei davvero tu? Allora non erano solo dicerie». Rispose Cosmo.

Angel era sempre più confusa, ma fu Fenrir a spiegarle tutto. Un tempo lui era un cansirena, proprio come Cosmo, ed i due che Mortimer aveva ucciso in passato erano i suoi genitori. Raggiunta la maggiore età la maturità, aveva utilizzato la perla per trasformarsi permanentemente in un terrestre in modo da tenere d'occhio direttamente sulla terraferma i tipi come Mortimer, ed impedire agli altri cansirena di andare in superficie per evitare che facessero la stessa fine. A volte purtroppo, qualcuno, come Cosmo, riusciva comunque a sfuggire al suo controllo.

«Se sapevi che Mortimer aveva ucciso i tuoi genitori, perché non ti sei mai vendicato?» Chiese Angel confusa.

«Perché se lo avessi ucciso sarei finito in prigione e non sarebbe rimasto nessuno a fare la guardia». Spiegò Fenrir. «Comunque ora torniamo a riva. Cosmo, tu devi tornare a casa prima che qualche altro tipaccio ti veda e si faccia venire qualche strana idea».

Detto questo, lui ed Angel misero Cosmo sulla barca. Poi agganciarono anche l'imbarcazione di Mortimer per poi mettere in moto ed arrivare sulla terraferma. Dopodiché diede ad Angel un kit medico in modo che potesse curare la ferita di Cosmo, e se ne andò a fare la guardia nei dintorni per assicurarsi che nessuno potesse avvicinarsi e vedere Cosmo.

«Non dovevi rischiare per me la tua vita in quel modo». Gli disse la pastore tedesco mentre cominciava a medicarlo.

«Per te lo farei sempre. Per questo sono tornato. Non posso più vivere senza di te. Ti amo e non troverò mai un'altra come te in tutto l'oceano. E se vogliono punirmi per averti rivista lo accetterò. L'importante è che tu stia bene e che non ti accada niente».

«Anch'io ti amo Cosmo. Non ho mai smesso di pensarti per tutto questo tempo». Rispose lei commossa per poi apprestarsi a baciarlo.

Improvvisamente la perla intorno al collo di Cosmo iniziò a brillare, con grande sorpresa di entrambi.
Ed ancora più improvvisamente, dal mare emerse il re di Canatlantide accompagnato dalla sua scorta. I due innamorati si inchinarono d'innanzi a quest'ultimo in segno di rispetto.

«Cosmo». Disse il re. «Hai di nuovo infranto le regole. Sai che non dobbiamo avere rapporti con i terrestri. Ma la perla non mente. Stanotte hai raggiunto la maturità, dimostrando quanto l'amore vada oltre ogni cosa. Avresti sacrificato volentieri la tua vita per questa giovane. E tu, mia cara, sei stata molto coraggiosa. Non hai rivelato i nostri segreti neppure sotto tortura. Cosmo aveva ragione su di te. Hai davvero un cuore buono. Ora comprendo quanto il vostro amore sia potente, profondo e sincero. Per questo avrete la mia benedizione. Potete vedervi tutte le volte che volete».

Detto questo, il re e le sue guardie li salutarono per poi andarsene.
I due si abbracciarono l'un l'altro, felici che il loro non fosse più un amore proibito.

«Sai». Disse Cosmo. «Pensavo di utilizzare la perla proprio per questo. Devi solo chiedermelo e potrai davvero parte del mio popolo. Ma, se non vuoi, sarò io a rimanere con te nel tuo mondo. L'importante è che noi due possiamo stare insieme per sempre, non importa come».

Angel fu piacevolmente sorpresa da questa proposta.

«Tu... Vorresti davvero usare il tuo unico desiderio per me?»

«Certo. Un cansirena dovrebbe desiderare qualcosa che lo renda felice, e la cosa che mi renderebbe maggiormente felice al mondo è poter stare insieme a te».

Per Angel quella era una decisione importante, e non poteva prenderla impulsivamente.

«Mi piacerebbe molto riavere la mia coda di pesce». Rispose infine. «Oltretutto amo il mare, ed il tempo passato con te me lo ha fatto amare ancora di più. Però non agiamo troppo frettolosamente. Devo prima organizzarmi e salutare la mia famiglia. Non posso andarmene così, senza preavviso».

«E se usassi la perla per trasformare anche loro, oltre che a te? Devo solo formularlo come unico desiderio».

«Non penso che sarebbe una buona idea». Rispose lei. «La loro vita è qui, e non posso chiedergli di lasciarla solo per me. Meredith sarebbe più che felice di seguirmi, ma penso sia ancora troppo giovane per una scelta simile».

«E non sarebbe una buona idea neanche usare la perla per ottenere il potere di trasformarci da cansirena a terrestri e viceversa a comando ogni volta che vogiamo. Fare avanti ed indietro troppe volte sarebbe pericoloso ed aumenterebbe la possibilità di venire scoperti. Quindi è inevitabile. Se uno di noi vuole vivere nel mondo dell'altro, dovrà farlo diventarne parte veramente, in tutto e per tutto». Spiegò Cosmo

Finite di pronunciare quelle parole, i due udirono la voce dei cari di Angel dietro di lei. Argo, Gaya, e Meredith erano riusciti ad aggirare Fenrir, o era lui che li aveva lasciati passare. Ed avevano visto, con loro enorme sorpresa la coda di pesce di Cosmo.

«Mi credete adesso?» Disse Angel rivolta ai suoi genitori.

Loro la abbracciarono e si scusarono con lei, anche se Meredith non dovette scusarsi di nulla, dato che le aveva creduto fin dall'inizio. Dopodiché entrambi dovettero spiegare quanto accaduto e li informarono anche di quello che stavano pensando di fare.

«Ma sei impazzita? Non se ne parla». Aveva risposto suo padre. «Stravolgere il tuo corpo e la tua vita in quel modo. E poi te ne andresti per sempre. Non ti vedremmo più. Non pensi a tutti noi?»

«Tuo padre ha ragione». Disse Gaya. «Questa non è una decisione che puoi prendere impulsivamente in fretta e furia».

«Infatti non accadrà subito». Volle rassicurarli. «Ci stiamo ancora riflettendo su cosa fare».

«Io amo vostra figlia con tutto il mio cuore». Si intromise Cosmo. «Ma non voglio creare disagi tra di voi. Non deve per forza essere lei a cambiare. Posso anche essere io a venire a vivere con voi nel vostro mondo. In questo modo non vi separerete da lei».

«Sei molto caro». Rispose Gaya sorridendo. «Ma così saresti tu a rinunciare ad ogni cosa».

«Per Angel lo farei volentieri. La mia famiglia potei comunque vederla ogni tanto quando vengono in superficie. Comunque ci stavamo ancora pensando. Decideremo meglio le prossime notti. Ora devo andare, per organizzare meglio la cosa». Rientrò in acqua e si apprestò ad immergersi, ma poi si voltò di nuovo verso di loro. «Angel, vieni come al solito la prossima luna piena. Sarà quello il momento in cui prenderemo la nostra decisione. Per allora avrò anche una cosa molto importante da chiederti. Mi raccomando, non mancare». E sparì sott'acqua.

Rimasta sola con la sua famiglia, Angel, venne aiutata da tutti loro a rialzarsi, per poi seguirli a casa. Quella che si apprestava a prendere era una decisione importante. E quindi doveva sistemare tutto, per quando l'avrebbe presa. Ma, una volta fatto, lei e Cosmo, indipendentemente da chi dei due si sarebbe trasformato, avrebbero potuto amarsi in totale libertà senza più limiti e barriere.

Edited by l.pallad - 11/7/2021, 09:49
 
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Capitolo 6



Le giornate passarono rapidamente. Angel era felice di non dover più mentire alla sua famiglia e parlar loro liberamente. Nonostante ciò, la decisione che andava presa non era affatto facile. Se Angel fosse andata via con Cosmo in fondo al mare, non sarebbe più potuta stare con la sua famiglia, mentre invece, se fosse stato Cosmo a venire a vivere sulla terra ferma, sarebbe stato lui a dover dire addio ai suoi cari. Per tuto il tempo non fecero altro che pensarci.
Quando poi ci fu di nuovo la luna piena, tutti e quattro si recarono all'incontro con Cosmo. Appena arrivati, Angel non perse tempo ad indossare il costume e ad entrare in acqua mentre Cosmo emerse prontamente d'avanti a lei. Osservando la sua coda, poté accorgersi che ormai la ferita si era del tutto rimarginata.

«Sei guarito!» Disse felicemente Angel a Cosmo saltandogli addosso abbracciandolo.

«Sì. Non temere. è tutto apposto». Rispose lui. «Ma ora arriviamo al sodo. Come sai, c'è qualcosa di importante che devo dirti».

«Cosa?»

«Come sai, abbiamo capito quanto ci amiamo. E voglio fare le cose per bene tra di noi». Le prese la zampa, le mostrò un anello di corallo levigato con al centro una piccola perla bianca. «Angel, vuoi sposarmi?»

Quelle parole furono per Angel come una scarica in tutto il corpo.

«Sì». Rispose fulminea, in preda alla gioia, cominciando a ricoprirlo di baci. «Sì che voglio sposarti». Era troppo bello per essere vero. Con quella richiesta Cosmo le aveva dato conferma che stava cercando un impegno serio con lei. «Ma comunque». Disse dopo essersi data una calmata. «Penso che ora dovremmo decidere chi di noi dovrà trasformarsi».

«Per questo sono venuto insieme ai miei genitori».

A quelle parole, Dylan e Doris emersero dietro di lui. Si avvicinarono e salutarono i genitori di Angel. Le due coppie facilmente ad andare d'accordo. Entrambe le parti avevano capito quanto i loro figli si amassero e volevano solo la loro felicità. E quindi, chiacchierando tra di loro, decisero che dovevano essere quest'ultimi a compiere la scelta. Il massimo che potevano fare era solo accettarla e rispettarla. Quindi, dopo essersi chiariti su questo, entrambe le parti chiesero chi si sarebbe trasformato.

«Io ho deciso da molto tempo». Rispose Angel con la serenità nel cuore e la certezza di quello che stava per fare. «Sarò io a trasformarmi. Amo Cosmo e voglio stare con lui, ma non si tratta solo di questo. Sapete quanto amo il mare, fin da quando ero piccola. E il tempo passato sott'acqua con Cosmo me lo ha fatto amare ancora di più. Ho avuto un'assaggio dello stile di vita dei cansirena, e l'ho adorato. Essere un cansirena è bellissimo. Puoi respirare sott'acqua, resti a mollo ininterrottamente senza mai raggrinzirti, ed hai una bellissima coda di pesce con cui puoi nuotare a velocità che non avresti mai ritenuto possibili. Non puoi cadere o inciampare. Hai come l'impressione di volare. E poi, posso vedere miriadi di banchi di pesci tutti colorati, di forme e colori differenti. Saltare con i delfini, nuotare con le balene». Lo sguardo di Angel era completamente perso mentre diceva tutte quelle cose, ed anche la scintilla nei suoi occhi brillava più che mai mentre ne parlava. «è così che voglio vivere il resto della mia vita». Concluse in totale ed assoluta estasi. Poi si rivolse alla sua famiglia. «Mamma. Papà. Meredith. Nonostante tutto il nostro non sarà un addio. Durante le notti di luna piena potremmo continuare a vederci. Ed una volta l'anno userò i miei nuovi poteri per ridiventare momentaneamente terrestre e tornare in casa insieme a voi. Non uscirò mai dalle vostre vite».

I suoi genitori, fino all'ultimo, avevano sperato che non sarebbe stata lei ad andarsene, anche se in cuor loro, sapevano che lo avrebbe fatto.

«L'importante è che tu sia felice». Disse suo padre.

«Per tutto il resto ce la caveremo». Rispose sua madre.

Cosmo ed Angel erano così felici della cosa. Potevano finalmente stare insieme, ed ora dovevano solo predisporre le cose per il loro futuro.

«Vuoi che ti trasformi subito?» Chiese Cosmo prendendo la perla.

«No». Rispose Angel. «Facciamolo subito dopo esserci sposati. Così renderemo ancora più simbolico ed ufficiale il mio entrare a far parte del tuo mondo».

Per Cosmo l'idea non era male, ed accettò.

«Informeremo il re di Canatlantide della cosa». Disse Dylan. «è lui che si occupa dei matrimoni in questo caso. E se Angel verrà a stare con noi come una di noi, allora è giusto che si sposi secondo le nostre tradizioni. Il matrimonio si svolgerà durante la prossima luna piena. Non mancate».

«Non mancheremo di certo». Disse Argo.

«Allora ci vediamo alla prossima luna piena. Buona serata». Disse Doris, per poi sparire in mare con Dylan.

«Non vedo l'ora che arrivi la prossima Luna piena». Disse Cosmo ad Angel dopo averle dato un bacio.

«Non vedo l'ora anch'io». Rispose lei.

Dopo essersi salutati, anche Cosmo si immerse sott'acqua andandosene.

«Non preoccupatevi». Disse Angel alla sua famiglia, dandogli un abbraccio. «Anche se non staremo più insieme come una volta, lo saremo ancora spiritualmente, finché continueremo a volerci bene. Non vi lascerò mai davvero, e tornerò sempre a trovarvi ogni volta che potrò farlo».

I suoi genitori le sorrisero, felici del fatto che avesse ritrovato la felicità e serenità che aveva perduto in quei mesi, e Meredith le chiese:

«Quando verrai a trovarci ci porterai dei souvenir dal fondo del mare?»

«Ma certo». Rispose Angel dolcemente. «Ti porterò una collana di conchiglie ogni volta che verrò. E saranno di varie forme e colori diversi».

«Evviva!» Esultò Meredith.

E poi tutti loro tornarono a casa.


*



Nei giorni che precederono il gran momento, Angel aveva predisposto ogni cosa.
Ai suoi amici disse che si stava trasferendo all'estero per sposarsi e andare a vivere lì.
I genitori avrebbero mantenuto il segreto, in modo da evitare che altri tipacci avrebbero dato la caccia a lei e agli altri. Avrebbero anche aiutato Fenrir, divenuto un amico di famiglia, a svolgere il suo compito. Il lupo di mare era diventato meno burbero dopo l'incontro con Angel. La sua dolcezza e la sua bontà gli avevano fatto capire che non tutti i terrestri erano malvagi. Ed anche la notizia dell'imminente matrimonio lo rese felice. Quell'unione poteva essere il primo passo per un mondo migliore. E se c'era qualcuno che meritava di andare a vivere tra i cansirena come una di loro, quella era decisamente Angel.

«Ho fatto bene a fidarmi di lei quel giorno». Pensava di tanto in tanto. «Da tempo cercavo qualcuno che potesse prendere il mio posto quando non ci sarei stato più. Lei e la sua famiglia sono perfetti. Un manipolo di brave persone. Mentre Angel terrà d'occhio i cansirena, il resto della sua famiglia mi aiuterà qui sulla terra ferma».

Le cose stavano andando nel migliore dei modi.


*



Arrivò il fatidico momento, e Angel e la sua famiglia si sbrigarono a recarsi in spiaggia. Quest'ultima si sbrigò subito a togliersi i vestiti, rimanendo in costume da bagno, consapevole che probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che li indossava, non che la cosa le dispiacesse.
Anche Cosmo e i suoi genitori arrivarono puntualmente, ed Angel entrò in acqua camminando verso di loro. Assaporò con attenzione ogni passo che stava compiendo, sapendo che questa volta stava entrando in acqua per rimanerci. è vero che avrebbe potuto uscirne fuori con i suoi nuovi poteri una volta all'anno. Ma quelli erano comunque i suoi ultimi istanti come terrestre. Da quel momento in poi sarebbe stata a tutti gli effetti una creatura marina.

«è tutto pronto?» Gli chiese lei una volta raggiunto.

«Va tutto bene». Rispose lui. «Ne ho anche parlato con i miei amici. Loro sono dispiaciuti per aver pensato male di te. E mi assicurano che sono pronti ad accoglierti per quando arriverai. Tutta Canatlantide ti sta aspettando pronta a darti il benvenuto».

Nonostante questo, nessuno di loro era potuto venire, perché Cosmo aveva optato per un matrimonio privato.

«Mi raccomando». Disse Argo rivolto a Cosmo e ai suoi genitori. «Prendetevi cura di lei. Fatela stare bene».

«Vi assicuro che starà bene». Rispose Dylan. «Angel sarà la benvenuta tra di noi, la tratteremo come una di noi, e la faremo sentire a casa sua».

Chiariti su questo arrivò in quel momento il re di Canatlantide, questa volta senza scorta. Si mise tra Angel e Cosmo, che gli fecero cenno di procedere:

«Amatissimi ospiti, siamo qui riuniti per unire questo cansirena e questa terrestre nel sacro vincolo del matrimonio. Questa notte non verrà ricordata solo per l'unione di due innamorati, ma anche per essere il primo passo tra una possibile unione tra terra e mare. Un possibile inizio per un nuovo mondo. Non accadrà tutto di punto in bianco, ma è possibile che gradualmente si possa raggiungere la pace e l'armonia tra le due parti». Mentre parlava, Cosmo ed Angel giunsero le loro mani, mentre due pesci, arrivati sul momento, fecero degli spruzzi dietro di loro e il re, formando un cuore d'acqua.

«Cosmo, vuoi tu prendere questa terrestre come tua legittima sposa?» Continuò il re.

«Sì, lo voglio». Disse lui con dolcezza.

«Angel, vuoi tu prendere questo cansirena come tuo legittimo sposo?»

«Sì lo voglio». Rispose lei in preda alla più pura ed assoluta felicità.

«Allora in virtù dei poteri conferitomi dalle divinità marine e terrestri, io vi dichiaro marito e moglie». Concluse il re. «Puoi baciare la sposa».

A quelle parole Cosmo ed Angel si abbracciarono con forza e si baciarono con passione. Di un lungo e passionale bacio.

«Allora sei pronta?» Chiese Cosmo a sua moglie dopo quel bacio prendendo e mostrandole la perla.

«Lo sono da tutta la vita». Rispose dolcemente lei avvicinandosi e poggiando la perla e le zampe di Cosmo su di sé, facendogli cenno di procedere.

Cosmo allora fece un respiro profondo e formulò il desiderio.

«Desidero che Angel diventi una vera cansirena in tutto e per tutto».

Appena pronunciate quelle parole, la perla scomparve trasformandosi in una luce, che avvolse Angel in tutto il corpo, sollevandola in aria a due metri di altezza. Angel sentì uno strano formicolio che le pervadeva tutto il corpo, sia da dentro che da fuori. Abbassando lo sguardo Angel vide le sue zampe posteriori fondersi ridiventando di nuovo una coda di pesce, e si accorse che anche il reggiseno del suo costume stava cambiando, trasformandosi in un reggiseno a conchiglia, simile a quelli indossati dalle femmine di cansirena. Quando la luce scomparve e la trasformazione fu completa, Angel saltò in acqua e, una volta riemersa, chiese a Cosmo:

«è fatta quindi? Questa volta rimarrò così per sempre?»

«Guarda la tua coda e lo saprai». Rispose lui facendole l'occhiolino.

Lei allora alzò la coda e si accorse che stava brillando, proprio come faceva quella di Cosmo. Non era mai successo quando era accaduto le altre volte. A quella vista si sentì mancare il fiato per l'emozione ed abbraccio quella che, finalmente, ormai non era più una coda in prestito, ma era veramente la sua coda, in tutto e per tutto. Questa volta non era una terrestre camuffata da cansirena, ma era veramente una cansirena. Iniziò quindi a saltare fuori dall'acqua, più e più volte. urlando in preda alla più pura ed assoluta gioia ed euforia.
Tutti le permisero di sfogarsi, e poi Angel nuotò verso la sua famiglia.

«Come ti senti?» Chiese suo padre. «Va tutto bene?»

Lei in risposta li abbracciò tutti.

«Certo che sto bene». Rispose lei serena come non mai. «Ora sono parte del mare e il mare è parte di me. Come potrei non stare bene?»

Finito l'abbraccio. Tutti decisero che era meglio aspettare e avere conferma se la trasformazione era permanente oppure no. Per evitare di correre rischi inutili.
Durante l'attesa il re li aveva salutati e se n'era andato. Anche i genitori di Cosmo se ne andarono dicendo alla coppia che li avrebbero aspettati a casa.
I due sposi giocarono e si divertirono insieme, ed anche Meredith, si tolse i vestiti, rimanendo col costume da bagno, e si tuffò in acqua per divertirsi con loro. Angel prese la sorellina sulla spalla e la portò allo scoglio dove si era incontrata con Cosmo nei mesi passati, per poi tornare indietro. Argo e Gaya osservarono la scena abbracciati, felici di vedere come le loro figlie fossero felici in quel momento.
Le ore passarono e l'incantesimo non si era spezzato, con grande gioia di Angel e Cosmo.

«Quindi è tutto apposto?» Chiese Gaya alla figlia.

«Come ti sembra la prospettiva di rimanere in queste sembianze per sempre?» Aggiunse suo padre.

«Mi piace moltissimo». Rispose serenamente Angel. «Ora posso rimanere in acqua tutto il tempo senza raggrinzire o rischiare di annegare».

«Ma fai attenzione agli squali». Scherzò Meredith.

Angel in risposta le schizzò addosso un po' d'acqua, facendola scappare ridendo dietro i loro genitori.

«Non temere». Rispose poi allegramente con uno sguardo malizioso. «Nuoto più veloce di un pesce. Non mi prenderanno».

Argo a quelle parole sorrise ripensando al tempo addietro, quando gliele aveva dette da cucciola.

«Ora è tempo di andare». Disse Angel. «Alla prossima luna piena vi racconterò tutto quello che faremo nel frattempo». Abbracciò per un'ultima volta la sua famiglia. «Vi voglio bene». Disse loro. Per poi voltarsi verso Cosmo, ed immergersi con lui nelle profondità del mare, dove la aspettava la sua nuova vita.

Argo, Gaya, e Meredith rimasero a fissare l'orizzonte un'ultima volta.

«Buona fortuna mia piccola pesciolina». Disse quindi Argo per poi andare a casa con Gaya e Meredith.


*



La luna piena successiva, tutti loro tornarono puntuali a rivedere Angel, che si presentò con Cosmo in totale puntualità. Angel ne ebbe di cose da raccontare su quanto fosse felice e le piacesse la vita che si stava costruendo laggiù, ed aveva anche mantenuto la promessa, portando alla sorellina una collana di conchiglie. Quando venne il momento di andare, Meredith chiese di poter rimanere da sola con Angel in privato. Loro non capirono quella richiesta, ma accettarono. Rimaste da sole, Meredith si tolse i vestiti rimanendo in costume da bagno, si tuffò in acqua, e chiese alla sorella facendo gli occhi da cucciola:

«Mi trasformeresti momentaneamente in cansirena, per favore?»

«Perché?» Chiese Angel molto sorpresa da questa richiesta.

«Tu sembri divertirti molto con quella coda di pesce. Anch'io voglio averne una, anche se per poco tempo».

Angel le toccò il naso sorridendole.

«Va bene. Ma non lo diciamo a mamma e papà. Non vorrei che pensassero che anche tu vuoi andartene via, vero?»

«Immagino non sia giusto farli preoccupare».

«Già. Almeno una di noi deve rimanere con loro. Ed oltretutto, se vogliamo la pace tra i due mondi, è necessario che ci siano dei terrestri che sappiano la verità e che la accettino».

Detto questo, Angel posò la coda sulle zampe posteriori di Meredith, ed esse, in un lampo di luce, si trasformarono in una coda di pesce color magenta. Le due si divertirono molto a nuotare insieme come cansirene, e Meredith comprese di più perché la sua sorellona avesse scelto quella vita. Quando scadde il tempo ovviamente tornarono a riva in tempo. E Meredith si fece promettere di farsi trasformare altre volte, anche se lei non avrebbe mai compiuto una trasformazione permanente.


*



Ogni anno Angel e Cosmo tornavano sulla terraferma, trasformandosi in terrestri, ed andando a trovare la famiglia di quest'ultima. Loro le avevano anche lasciato la stanza esattamente come era. Meredith, che riceveva una collana di conchiglie ogni volta che la sorella arrivava, ascoltava con gioia ed entusiasmo di tutte le esperienze che Angel stava vivendo in fondo al mare. Ed i suoi genitori erano felici di sapere che stava bene ed era felice.
Una notte di luna piena, qualche anno dopo, stranamente, Angel e Cosmo non vennero. Al loro posto vennero Luna, Ettore, Lucky, e Margot. Spiegarono alla famiglia, molto sorpresa dall'assenza di loro figlia, che non erano potuti venire per cause di forza maggiore, e che per un po' non si sarebbe fatta viva. Ma li rassicurarono che c'era un motivo specifico, anche se non spiegarono quale. Le notti di luna piena successiva Angel continuava a non venire. Argo e Gaya cominciarono a temere che ormai Angel si divertisse così tanto in fondo al mare che ormai non volesse più riemergere nemmeno per fare loro visita.

«Angel non lo farebbe mai». Si era opposta Meredith con determinazione. «Sono sicura che c'è un motivo sul perché non viene. E quando tornerà, ci spiegherà tutto».

E le sue speranze non furono vane. Dopo più di un anno, quando aspettarono di nuovo durante la notte di luna piena. Le teste di Angel e Cosmo uscirono fuori dall'acqua. I suoi genitori furono contenti di vederla, e le chiesero cosa le avesse impedito di venire tutto questo tempo.

«Mi dispiace». Aveva risposto lei. «è che è successa una cosa, e volevo farvi una sorpresa».

«Quale sorpresa?» Avevano chiesto tutti loro confusi.

A quelle parole, Angel e Cosmo fecero emergere anche il busto fuori dall'acqua, e la famiglia di Angel si accorse che avevano entrambi qualcosa tra le braccia. Si accorsero con gran gioia che quelli erano dei cuccioli di cansirena. Due Geberian Shepsky, uno con la coda d'oro e l'altro con la coda d'argento.

«Lui si chiama Gold». Disse Cosmo riguardo al cucciolo con la coda d'oro che teneva tra le zampe.

«Lei invece è Silver». Disse Angel riguardo alla piccola dalla coda d'argento.

Tutti loro furono contenti della bella notizia. Certo, Argo, e Gaia quando in passato immaginavano di avere dei nipoti, non pensavano sarebbero stati con la coda di pesce, ma non importava. Era comunque felici di essere diventati nonni. Anche Meredith era contenta ed entusiasta di essere diventata zia. Glieli fecero anche tenere in braccio per farglieli vedere meglio. Erano dei cuccioli così adorabili. E sapevano già che li avrebbero amati molto.
Angel poi spiegò loro come appunto avesse scoperto la propria gravidanza e di come appunto avesse dovuto fare attenzione a non fare movimenti bruschi per non perderli. E di come entrambi avessero deciso di non dire nulla alla famiglia di Angel per non rovinare la sorpresa.

«Sono felice per voi». Aveva detto Gaya «Mi raccomando». Disse poi dando Silver a Meredith. «Essere genitori è una responsabilità enorme. Fai tesoro di questa esperienza e lascia che ti aiuti a crescere e maturare».

«Lo farò». Rispose lei.

«Sai, anch'io ho una sorpresa per te». Disse Meredith. «Fenrir mi sta addestrando, ed in futuro prenderò il suo posto come guardiana della terra e del mare».

«Davvero?» Disse Angel sorpresa. «è fantastico». Esclamò entusiasta. «Anche questa è una grossa responsabilità. Fanne tesoro e comportati bene».

«Non temere.» La rassicurò lei.


*



I figli di Angel e Cosmo crebbero in una famiglia amorevole ed armoniosa. E, quando raggiunsero l'età giusta, i loro genitori gli raccontarono di come si erano conosciuti. Gold fu molto affascinato dalla cosa, e voleva saperne il più possibile sul mondo da cui proveniva sua madre, Angel e Cosmo ovviamente gli intimarono di andarci solo di notte, e di non allontanarsi troppo, per non evitare tipi loschi come quel Mortimer. Il piccolo prometteva, ma non riusciva a tenere a freno la sua curiosità, e a non rischiare di mettersi nei guai, proprio come suo padre da ragazzo. Voleva vedere la terra altre volte, non solo quando andava a trovare i suoi nonni e sua zia della terra.


*



Un giorno si ritrovò anche impigliato in una rete ma, per sua fortuna, venne salvato da Meredith, prima che fosse troppo tardi.

«Non dirlo ai miei zia Meredith». L'aveva implorata. «Potrebbero vietarmi di riemergere durante le notti di luna piena se lo scoprono».

«D'accordo». Aveva ceduto lei. «Ma se continui a disubbidire dirò loro ogni cosa». Disse facendogli l'occhiolino con fare da complice.

«Va bene. Farò più attenzione». Le aveva risposto. «Ciao zietta». E tornò sott'acqua.

Meredith aveva ormai preso il posto di Fenrir, passato a miglior vita, ed era molto dedita al suo nuovo compito. In barca c'erano, come portafortuna, alcune delle collane di conchiglie che la sua sorellona le aveva regalato nel corso degli anni.
I suoi nipoti erano vivaci, e lei aveva un bel rapporto con loro. Gold andava sempre più spesso sulla terra ferma, sempre più attratto dal fascino e dalla curiosità di quel posto. Ma solo il tempo avrebbe detto se la sua sarebbe stata una passione limitata, o se invece avrebbe desiderato andare a vivere lì, proprio come sua madre aveva desiderato vivere in fondo al mare.

FINE

Edited by l.pallad - 13/2/2023, 11:12
 
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Finito il capitolo e la storia.
 
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bella storia!
 
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view post Posted on 15/7/2021, 17:00
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CITAZIONE (ninjadellanebbia @ 15/7/2021, 17:34) 
bella storia!

come ti pare il mio modo di scrivere? :)
 
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