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Terra e Mare, Storia d'amore tra una dolcissima cagnolina di nome Angel e un Cansirena di nome Cosmo

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view post Posted on 21/4/2021, 16:38
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Storia di l.pallad. Angel, una dolcissima cagnolina di pastore tedesco, andando al mare, un giorno incontra Cosmo, un Cansirena. Da lì continueranno a frequentarsi finchè si innamoreranno. Ma appartengonoa due mondi diversi. Riusciranno a coronare il loro sogno d'amore? Per saperlo, leggete la storia. La posto qui sotto, buona lettura! ;)






CAPITOLO UNO:



Città di Terramare. Estate del 2009. Un giorno Angel, una graziosa cagnolina di cinque anni, stava andando alla spiaggia con i suoi genitori, Argo e Gaya. Volevano molto bene ad Angel e la tiravano su con amore. Le avevano insegnato tutti i giorni a nuotare ed Angel era già diventata bravissima. Appena arrivati, lei si tolse subito il vestitino e rimase in costume, pronta per entrare in acqua. “Papà, posso nuotare un po’ più lontano oggi?”, chiese poi a suo padre. “Oggi puoi nuotare qualche metro più distante dalla riva rispetto ai giorni scorsi”, le rispose lui, “Però prima facciamo un bel castello di sabbia, abbiamo appena mangiato ed entrare in acqua a pancia piena non va bene”, “Ok, papà. Facciamo un bel castello!”.
Mentre Angel e suo padre giocavano con la sabbia, sua madre rimaneva seduta sulla sdraio, osservandoli giocare e sorridendo, accarezzandosi il ventre ogni tanto. Gaya era in dolce attesa e presto Angel avrebbe avuto un fratellino o una sorellina. ‘Sarà bello avere la famiglia allargata’, pensò felicemente, ‘Angel è così buona e dolce, andranno sicuramente d’accordo e giocheranno insieme tutti i giorni’. Mancava ancora qualche mese alla nascita, ma già si immaginava i bei momenti che avrebbero trascorso insieme tutti quanti col nuovo membro della famiglia.
Passò un’ora, e Angel chiese di nuovo a suo padre: “Papà, adesso posso entrare in acqua?”, “Sì, tesoro. Vai pure, ma non allontanarti troppo. Non vorrai fare da pranzetto a qualche squalo, vero?”, le rispose lui, strizzando l’occhio e ridacchiando. “No, papà. Non mi prenderanno mai. Rimango qui vicino e se li vedo, scappo via”, “Ma certo, sei un pesciolino velocissimo e nessuno ti porterà via!”, disse Argo, prendendola in braccio e facendola roteare per gioco. Angel rideva, si stava veramente divertendo. Appena suo padre la mise giù, corse subito in acqua e, dopo aver sguazzato un po’, cominciò ad immergersi per esplorare sott’acqua.
Mentre Angel nuotava, Argo tornò da Gaya e le disse: “Come va, tesoro?”, “Sto benissimo, non preoccuparti”, gli rispose lei, “Tra pochi mesi Angel avrà qualcuno con cui giocare”, “Già, speriamo che anche al nuovo arrivato piacerà il mare, proprio come a lei”, “Viviamo vicini alla spiaggia, sarà difficile che non possa piacergli”, disse sorridendo Gaya, “Angel, da quando l’abbiamo portata in spiaggia per la prima volta, ci ha sempre pregati di portarla qui tutti i giorni. Ci manca solo che le crescano le branchie e sarebbe capace di sparire al largo e stabilirsi da qualche parte laggiù”. Argo rise. Effettivamente, Angel passava quasi tutto il suo tempo in mare, anche di sera voleva rimanere in spiaggia ad osservare le onde e i bei colori del tramonto che riflettevano sull’acqua. Il mare era diventato il suo punto di riferimento e, col tempo, questa sua passione sarebbe cresciuta con lei.
Nel frattempo, Angel si era spostata ancora qualche metro più distante dalla riva e si immerse per l’ennesima volta, cercando altre conchiglie sul fondo. Trovò invece alcuni rifiuti, tra cui tappi di bottiglia e qualche lattina. Angel detestava queste cose, trovare rifiuti sparsi ovunque, anche nel suo amato mare, la faceva arrabbiare. Purtroppo, però, non sapeva come fare per impedire a tutti gli incivili di non sporcare e di usare i cestini della spazzatura. Non capiva come mai molti si comportavano così e continuavano a sporcare infischiandosene di tutto e di tutti, rovinando il pianeta. Mentre Angel stava per raccogliere i rifiuti per buttarli poi nel cestino sulla spiaggia, qualcosa si mosse davanti a lei. Alzò lo sguardo e vide un cagnolino della sua stessa età circa. Aveva un bel pelo grigio e la fissava coi suoi dolcissimi occhi azzurri. Angel lo osservò bene e notò una cosa incredibile: quel cucciolo aveva una coda di pesce al posto delle zampe posteriori! Una cosa così l’aveva vista solo sui libri di fiabe che le leggeva sua madre tutte le sere prima di dormire. Angel adorava quelle storie, soprattutto se parlavano del mare. Allungò la zampa per toccarlo, per verificare che fosse vero, ma lui, con un colpo di coda, nuotò rapido verso il largo. Angel voleva provare a seguirlo per vedere dove andava, ma lui era molto più veloce di lei. Subito dopo, si sentì afferrare da dietro e portata fuori dall’acqua. “Che cosa avevo detto prima, signorina? Non devi mai allontanarti troppo dalla riva!”, le disse suo padre, prendendola in braccio, “Su, ora dobbiamo andare. E’ ora di pranzo”, “Papà, aspetta!”, gli rispose Angel, ancora eccitata per quello che aveva appena visto, “Ho visto un cucciolo sott’acqua poco fa, aveva una coda di pesce e nuotava velocissimo! Ti prego, voglio vedere dove va!”. Suo padre la guardò incredulo, poi le disse: “Ti sarai sbagliata, magari quel cagnolino aveva indosso un costume un po’ strano, tutto qui. E magari è anche lui un ottimo nuotatore, proprio come te. Anche tu sei un bel pesciolino”, “Sì, ma lui nuotava come un vero pesce. Aveva una vera coda, non era un costume quello, ne sono sicura”, “Piccola, andare sott’acqua senza maschera spesso vediamo male certe cose, può capitare”, “Ma…”, “Coraggio, andiamo a mangiare. Torneremo qui domani”, “E se domani non ci sarà più?”, “Non ti preoccupare, se è del posto, allora lo rivedrai”. Argo non credeva a ciò che Angel aveva visto. Lei, però, non smetteva un attimo di pensarci. Era più che sicura che fosse vero, però non aveva avuto modo di confermarlo, essendo scappato via subito. Il giorno dopo, Angel rimase in acqua un po’ più a lungo e continuava ad immergersi, sperando di rivederlo, ma lui non tornò. Non si fece vivo nemmeno i giorni successivi. Angel cominciò a pensare che forse suo padre aveva ragione. Forse aveva davvero visto male e quel cucciolo non era del posto, forse era in vacanza coi suoi genitori. Sì, ma lui era da solo. I suoi dov’erano? Sulla spiaggia? Però lui era scappato verso il mare aperto. Tutti questi dubbi le rimasero in testa per molto tempo, intanto non smetteva di coltivare la sua passione per il mare e diventava ogni giorno più brava a nuotare.


CAPITOLO DUE:



Passarono undici anni e Angel ora era adolescente. Una splendida cagnolina di sedici anni. La sua passione per il mare crebbe con lei e la passò anche alla sua nuova sorellina Meredith. Giocavano insieme tutti i giorni sulla spiaggia, la sera invece, Angel preferiva rimanere da sola ad osservare le onde del mare, dal tramonto fino a notte fonda a volte. I suoi genitori non erano sempre d’accordo con lei quando tornava a casa tardi, ma Angel stando in spiaggia perdeva la cognizione del tempo, soprattutto quando calava la sera e rimaneva sola, c’era una pace stupenda, con il dolce suono delle onde che andavano e venivano. Si sedeva sulla sabbia, osservando il mare ed immaginandosi di vivere lì, se solo avesse avuto le pinne e le branchie. Non aveva mai dimenticato, inoltre, quel misterioso incontro avvenuto sott’acqua quando lei era piccola, con quello strano cucciolotto con la coda di pesce. Non lo aveva mai più rivisto da allora, ma non aveva mai dimenticato i suoi occhioni azzurri, come non si era scordata della sua coda.
Una notte di luna piena, Angel immerse i piedi in mare per sentire l’acqua delle onde accarezzarle le caviglie. Dopo qualche minuto, alzò lo sguardo e vide qualcosa muoversi davanti a lei. Subito dopo, udì uno scroscio d’acqua e intravide una coda di pesce, ma molto grossa. Fu una cosa di pochi secondi, ma Angel era riuscita comunque a vedere quella cosa. Non era sicura di ciò che aveva appena visto, ma era anche la seconda volta in vita sua che le capitava di vedere ‘qualcosa’ in mare. Restò sulla spiaggia ancora per un po’, sperando che ciò aveva visto si rifacesse vivo, invece tutto rimase tranquillo. Dopo qualche minuto, tornò a casa.
Nei giorni seguenti, Angel andò ad informarsi tramite libri o con vecchi marinai su tutte le storie e leggende del mare, sperando di riuscire a scoprire qualcosa e che ciò che aveva visto era reale e non frutto della sua immaginazione. Passò anche molto più tempo del solito in spiaggia, ossessionata da questa cosa, ma non rivide più nulla. “Non puoi continuare così, Angel”, le disse un giorno suo padre, “Un conto è avere una passione, un conto è trasformare ciò che ami in un’ossessione. Insomma, guardarti! Mangi e dormi poco! Ti sembra normale?”, “Papà, è la seconda volta che mi capita, all’inizio pensavo che fosse solo un sogno, un’allucinazione dovuta dalla mia fantasia, ma due volte non può essere una coincidenza!”, “La prima volta eri sott’acqua, la seconda era notte. E’ chiaro che devi aver visto male, questa volta sarà stato un semplice pesce e tu hai ingigantito la cosa”. Angel ci rimase male, nessuno le voleva credere, nemmeno la sua famiglia.
Qualche giorno dopo, Angel decise di usare la barca di suo padre per andare in mare aperto e sperare di trovare finalmente ciò che cercava. Era talmente presa da questa cosa che si era dimenticata di informarsi sulle condizioni del tempo per poter uscire in mare senza problemi quel giorno, e infatti, dopo qualche ora al largo, una tempesta la sorprese. Provò a virare per tornare indietro, ma il vento e la corrente erano più forti e la barca si rovesciò. Angel, al rovescio della barca, aveva picchiato la testa e rischiava di svenire. Pessimo momento, vista la violenza delle onde in quel momento. La corrente la trascinò verso il fondo, ma poco prima di perdere i sensi, qualcosa nuotò verso di lei. Intravide la sagoma di una coda, la stessa di qualche sera prima, e subito dopo si sentì sfiorare le labbra e avvertì dell’aria passarle dalla bocca ai polmoni. Subito dopo, tutto si fece buio.
Quando si risvegliò, era sulla riva della spiaggia, e di fianco a lei c’erano i suoi genitori e sua sorella. “Angel, ma cosa ti è preso? Non sapevi che ci sarebbe stata una tempesta oggi? Potevi morire, non farlo mai più!”. Era la voce di suo padre. Sua madre la aiutò ad alzarsi ed Angel, sfinita dopo quell’esperienza, disse: “Mi dispiace, papà. La barca è distrutta”, “Non m’interessa della barca, se perdevamo te sarebbe stato molto peggio! Comunque quello che hai fatto è stato veramente un gesto sconsiderato! Per due settimane non uscirai più da casa e non voglio sentire nominare il mare fino alla fine della tua punizione!”, “Ma…”, “Niente ‘ma’, a casa, signorina!”. Tornando a casa, Angel provò a parlare a sua madre di quello che le era successo in barca, dopo essere caduta in acqua. Ovviamente non le credette, il fatto che era viva lo considerava un miracolo e basta, non riusciva a crederle sul fatto di essere stata salvata da una creatura misteriosa. “Tuo padre ha ragione, cara. Potevi morire, non fare mai più una cosa del genere”, “Io volevo solo capire se ciò che ho visto era reale oppure no”, “Non è rischiando la propria vita come hai fatto tu che si scoprono le cose. Ora per un po’ meglio se stai tranquilla, ne hai già passate troppe e ci hai fatto prendere un bello spavento a tutti quanti”. Angel andò in camera sua, sconvolta per aver quasi visto la morte, depressa per la punizione e sempre più ossessionata da quella strana presenza che si ritrovava davanti sempre più spesso.
Un giorno, finita la sua punizione, Angel andò a fare una passeggiata al porto, e lì incrociò un vecchio marinaio. Lo riconobbe, era Fenrir, il vecchio lupo di mare del posto. Molto saggio e solitario, parlava poco ed era un po’ burbero, ma non cattivo. Angel gli passò di fianco e, prima di salutarlo, lui le disse: “Sei una di quelli che non si arrende finché non trova quello che cerca, finché non sa tutta la verità”. Lei, sbigottita, stava per chiedergli che cosa intendesse, ma lui la interruppe: “Se fossi in te lascerei perdere. Certe cose vanno lasciate in pace se non si vogliono scatenare problemi più grossi”. Detto questo, fece per salire sulla sua barca, ma Angel lo fermò: “Aspetti, signor Fenrir! Non so come lei sappia tutto questo, ma quello che faccio è solo per potere essere sicura di aver visto bene ciò che ho visto e che non sono pazza! Ben tre volte nella mia vita ho visto qualcosa di strano nel mare e voglio solo sapere cos’è! La terza volta, se ricordo bene, mi ha anche salvato la vita, non sarei qui se non fosse stato per quella cosa!”, “Non è una cosa e qui l’unica strana sei tu!”, le rispose freddamente lui. Poi, tornò indietro, la osservò da capo a fondo per qualche secondo e le disse: “Tu sei diversa da tanti altri che ho incontrato nella mia vita. Vieni, ti offro un thé caldo”. Detto questo, la fece salire sulla sua barca. Sorseggiando il thé, il vecchio marinaio le disse: “Tu hai un gran cuore, qualità molto rara, soprattutto al giorno d’oggi. Sento di potermi fidare di te, per cui voglio raccontarti una cosa che non dovrai mai rivelare a nessuno, siamo intesi?”. Angel annuì, incuriosita. Il vecchio Fenrir, così, le raccontò della leggenda della città marina di Canatlantide e dei loro abitanti, i Cansirena. Le disse che non era solo una leggenda, ma era tutto vero, solo che molti davano la caccia a queste creature, o per soldi o per altro, essendo rare. Le disse che la creatura che lei aveva visto era proprio un Cansirena, lo stesso che incontrò anni fa e lo stesso che le salvò la vita. Fenrir lo sapeva, quel giorno sulla spiaggia aveva visto Angel che cercava di spiegare ai suoi genitori del suo incontro sott’acqua e lui aveva capito. “Ma, signor Fenrir”, disse Angel, “Come sa lei tutte queste cose?”, “Sono tanti anni che faccio questo lavoro, mia cara. Ne ho viste e sentite di cose e ho anche imparato di chi ci si può fidare e di chi invece no. Tu mi ispiri molta fiducia e meriti dunque di sapere tutta la verità. Anche ad altri è capitato di intravedere dei Cansirena alcune volte nella loro vita, ma sono rimasti tutti nel dubbio di aver visto male e basta. Meglio così, molti non meritano di sapere un bel niente, non sono tutti buoni come te”, “Quello che ho incontrato era un vero Cansirena… Non era un sogno, non è una leggenda, è tutto vero!”, esclamò Angel emozionata, “E’ pazzesco!”, “Sì, e ora che sai la verità, fossi in te mi metterei il cuore in pace e me ne andrei a casa! Non andare a cercarlo! Due mondi troppo diversi non possono andare d’accordo!”. Angel non disse nulla, lo ringraziò per averle raccontato queste cose, lo salutò e tornò a casa.
Una sera, quando la barca di suo padre venne riparata, ebbe di nuovo il permesso di usarla, stando ovviamente più attenta questa volta. La notte era tranquilla e il tempo era buono. Angel questa volta voleva vederlo meglio questo Cansirena, magari anche ringraziarlo visto che l’aveva salvata da morte certa. Buttò la rete in acqua, sperando di riuscire a prenderlo, almeno così se finiva nella rete poteva osservarlo meglio senza che scappasse. Passò qualche ora, ma non ci furono segni di vita. Angel stava per fare uno spuntino di mezzanotte, sentì degli scrosci d’acqua e le corde che tenevano la rete erano tese. Lei azionò il pulsante per tirarle su e, appena la rete fu sulla barca, quasi non trattenne un urletto di sorpresa. Dentro la rete vide finalmente da vicino la creatura misteriosa che era entrata nella sua vita: era mezzo cane e mezzo sirena, aveva un bel pelo grigio e degli occhi azzurri veramente stupendi, gli stessi occhi che vide da piccola. Fece per dirgli qualcosa, ma quella creatura le urlò contro: “Ehi, è così che mi ringrazi per averti salvato? Liberami subito!”. Angel, che non si aspettava un rimprovero proprio al primo incontro, gli rispose a tono: “Ho dovuto catturarti, altrimenti non sapevo come fare per dirti grazie! Allora sei tu quello che scappa sempre via dopo avermi spiata!”, “Ebbene sì, eccomi qua! Ora che vuoi, un premio?”. Era veramente nervoso, d’altra parte a nessuno piace venire catturato da altri. “Senti”, continuò lei, “Ora ti libero subito, volevo soltanto sapere la verità. Ora so che sei vero e che non ero io a inventarmi le cose e ora sono molto più tranquilla. Mi dispiace per la rete, ma non sapevo cos’altro fare, tu scappi via sempre e poi non torni più”, “Certo, e ora so anche il perché!”, “Ti ho detto che mi dispiace, va bene?”, gli rispose lei mentre rimetteva la rete in acqua. “A proposito, io sono Angel. Tu come ti chiami?”, “Io mi chiamo Cosmo”, “Piacere di conoscerti”, “Io non sono più tanto sicuro che sia un piacere per me”, “Adesso ti sto liberando, ti prego, non continuare a rispondermi così!”, “Vorrei vedere te se venivi catturata da qualcuno!”, “Lo so, ma io non avevo intenzione di farti del male! Bene, ora sei in acqua. Ti tiro via la rete, ma tu ti prego, non andartene subito. Ho altre cose da chiederti”, “Sì, sì, però prima liberami!”. Angel mise in acqua la rete e, appena Cosmo fu libero, schizzò via ridendo. Lei, gli gridò: “Ehi, aspetta! Torna qui!”, poi si tuffò in acqua. Sapeva che non poteva raggiungerlo, ma ci provò lo stesso. Dopo qualche metro, ritornò verso la barca, delusa da quel primo incontro. Prima di risalire, disse verso il vuoto: “Grazie di avermi salvato, sei uno buono e questo non lo dimenticherò mai”. Poi ritornò a riva.
Qualche sera dopo, Angel era per l’ennesima volta sulla spiaggia, a godersi il tramonto e tutto il resto. Dopo un po’ decise di entrare in acqua e farsi una bella nuotata, anche se ormai pensava di non rivedere più quel Cansirena, visto come l’aveva offeso. A qualche metro dalla riva, sentì qualcosa che le sfiorò il piede sinistro. Si fermò spaventata, cercando di capire cosa fosse. Dopo pochi secondi, sentì qualcos’altro sfiorarle il piede destro. Angel sussultò. Stava per tornare verso riva, quando qualcosa da sotto la strattonò per le caviglie e la trascinò sott’acqua. Pochi secondi dopo, Angel riemerse urlando di paura, e subito dopo davanti a lei comparve Cosmo, che se la rideva come un matto. “Sei tu! Ma cosa ti dice la testa? Mi hai fatto quasi prendere un colpo!”, urlò lei. “Così impari per avermi intrappolato l’altra sera”, replicò lui, sghignazzando, “Ora siamo pari”. Angel gli schizzò in faccia dell’acqua e ridendo gli rispose: “Non credo proprio, tu mi hai salvata l’altra volta e quindi ora toccherebbe a me”, “Ah, già! Grazie di avermelo ricordato!”. Risero e si schizzarono l’acqua, giocando come dei cuccioli. Dopo qualche minuto, Angel nuotò verso uno scoglio, si appoggiò sopra per riprendere fiato e gli disse: “Che bella serata”, “Già, il mare al tramonto è il migliore, ma anche di notte con le stelle e la luna è spettacolare”. Cosmo si avvicinò ad Angel, le mise una mano sulla spalla e le disse: “Lo sai, sei la prima creatura terrestre con cui ho parlato finora. Rete a parte, mi sei veramente simpatica”. Angel rise. Anche a lei era simpatico quel Cansirena. “Io amo il mare”, gli rispose lei, “Vado in spiaggia praticamente sempre, forse mio padre ha ragione, la mia passione è diventata una vera ossessione”, “Una bella ossessione, non ti pare?”, “Sì. Quando potrò rivederti?”. Cosmo, dopo questa domanda, divenne serio. “Io non dovrei nemmeno essere qui”, le disse, “Per noi Cansirena è proibito anche solo avvicinarci alla spiaggia, parlare ai terrestri lo è ancora di più”, “Ti prego, ti ho appena conosciuto. Mi piacerebbe sapere di più di te, e magari nuotare anche un po’ assieme. Nessuno dei miei amici mi ha mai accompagnata così a lungo in mare”, “E nessuno dei miei mi ha mai accompagnato a vedere la terraferma. Eh, sì. Ti capisco”. Cosmo pensò a lungo, poi le disse: “Facciamo così: vieni qui alla prossima luna piena e ti mostrerò una sorpresa”, “Una sorpresa?”, “Sì, esatto. Vedrai, ti piacerà. Ma non devi parlarne a nessuno, capito? E’ una cosa segretissima. Mi fido di te, a nessun altro prima d’ora ho dato così tanta fiducia in questo modo”, “Stai tranquillo, non farò parola con nessuno”, “Perfetto, allora. Alla prossima luna piena, ciao!”. Cosmo, con un colpo di coda, sparì nelle profondità del mare. Angel, rimasta sola, nuotò verso la spiaggia e poi tornò a casa. Quella notte non riuscì a dormire, era veramente felice dell’esperienza che stava passando. Aveva fatto amicizia con un Cansirena, una creatura ritenuta leggendaria. Era veramente simpatico, non vedeva l’ora di incontrarlo di nuovo. Mancavano pochi giorni alla luna piena ed era già così emozionata, chissà che sorpresa poteva mai essere? Qualunque cosa del mare la affascinava, sicuramente sarebbe stata una cosa spettacolare.


CAPITOLO TRE:



Nei giorni seguenti, Angel non smetteva un attimo di pensare al suo nuovo amichetto marino. Non vedeva l’ora di incontrarlo di nuovo. Certo, se fosse tornato. Era un po’ preoccupata su questo, visti i suoi precedenti, pensava che l’altra sera la stesse prendendo in giro quando le aveva detto di farsi trovare in spiaggia alla prossima luna piena. Sarebbe tornato davvero? Oppure la sua sorpresa era di darle buca? Questa cosa la fece agitare molto, faticò a prendere sonno quasi tutte le notti prima di quel momento.
Arrivata la notte di luna piena, Angel si diresse in spiaggia, completamente ansiosa. Si sedette sulla riva, osservando il cielo che diventava sempre più blu. Passarono diversi minuti e di Cosmo neanche l’ombra. Cominciò a pensare che l’avesse davvero presa in giro. Si tolse il pareo ed entrò in acqua, almeno nuotando non ci avrebbe pensato. Arrivò fino allo scoglio dove si erano salutati qualche notte fa e appena arrivata fu colpita in pieno volto da uno spruzzo d’acqua. Mentre annaspava, udì qualcuno ridere. Aprì gli occhi e vide Cosmo davanti a lei che se la rideva di gusto. “Molto spiritoso!”, gli disse nervosamente, “Sarebbe questa la sorpresa?”, “Oh, no”, rispose lui, “Questo era il mio modo di salutarti, terrestre”, “Mi chiamo Angel!”, “Sì, lo so. Ma rimani comunque una terrestre”. Cosmo le nuotava intorno continuando a sghignazzare e a fare battutine, alla fine Angel gli schizzò anche lei dell’acqua e gli disse ridendo: “Aspetta che ti prendo e vedrai!”. Si inseguirono, nuotando e spruzzandosi schizzi d’acqua ogni tanto. Cosmo scherzava molto, ma non con cattiveria e Angel si divertiva molto. Alla fine, dopo svariati minuti, tornò verso lo scoglio per riprendere fiato. Lui le si avvicinò e le disse: “Se tu avessi una coda come la mia non avresti questi problemi in acqua”, “Magari, io adoro il mare e poterci vivere è sempre stato il mio sogno”, gli rispose lei sospirando, sedendosi sullo scoglio. Subito dopo, Cosmo alzò la coda, portandola fuori dall’acqua, e quello che successe lasciò Angel a bocca aperta: la sua coda stava brillando immensamente! Prima che Angel potesse dire qualcosa, lui le spiegò: “Succede sempre durante le notti di luna piena. Per questo ti ho detto di venire qui oggi. Ma non brilla solamente”, “Ah, sì? E cos’altro sa fare?”, chiese lei, sempre più sorpresa. Cosmo, prendendole il viso con le zampe, le disse: “Io mi fido di te, so che non ne parlerai mai a nessuno. Rispondi solo a una domanda: ti piacerebbe vedere dove abito?”. Lei, non capendo ma comunque entusiasta, gli rispose: “Se fosse possibile, assolutamente sì. Per me sarebbe una cosa meravigliosa”, “Allora d’accordo”. Subito dopo, Cosmo fece roteare la coda e con essa toccò le zampe di Angel. Lei, all’inizio, sentì come una piccola scossa, poi le sue zampe stavano brillando come la coda di Cosmo, dopodiché cambiarono forma, fino a diventare la stessa coda di pesce del suo nuovo amico, ma la sua era di colore rosso. All’inizio ad Angel mancò il fiato per l’emozione, poi si toccò la sua nuova coda per capire se stava sognano o se fosse vera ed esclamò: “Non è possibile! Ma cosa mi hai fatto?”. Lui, vedendola agitata, la rassicurò: “E’ una magia temporanea: ogni notte di luna piena, noi Cansirena possiamo fare piccoli incantesimi, quando la luce della luna tocca la nostra coda. E questa è la mia sorpresa per te, ora anche tu per qualche ora potrai nuotare e respirare sott’acqua”. Angel ancora non riusciva a crederci. All’improvviso, fece un balzo in avanti e si tuffò, riemergendo di colpo subito dopo, saltando a quasi due metri dalla superficie per poi rituffarsi. Saltava, nuotava ed esclamava: “Sono una Cansirena! Sono una Cansirena!”. Cosmo la lasciò sfogare per un po’, poi la fermò e le disse: “Sì, ora sei come me. Però ancora non sai come muoverti di preciso. Ora sei come un cucciolo di Cansirena che deve ancora imparare a muoversi. Ti mostro alcune mosse, fai come me”. Cosmo fece vedere ad Angel come spostarsi sott’acqua con la sua nuova coda e lei, dopo qualche goffo movimento, imparò presto. Stava respirando sott’acqua ed era super felice. Finalmente poteva nuotare tranquillamente senza più rischiare di affogare, soprattutto nei momenti in cui il mare era burrascoso. Dopo aver mostrato ad Angel come spostarsi, le disse: “Non te la cavi male per essere una principiante”, “Anche tu non te la cavi male ad insegnare”, “Spiritosa. Dai, ora vieni con me. Ti faccio vedere casa mia”. Detto questo, le prese la zampa e insieme sparirono in fondo al mare.
Mentre Cosmo la accompagnava verso la sua dimora, Angel osservava sempre più emozionata il paesaggio marino. Senza coda e branchie non sarebbe mai arrivata fino a lì, poco ma sicuro. Dopo svariati minuti, Cosmo le mostrò l’esterno della città di Canatlantide. “E’ bellissima!”, disse lei impazzendo di gioia. “Già, però per oggi resteremo solo all’esterno della città, le prossime volte te la farò visitare meglio, promesso”, le rispose lui, portandola altrove. Ad Angel andava bene così, per lei già era una cosa stupenda quello che le era appena capitato, non era una cosa a cui poteva succedere a tutti e per quella sera si accontentò. Cosmo le fece vedere un sacco di cose meravigliose, poi la portò in un posto in cui si trovavano spesso lui e i suoi amici. “In questa zona ci vengo praticamente sempre”, le spiegò, “Fin da quando ero piccolo, io e i miei amici giocavamo sempre da queste parti”, “Mi piacerebbe incontrarli”, “Sì, ma non stasera. E’ la tua prima notte da Cansirena, prima è meglio se ti abitui completamente alla tua nuova coda, poi ancora ti devi ambientare, visto che non conosci la zona. Appena sarai pronta, potrai unirti al nostro gruppo”, “Che bello, non vedo l’ora!”, “Ah, e ricordati: come ti ho detto prima, le magie di noi Cansirena son temporanee, adesso ti rimangono almeno due ore di tempo prima di tornare ad essere una terrestre”, “Stai tranquillo, starò attenta”, disse lei sorridendo. Cosmo le fece vedere altri posti al di fuori della città, poi, prima dello scadere della magia, la riaccompagnò in superficie. Appena arrivati, Angel nuotò verso lo scoglio di prima e subito dopo la magia finì, avvertì il freddo dell’acqua su tutto il corpo e sentì muoversi le sue zampe. Si girò e gli disse: “E’ stata proprio una bellissima sorpresa, ti ringrazio davvero molto!”, “Figurati, è stato un piacere. Anche se non te lo meritavi, visto lo scherzo con la rete dell’altra notte”, le rispose facendo l’occhiolino. Lei si scusò nuovamente, ma lui le disse: “Non c’è problema, ora non pensarci più. Ti confesso che quella sera ero un po’ distratto e nuotando ci sono finito dentro. Solo avrei preferito parlarti in un altro modo senza venire catturato”, “Lo so, ma non sapevo cos’altro fare, scappavi sempre e volevo parlarti, oltre che ringraziarti del tuo salvataggio”, “Scappavo perché a noi Cansirena non è permesso parlare con voi terrestri. A me il tuo mondo ha sempre incuriosito, già da piccolo venivo qui verso la superficie ad osservare il tuo mondo. Mi ricordo soprattutto quella volta di tanti anni fa, quando ti incontrai per la prima volta sott’acqua, stavi cercando di ripulire il mare dai rifiuti dei tuoi simili. Avevo capito subito che eri diversa, speciale”, “Eri sempre tu, anche quella volta”, chiese lei, anche se un po’ sapeva che poteva essere sempre Cosmo. Lui continuò: “Esatto, solo che son dovuto scappare subito perché non eri sola e poi, come ti ho detto, quello che ho fatto e che faccio tutt’ora è proibito. Cerco sempre di stare attento, ma qualche volta vengo beccato. In particolare tu, stando sempre in spiaggia alla fine sei riuscita a vedermi”, “Io speravo proprio di incontrati e di poterti conoscere”, “Anch’io, ti osservavo sempre, ma come ti ho detto non potevo, anche se avrei voluto”, “Spione!”, disse lei, ridendo e schizzandogli addosso un po’ d’acqua, “Scherzi a parte, ora però stai parlando con me. Non hai più paura a correre questo rischio?”, “Avrei molta più paura se tu non tornassi più alla spiaggia. Ci tenevo davvero a conoscerti. Quella volta che hai quasi rischiato di affogare, mi hai proprio fatto prendere un bello spavento”, “Già, anch’io a volte sono distratta”. Rimasero lì a parlare ancora per un po’, poi lui le disse: “Ora devo andare. Torneresti alla prossima luna piena?”, “E me lo domandi? Certo che sì! Amo il mare e ora amo anche parlare con te!”, rispose lei entusiasta. Cosmo le sorrise. Prima di andarsene, le si avvicinò, le diede una carezza e le disse: “Quella notte in cui tu gettasti la rete, io ci finii dentro distrattamente perché non smettevo un secondo di osservarti. Sei la creatura terrestre più speciale e stupenda che abbia mai incontrato prima e l’unica con cui ho stretto un vero rapporto di amicizia. Sono veramente felice di averti conosciuto”, detto questo, la baciò. Angel sentì il cuore che quasi le usciva dal petto per l’emozione di quel momento. Poi Cosmo le disse: “Alla prossima, mia dolcissima Angel. Buonanotte”. Lei, rimasta quasi senza fiato e imbambolata, gli rispose: “Buonanotte, alla prossima luna piena”, poi, dopo aver visto Cosmo sparire sott’acqua, nuotò verso la spiaggia.
Una volta a riva, si sedette sulla sabbia e ripensò alle parole di Cosmo e al suo dolcissimo bacio. Il loro primo bacio, tra un Cansirena e una terrestre. Angel si stava innamorando. Lui era dolcissimo, anche se troppo spiritoso a volte, ma anche premuroso e buono. Non aveva mai conosciuto uno così prima d’ora. Dopo qualche minuto, si alzò e tornò verso casa. Era tardissimo, una volta tornata cercò di non far rumore per non svegliare i suoi genitori, chissà quante domande le avrebbero fatto vista l’ora che si era fatta. Si fece una doccia veloce e andò a dormire, anche se faticò a prendere sonno, dopo tutte le emozioni di quella notte. Sorrise, mentre ripensava a tutto questo. Non vedeva l’ora di poter tornare laggiù, nelle profondità del mare. E, ovviamente, non vedeva l’ora di rivedere Cosmo, ormai anche lui stava entrando a far parte della sua vita e del suo cuore.


CAPITOLO QUATTRO:



L’amicizia tra Angel e Cosmo divenne più grande. Per quasi un anno si incontrarono ogni notte di luna piena per nuotare insieme laggiù, nel profondo mare blu. Angel era diventata più brava a nuotare con la sua nuova coda e Cosmo un bel giorno decise di presentarla ai suoi amici. Erano molto simpatici, proprio come lui, e Angel fece subito amicizia. La presentò anche ai suoi genitori, Dylan e Doris. Dopo averla conosciuta, la accolsero come una di famiglia, dicendole di passare a trovarli quando voleva.
Una notte, Cosmo disse ad Angel: “Sei pronta per una nuova avventura sottomarina?”, “Come sempre! Ma stavolta volevo proporti qualcosa di diverso”, “E cioè?”, “Che ne dici se, per questa volta, ti trasformi tu in un terrestre e cammini sulla terraferma con me? Tu mi hai mostrato casa tua, la tua famiglia, i tuoi amici. Ormai di te so tutto, ma tu non sai nemmeno dove abito io”. Cosmo ci pensò su. In effetti, non gliel’aveva mai chiesto prima, aveva pensato solo a far felice lei e si era dimenticato che anche a lui sarebbe piaciuto vedere la terraferma per una volta. “Ok, va bene. Per questa notte camminerò con te”, le rispose. Si avvicinò alla riva, agitò la coda e al suo posto comparvero due zampe. Provò ad alzarsi, ma cascò per terra appena in piedi. Angel, sorridendo, gli disse dolcemente: “Io posso nuotare come te, quindi tu puoi camminare come me”. Tirò fuori dal suo zaino dei pantaloni, delle scarpe e una maglietta e lo aiutò a vestirsi. Quello stesso pomeriggio, Angel si era fatta prestare da un suo amico alcuni suoi indumenti, dicendogli che glieli avrebbe ridati al più presto. Lo aiutò ad alzarsi e a camminare per la spiaggia per far pratica. Dopo un’ora, si sedettero per riprendere fiato. Cosmo era riuscito a camminare abbastanza bene, così lo prese per la zampa e lo condusse nei posti più carini che Angel frequentava di solito. Lo portò in una gelateria e presero insieme un cono. Cosmo, dopo averlo assaggiato, ne volle subito un altro. Poi passeggiarono in tanti altri posti e Angel parlò a Cosmo di tante cose del suo mondo. Cosmo era affascinato da tutto questo, stava per dire che ci sarebbe potuto rimanere per sempre, quando all’improvviso notò alcuni cani lupo prendersela con uno più giovane. Erano i teppisti di quella zona, ma Angel non fece in tempo a spiegarlo a Cosmo, che subito lui avanzò verso di loro urlando: “Ehi, voi! Lasciatelo stare!”. Quelli alzarono lo sguardo, gli risero in faccia e gli dissero: “Fatti gli affari tuoi se non vuoi prenderle anche tu!”, “Se non la smettete, la pagherete cara!”, “Ah, è così? Addosso, ragazzi!”. I bulli si diressero verso Cosmo per picchiarlo. Angel lo prese per la zampa e gli urlò: “Corri!”, e tutti e due scapparono da lì e corsero verso un posto sicuro per nascondersi. Una volta seminati, Angel gli disse: “Ma che ti è preso? Potevano farti male sul serio!”, “Scusa, ma io non sopporto queste cose! A Canatlantide una cosa del genere è gravissima! Non ho mai visto così tanta cattiveria in una sola volta!”, “Lo so, ma purtroppo alcuni sono così”, “Che schifo, ma come hai fatto a sopportare tutto questo finora?”, “Non lo so. Coraggio, vieni. Ti faccio vedere casa mia”. Uscirono allo scoperto e si diressero verso la casa di Angel.
Appena arrivati, Cosmo esclamò: “Carina casa tua! Proprio niente male!”, “Grazie, su entriamo. Ora ci beviamo una bella limonata fresca”, “Che cos’è una limonata?”, “Una bibita gustosa e dissetante, ora vedrai”. Entrarono. Angel fece sedere Cosmo su una sedia in cucina e mise sul tavolo due bicchieri. Mentre versava la limonata, udì la voce di suo padre: “Allora è per questo che fai tardi quasi tutte le notti, signorina!”. Angel trasalì. Credeva che dormisse e invece eccolo lì, a scrutare Cosmo con sospetto. “Papà, ti posso spiegare”, iniziò lei, ma lui la interruppe: “Non devi spiegarmi niente. Però potevi parlarne anche prima a me e a tua madre”, “Mi dispiace, volevo farvi una sorpresa…”, “Ad ogni modo, chi è il tuo nuovo amico?”, “Io mi chiamo Cosmo, molto piacere di conoscerla, signore”, gli disse Cosmo, stringendogli la zampa. Argo rimase subito colpito dai suoi modi gentili, gli sorrise e gli rispose: “Il piacere è tutto mio, ragazzo”. Subito dopo, entrò in cucina anche la madre di Angel, seguita da Meredith. Anche a loro fece subito buona impressione. “Angel, servi anche a noi un po’ di limonata, ormai siamo tutti svegli”, disse Gaya. Parlarono per svariati minuti con Cosmo, lui disse loro che si era appena trasferito, per non parlare delle sue vere origini. Poi Angel notò l’ora e si accorse che si erano attardati molto e per Cosmo era ora di tornare al mare. “Ok, ora è tardi. Accompagno Cosmo a casa. Torno subito”, disse prendendo Cosmo per la zampa e facendogli capire che la magia stava per finire. Cosmo si alzò, salutò tutti e seguì Angel. “Buonanotte e torna presto a trovarci”, dissero i suoi genitori.
Cosmo e Angel corsero verso la spiaggia e, appena furono con le zampe in acqua, a Cosmo spuntò la coda e si tuffò. Tirarono entrambi un respiro di sollievo, c’era mancato veramente poco. I pantaloni si erano strappati quando la sua coda era rispuntata. Entrambi risero, anche se Angel avrebbe dovuto dare molte spiegazioni al suo amico. Prima di salutarsi, Cosmo disse ad Angel: “La prossima luna piena, io e i miei amici faremo un bel gioco dalle mie parti. Potresti partecipare anche tu, se vuoi”, “Mi piacerebbe, oppure vi sto anche a guardare, per me va bene lo stesso”, “Sì, forse hai ragione. Meglio se prima impari come si fa”, “Già, non ho poi scordato la prima volta che li ho incontrati, chissà cos’avranno pensato di me. Mi ero comportata quasi come una pazza”, “Ma no, all’inizio han solo pensato che tu fossi un po’ strana, nel vederti sorridere ed entusiasmarti per cose a noi comuni, ma ti assicuro che stai simpatica a tutti loro. Allora, che ne dici? Stiamo con i miei amici la prossima volta?”, “Sì, d’accordo”, “Bene, alla prossima!”. Cosmo baciò Angel e sparì sott’acqua. Lei tornò a casa e, appena entrata, vide i suoi genitori che la aspettavano in cucina. “Perché non ce ne hai parlato subito?”, disse sua madre. “Volevo aspettare a presentarvelo, volevo prima capire se era a posto”, rispose lei. Suo padre sorrise e le disse: “Sì, saggio da parte tua, brava. Comunque, devo dire che è proprio carino e gentile il tuo nuovo fidanzato”, “Fidanzato?! Ma no, non è il mio fidanzato! Siamo solo amici!”, disse Angel un po’ imbarazzata. Suo padre, sorridendo e facendole l’occhiolino, continuò: “Si comincia sempre così. Però toglimi una curiosità: vi date appuntamento sempre al mare?”, Perché?”, “Perché a volte tu torni a casa coi vestiti sporchi di alghe”, “Ah, beh, sì. A volte nuotiamo insieme, ma rimaniamo vicini alla riva, non ti preoccupare”, “D’accordo, basta che state attenti. Il mare, se si conosce poco, soprattutto di notte, diventa pericoloso. Su, ora andiamo a dormire, è tardi”. Si diedero la buonanotte e andarono tutti a letto.
La luna piena successiva, Angel si diresse subito alla spiaggia e, appena entrò in acqua, Cosmo apparve subito dopo, pronto a trasformarla di nuovo in Cansirena. Dopo la magia, la accompagnò nel luogo in cui avrebbe giocato con i suoi amici. Nuotando, Angel vide poco distante da loro il re di Canatlantide. Non lo aveva mai visto così da vicino, prima d’ora, era un momento più unico che raro per lei. Dopo averlo visto passare, lei e Cosmo raggiunsero il luogo d’incontro dei suoi amici. Appena arrivati, dopo i saluti mostrarono ad Angel come giocare: praticamente, c’erano due squadre e ogni squadra doveva passare con la coda una conchiglia ai propri compagni e cercare di farla cadere dentro una buca, situata nella zona avversaria. ‘Wow, sembra quasi il gioco del calcio!’, pensò Angel emozionata. Cominciarono a giocare e si divertirono tutti come matti. Il gioco durò molto e dopo qualche ora, poco prima che Angel segnasse un punto, si bloccò. Sentì un freddo improvviso pervaderle il corpo e fece fatica a respirare. Spaventata, si girò cercando Cosmo, per fargli capire che si stava ritrasformando e di aiutarla a tornare in superficie prima di affogare. “Ehi, Angel! Cos’hai, stai male?”, disse allarmato uno del gruppo. Lei, prima di perdere la coda, riuscì a dirgli di chiamare subito Cosmo. Lui, appena lo avvertirono del malore di Angel, nuotò rapido verso di lei e proprio in quel momento la vide ritornare alla sua vera forma. Tutti i suoi amici sussultarono sorpresi, ma Cosmo non aveva tempo per spiegare loro tutta la storia. Afferrò Angel e nuotò rapidamente verso la superficie. Mancava ancora un po’ e ad Angel stava mancando l’aria. Cosmo la baciò per darle ossigeno e permetterle così di respirare finché non sarebbe stata in salvo. Rimase con le sue labbra attaccate alle sue per alcuni minuti, ma ad Angel sembrò un momento di pochi secondi. Con quel bacio, anche se solo per salvarla, i suoi sentimenti per Cosmo vennero a galla definitivamente e ricambiò il suo bacio. Appena furono fuori dall’acqua, Angel tossì cercando di prendere aria, mentre Cosmo la trascinava fino a riva. Giunti in spiaggia, rimasero sdraiati lì per un po’, finché Angel non avesse definitivamente recuperato il fiato e la forza di alzarsi. Cosmo era stremato per lo sforzo e anche spaventatissimo allo stesso tempo. Non avevano più fatto caso al limite di tempo dell’incantesimo e Angel aveva rischiato di annegare. “Scusami, Angel. Non so come ho fatto a scordarmi”, “No, scusami tu. Ero io a dovermi ricordare, sono io che vengo dalla terraferma e avrei dovuto pensarci”, “L’importante è che ora stai bene. L’unico problema ora è che tutti i miei amici ti hanno vista. Devo spiegare loro un bel po’ di cose. Ci vediamo prossimamente, meglio che vada ora”, “Va bene, buonanotte”. Cosmo le diede una carezza e nuotò rapido sott’acqua. Angel si rialzò a fatica, ancora scossa dopo aver quasi visto la morte per la seconda volta. Si era talmente abituata alla vita sott’acqua che si era illusa che potesse rimanere con la coda di pesce per sempre. Sospirando, si diresse verso casa, sperando di calmarsi con un buon sonno.
I giorni seguenti, Angel cercò di non dare a vedere la sua agitazione alla sua famiglia. Era ancora scossa per quello che le era accaduto. La luna piena successiva, andò in spiaggia per rivedere Cosmo, ma questi quando arrivò, in volto era triste. “Cosmo?”, lo chiamò lei preoccupata. “Ciao, Angel. Ascolta, ti devo parlare”, le rispose lui, avvicinandosi alla riva, “Ascoltami, ho provato a spiegare ai miei amici il motivo per cui ho infranto le regole, perché ho conosciuto una terrestre anche se proibito, ma loro non mi hanno ascoltato e non vogliono più parlarmi. Poi non so chi sia stato, ma qualcuno ha detto tutto al re di Canatlantide. Ho rischiato grosso, per una cosa così potevo essere rinchiuso a vita, ma per fortuna i miei genitori han preso le mie difese, anche se ora non mi rivolgono più la parola per quello che è successo. Come punizione dovrò lavorare per il re per un bel po’ di tempo e lui tutti i giorni non fa che ripetermi che, con un comportamento così, la mia perla non brillerà mai”, “La tua cosa?”, “La mia perla della maturità. A tutti i Cansirena in età adulta viene affidata, ma solo quando sono completamente maturi e degni di essa, la perla brilla e possono esprimere un desiderio permanente e fuori dalle regole, ma uno solo in tutta la vita. E ora io non potrò mai usufruire di questo”, “Ma perché? Vedrai che presto sarà anche il tuo momento”, “No, ti sbagli! Ho infranto le regole, questo non è affatto maturo! E comunque sono riuscito a venire fino a qui stasera solo per dirti questo: conoscerti è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata finora, ma dopo quello che è successo l’altra notte, io e te non potremo mai più rivederci. Se ci rivedono insieme, saranno guai per entrambi. Io per aver infranto le regole e tu perché hai visto il mio mondo. Per questa volta il re ha chiuso un occhio ed è stato clemente, ma se ci vedessero di nuovo insieme, verremo puniti entrambi”. Angel sgranò gli occhi e gli disse: “No, ti prego! Non dire così! Non voglio perderti! Non mi lasciare!”, “Mi dispiace, Angel. Ma non è solo per questo, comunque. Tu hai quasi rischiato di morire e se fossi morta tu, sarei morto anch’io. Non voglio che ti capiti qualcosa di brutto. La colpa è mia, sono io che ti ho condotto in fondo al mare e ne sono responsabile. Quindi addio, per il bene di entrambi, è meglio che non ci vediamo mai più. Sei la creatura più stupenda che abbia mai conosciuto, vivi felice la tua vita e scordati di me”. Detto questo, Cosmo si allontanò verso il largo in lacrime. Angel provò a corrergli dietro, urlando: “Cosmo, no! Ti prego! Parliamone! Aspetta!”, ma lui si immerse e scomparve. Lei rimasta sola a riva, si buttò in ginocchio e scoppiò a piangere. Ormai lei era innamorata di Cosmo e non voleva perderlo, anche se apparteneva a un mondo diverso dal suo. Non smise un attimo di piangere, tant’è che si sdraiò sulla sabbia, priva di forze. Pianse a lungo. Dopo un po’, a fatica, si rialzò e barcollò verso casa. Una volta lì, si fece una doccia e si buttò sul suo letto, sempre piangendo.
La mattina dopo non riuscì ad alzarsi dal letto. Sua madre, preoccupata, entrò in camera sua e le disse: “Angel, tutto bene?”, “Sì…”, rispose lei con un filo di voce. “Non ti ho neanche sentita rientrare, dove siete stati tu e Cosmo?”, continuò Gaya. “Abbiamo solo nuotato un po’ di più del solito…”, “Cara, c’è qualcosa che non va? Ci hai forse litigato?”, “No va tutto bene…”. Sua madre sentiva che era successo qualcosa di brutto, ma vedendo com’era giù di morale sua figlia, non insistette oltre e le disse: “Ok, riposati cara. Appena starai meglio ne riparleremo. Ora ti lascio tranquilla”, detto questo uscì dalla stanza. Angel stava troppo male per l’addio di Cosmo. Prima o poi avrebbe dovuto dire ai suoi genitori chi è lui in realtà, non poteva continuare a mentire per sempre. A loro era simpatico, di sicuro non avrebbero spifferato in giro il suo segreto, anche se dubitava che ci avessero creduto senza poterglielo mostrare. Appena si riprese, si fece coraggio e andò in cucina, intenta a raccontare ai suoi genitori la verità.


CAPITOLO CINQUE:



Appena arrivò in cucina, Angel si sedette davanti ai suoi genitori, pronta a confessare tutto, tralasciando ovviamente dettagli segreti di Canatlantide. Fece un bel respiro profondo e iniziò. Quando ebbe finito, Argo e Gaya la guardarono perplessi. Angel sapeva che non ci avrebbero creduto, ma voleva comunque provarci lo stesso, anche perché non ne poteva più di tenere tutto dentro e con i suoi genitori si era sempre confidata ed erano bravi a non raccontare nulla in giro, soprattutto cose segrete ed importanti. Dopo un silenzio che sembrò durare un’eternità, Argo disse: “Qualunque cosa sia successa tra te e Cosmo, sappi che a me e a tua madre ci dispiace davvero molto. Purtroppo sono cose che succedono, soprattutto quando si è giovani. Ma tutta questa storia dei Cansirena, mi dispiace ma temo che la tua ossessione per il mare sia andata oltre i limiti più del solito. Di certo bene non ti fa”, “Ma, papà…”, “Guarda come sei sciupata! Non dormi e non mangi! Ora non ho altra scelta se non quella di proibirti di andare alla spiaggia per un bel po’, finché non ti sarai calmata!”. Per Angel fu come girare il coltello nella piaga. Si alzò, corse in camera sua, sbattè la porta e si buttò sul letto piangendo a dirotto. Dopo pochi minuti entrò sua sorella per vedere come stava. Chiuse la porta, si sedette di fianco a lei e le disse: “Davvero esistono i Cansirena?”. Angel la abbracciò. Era sempre andata d’accordo con Meredith e anche lei amava il mare, insieme a tutte le storie sulle creature marine che le leggeva. “Sì, Meredith”, le rispose Angel, “So che è difficile da credere, ma è proprio così. Cosmo è uno di loro. Quella volta che è venuto qui a casa nostra ha usato la sua magia per trasformarsi, ma potendolo fare su se stesso solo una volta all’anno, allora le altre volte trasformava me in una Cansirena. Solo che per loro è proibito parlare con noi terrestri e Cosmo ha rischiato di venire punito molto severamente per questo. Poi, siccome la loro magia è solo temporanea, una notte non siamo stati attenti e per poco non affogavo. Per tutto questo, Cosmo ha deciso che non dobbiamo vederci mai più, per il bene di entrambi”. Angel fece una pausa per soffiarsi il naso, poi si sdraiò e riprese a piangere. Meredith era affascinata da questa storia, ma anche triste per quello che era successo a sua sorella e desiderava tanto che per lei ci fosse stato il lieto fine. “Se non vai al mare tu, non ci vado nemmeno io”, disse poi, “Non è giusto che tu resti qui e noi invece stiamo là senza di te”. Angel sorrise. La sua sorellina era sempre molto dolce, buona ed altruista. La prese per la zampa e le rispose: “Non ti preoccupare. Forse per me è un bene se sto lontana dal mare, almeno non penso più a Cosmo. Tanto ormai non tornerà mai più”, “Non dire così, se veramente ti ama allora non può impedirglielo nessuno!”, “Magari fosse così, sorellina mia. Purtroppo non è così semplice”. Meredith abbracciò Angel, poi la salutò, dicendole che presto tutto si sarebbe risolto, ed uscì dalla sua camera. Angel abbracciò il suo cuscino, ripensando alle parole di sua sorella. Era più giovane, non aveva ancora esperienza, per lei era facile parlare così, ancora era convinta che certe cose si potevano risolvere con estrema facilità. Però, nella sua innocenza, poteva anche avere ragione: Cosmo, quando l’ha lasciata, piangeva. Per lui doveva essere stato uno sforzo enorme quando l’ha fatto. Allora molto probabilmente non si sarebbe dimenticata di lei. Forse un giorno si sarebbero rivisti e in qualche modo avrebbero risolto tutto. Si girò e rigirò nel letto, troppi pensieri la tormentavano e non riusciva a sentirsi meglio. Nei giorni successivi, questa cosa la fece quasi ammalare.
Passarono alcuni mesi ed Angel ancora non si era ripresa. Un giorno, camminando vicino al porto, uno strano individuo la fermò e le disse: “Ehi, ragazza. Perché sei così triste?”. Angel si girò. Non ricordava di averlo mai incontrato prima, ma d’altra parte non conosceva ancora tutti della zona. Come lo vide, gli rispose: “Mi scusi, ma io non parlo con gli sconosciuti”, “Ah, certo, dimenticavo: io mi chiamo Mortimer. So che tu non mi conosci, ma io conosco tuo padre, Argo. Tu sei Angel , giusto?”. Angel sgranò gli occhi. Sapeva il suo nome ancora prima di presentarsi e diceva di conoscere suo padre. Allora gli diede fiducia e gli disse: “Comunque sì, sono triste. Il mio ragazzo mi ha lasciata e mio padre non vuole che mi avvicino più al mare, tutto qui”, “Oh, povera cara. Vieni, Sali sulla mia barca. Ti offro qualcosa di caldo, così ti sentirai subito meglio”. Angel lo seguì. L’ultima volta che era stata in questo posto, un altro vecchio lupo di mare aveva fatto la stessa cosa ed era stato grazie a lui in parte se aveva conosciuto Cosmo, così decise di seguire anche questo individuo. Una volta a bordo, lui la fece sedere nella sua cabina e le preparò un thé caldo. Angel bevve qualche sorso e disse: “Grazie, mi sento già molto meglio”, “Mi fa piacere”, rispose lui, “Ma ora dimmi: perché tuo padre non vuole che ti avvicini più al mare? Cos’hai combinato?”, “Oh, beh, io ho sempre amato il mare e mio padre pensa che per me questa cosa sia diventata un’ossessione e pensa che tenendomi lontana da esso io possa pensare ad altro, ma si sbaglia. Sono mesi che mi sento peggio di prima”, “Qualche volta i genitori sbagliano. Invece il tuo ragazzo? Che è successo?”, “Mi ha lasciata, ma non mi va di parlare di questo, ora”, “Capisco. Chissà cosa si prova ad avere una relazione con un Cansirena”. Angel, dopo queste parole, sussultò. Come faceva a sapere di Cosmo? Stava per domandarglielo, quando la vista le si annebbiò. Provò ad alzarsi, ma si sentiva stanchissima e rimase dov’era. Quel losco figuro aveva messo qualcosa nel suo thé e ora stava perdendo i sensi! Prima che per lei diventasse tutto nero, lo sentì dire: “Presto lo rivedrai, mia cara! Non temere!”. Subito dopo, svenne.
Quando si svegliò, si ritrovò legata a una sedia sulla prua della barca. Si guardò attorno. Era notte ed erano in mare aperto. Provò a liberarsi, ma invano. Quei nodi erano ben stretti. “Non provare a fare scherzi e non ti succederà niente”, disse Mortimer. “Che stai facendo? Lasciami andare!”, urlò Angel, “Che cosa vuoi farmi?”, “A te non verrà fatto nulla se collaborerai. Voglio solo che mi dici tutto su Canatlantide”, “Ma di che cosa stai parlando?”, “Lo sai benissimo, non mentirmi!”, disse nervosamente il vecchio lupo di mare, prendendola per un orecchio. “Ahi!”, gemette Angel, “Basta, mi fai male!”, Ti farò di peggio se non mi dici ciò che sai!”, “Io non so niente, lasciami andare, sei pazzo!”, “Lo sai eccome! Non fare finta di niente, io ti ho vista mentre il tuo amichetto ti trasformava in una di loro!”. Angel cominciò ad avere seriamente paura. Questo psicopatico aveva visto tutto ed ora voleva dare la caccia a Cosmo e a tutti gli altri! “Sono anni che do la caccia ai Cansirena!”, continuò lui, “Quasi nessuno crede nella loro esistenza, ma io ero riuscito a vederne qualcuno molto tempo fa. Ero quasi riuscito a prenderne due assieme ad alcuni miei colleghi, ma quelli con la loro dannata coda magica hanno fatto ribaltare la barca con delle onde apparse dal nulla. I miei amici non ce l’hanno fatta, io invece sono riuscito a cavarmela, aggrappandomi ad una botte e venendo portato a riva dalla corrente. Quelle due bestiacce, prima di finire in acqua, le ho trafitte con il mio arpione cercando di portarle con me, ma la corrente era troppo forte e i loro corpi vennero portati altrove. Da quella volta non sono più riuscito a trovarne altri, ma ora grazie a te potrò averne quanti ne voglio, a cominciare dal tuo amichetto! Ora comincia a chiamarlo, poi mi racconterai tutto ciò che sai su Canatlantide!”. Angel ebbe i brividi. Quell’essere era veramente un mostro! Gli sputò in faccia e gli urlò: “No! Mai! Preferisco morire! Non ti permetterò di far loro del male, maledetto assassino!”. Mortimer, preso da una furia cieca, la afferrò per la gola e strinse sempre più forte, facendole quasi perdere i sensi di nuovo. Poi allentò la presa, la slegò, la portò sul bordo della barca e urlò al mare, puntandole un coltello alla gola: “Ehi, Cansirena dei miei stivali! Ho qui con me la tua amichetta! Se non ti fai vedere immediatamente, le taglierò la gola e la getterò agli squali!”. Angel, ripresosi, gli disse tremando: “E’ inutile, non verrà nessuno! Se proprio mi devi uccidere, fallo ora!”, “Tu menti! Ho visto come ti guardava i mesi scorsi! Quello se vuol venire, verrà! Altrimenti dì addio a tutti!”, le disse minaccioso, ferendola superficialmente al lato sinistro del collo. All’improvviso, qualcosa urtò la barca. Il vecchio lupo di mare strinse la presa su Angel e gridò: “Sei tu, non è vero? Brutta bestiaccia, fatti vedere o la tua amichetta morirà!”. Pochi secondi dopo, la barca oscillò di nuovo, colpita da sotto da qualcosa. Mortimer si guardò attorno e subito dopo un getto d’acqua lo colpì in pieno volto. Lui allentò la presa ed Angel riuscì a divincolarsi e a scappare. Non si tuffò in acqua, anche se era quasi certa che quella cosa fosse Cosmo, ma preferì non rischiare e rimanere a bordo. Quel vecchio lupo di mare sapeva troppo ed era molto pericoloso, bisognava fermarlo in qualche modo. Cercò in giro per la barca qualunque cosa poteva tornarle utile per difendersi e per immobilizzarlo, poi si nascose e aspettò. Mortimer non smetteva un secondo di sbraitare e imprecare, mentre cercava affannosamente quella cosa che continuava a far oscillare la sua barca. Poi Angel vide una figura a lei conosciuta balzare a bordo. Lo riconobbe, era Cosmo. Era strafelice di rivederlo, anche se questo non era il momento migliore. Con un colpo di coda, fece cadere Mortimer per terra, poi si girò verso Angel e le urlò: “Presto, scappa! Mettiti in salvo!”. Lei, invece, non si mosse: “No, non ti lascio qui da solo! Non voglio perderti di nuovo!”, e gli andò incontro. Nel frattempo Mortimer era riuscito a raggiungere il suo arpione e fece per colpire Cosmo, ma Angel prese la sedia a cui era rimasta legata prima e lo colpì, cercando di proteggere il suo amore. “Non ti permetterò di far del male a lui e a nessun altro!”. Il vecchio lupo di mare le urlò furioso: “Dannata ragazza! Ti butterò in pasto agli squali!”, detto questo, fece per colpirla con l’arpione, ma Cosmo lo disarmò con un altro colpo di coda, facendolo cadere all’indietro. Così facendo, però rimase ferito, avendo urtato la punta dell’arma. “Oh, no!”, gemette Angel. “Stai tranquilla, me la caverò”, le rispose Cosmo, “Ora dobbiamo andar cena da qui”, “Voi non andrete da nessuna parte!”, urlò Mortimer. Cosmo sussurrò ad Angel: “Presto, aiutami ad arrivare fino al bordo della barca”, “Che vuoi fare?”, “Fidati di me”. Angel lo trascinò verso il bordo come da lui richiesto. In quel momento, Mortimer stava correndo verso di loro, ma poco prima di fare qualcosa, Cosmo lo colpì forte con la coda e lo fece cadere in acqua. Subito dopo si tuffò anche lui. La sua coda perdeva sangue e in quella acque c’erano molti squali. Ma prima che arrivassero, Mortimer cercò invano di raggiungere Cosmo per catturarlo. Angel, svelta, gettò una rete sopra il vecchio lupo di mare, così non poté più muoversi. Cosmo rimase vicino a lui con la coda sanguinante e subito dopo arrivò un grosso squalo tigre che addentò Mortimer. Mentre il vecchio lupo di mare urlava, Cosmo cercò di risalire a bordo per non farsi mangiare anche lui, ma invano. La sua ferita era peggiorata e faceva fatica a muovere la coda, e non poteva nemmeno fare una piccola magia viste le sue condizioni. Angel provò ad aiutarlo, ma era troppo pesante per lei da sollevare. All’improvviso, arrivò un’altra barca e, appena si mise di fianco a quella di Mortimer, un tizio salì a bordo e aiuto Angel a tirare su Cosmo. Era Fenris, il vecchio lupo di mare che le aveva raccontato tutto sui Cansirena. “Signor Fenris, che bello che lei sia qui!”, disse Angel sollevata. Lui, guardando giù dalla barca, vide lo squalo mentre divorava quel che restava di Mortimer e disse: “Ora non farai più del male a nessuno”. Fenris conosceva quel tizio e anche lui lo odiava a morte, ma quello che disse poi sorprese Angel ancora di più: “Cosmo, sei già finito nei guai una volta e ancora ti ostini a venire qui in superficie?”. Angel sapeva che il vecchio marinaio conosceva l’esistenza dei Cansirena, ma non pensava che conoscesse Cosmo di persona. “Fenris? Ma sei proprio tu?Allora non era una favola!”, esclamò Cosmo sbalordito. Angel non capì, ma poi Fenris raccontò una storia incredibile: lui un tempo era un Cansirena, proprio come Cosmo. Quando era piccolo, aveva assistito alla cattura e alla morte dei suoi genitori, proprio per mano di Mortimer. Quando raggiunse la maggiore età e fu pronto per utilizzare la sua perla, usò quel suo unico desiderio per trasformarsi definitivamente in un terrestre, perché dopo quella volta aveva intenzione di tenere d’occhio i tipi come Mortimer nel loro territorio ed assicurarsi che nessun altro avrebbe fatto più del male ad altri suoi simili. Inoltre si assicurava anche che nessuno dei Cansirena andasse mai in superficie per evitare che capitasse qualche altra disgrazia, ma qualche volta capitava che qualcuno sfuggisse alla sua vista, proprio come Cosmo. Finito di raccontare la storia, Angel era sbalordita. Poi gli chiese: “Ma se sapeva che Mortimer era responsabile dell’uccisione dei suoi genitori, perché non gliel’ha fatta pagare anni fa?”, “Non potevo certo ucciderlo e finire in galera”, spiegò lui, “Poi chi altri avrebbe continuato a fare il mio lavoro al mio posto? Comunque, andiamo verso riva. Poi tu, Cosmo, devi ritornare immediatamente a casa, prima che altri tipacci ti vedano e si facciano venire strane idee”. Detto questo, li fece salire sulla sua barca, poi collegò l’imbarcazione di Mortimer alla sua per portarsela dietro e fece scendere a riva Cosmo ed Angel. Prima di andarsene, diede ad Angel un kit medico per medicare Cosmo.
Angel mise sulla sabbia il kit e trascinò Cosmo a riva. Mentre lo medicava, gli disse: “Non dovevi rischiare così la tua vita”. Lui le prese la zampa e le disse: “Per te rischierei sempre. Non posso più vivere senza di te. Per questo sono tornato, sperando di rivederti. Io ti amo, Angel. Anche se apparteniamo a due mondi diversi, non m’importa. Non troverò un’altra come te in tutto l’oceano. Se vogliono punirmi per averti rivista, facciano pure. Accetterò anche la tua punizione, ma l’importante è che tu stia bene e che non ti venga fatto nulla”. Angel, commossa, gli rispose: “Anch’io ti amo, Cosmo. Non ho smesso di pensarti nemmeno per un secondo”. Fece per baciarlo, quando la perla al collo di lui brillò. Cosmo era sorpreso, pensava che non sarebbe mai accaduto e invece poteva utilizzare la sua perla. All’improvviso, poco distanti da loro, dall’acqua si presentò il re di Canatlantide in persona. Cosmo ed Angel si inchinarono in segno di rispetto. “Cosmo”, disse il re, “Hai violato un’altra volta le nostre leggi, sai bene che non dobbiamo avere alcun rapporto coi terrestri. Ma la perla non mente: hai raggiunto la maturità stanotte, dimostrando a tutti che l’amore va oltre qualunque cosa, avresti sacrificato la tua vita per questa giovane, anche se non è della tua specie. E tu, mia cara, sei stata molto coraggiosa. Non hai rivelato i nostri segreti nemmeno sotto tortura. Cosmo aveva ragione su di te, sei veramente buona e pure di cuore. Ora comprendo. Il vostro amore è molto più potente di qualunque altra cosa al mondo e per questo motivo vi darò il permesso di vedervi tutte le volte che volete”. Detto questo, il re li salutò e se ne andò. Cosmo abbracciò Angel, felice. Poi le disse: “Comunque, io volevo usare la mia perla proprio per questo. Ma prima dovrai essere d’accordo anche tu. Basta un desiderio e tu potrai diventare come me definitivamente. Ma se non vuoi, allora sarò io a diventare come te. A te la scelta. A me basta che possiamo restare insieme per sempre”. Angel, felicissima di questa decisione di Cosmo, gli disse: “Sei davvero sicuro di usare il tuo unico desiderio per questo?”, “Certo, l’unica cosa che desidero di più è che possiamo stare insieme, non chiedo altro”, “Ad ogni modo, mi piacerebbe molto riavere la coda. Poi il mare lo amo e laggiù ci sono molti meno problemi che qui. Però aspetta ad esaudire il desiderio, prima dovrò salutare la mia famiglia”. Come finì la frase, Angel sentì la voce dei suoi genitori dietro di lei. Loro, appena arrivati, si fermarono di colpo, sorpresi nel vedere Cosmo con la coda di pesce. Insieme spiegarono loro tutto quanto, poi Gaya ed Argo si avvicinarono per vedere meglio Cosmo. “Ora mi credete?”, disse loro Angel. I suoi la abbracciarono, scusandosi con lei. Poi Angel disse loro della perla e di quello che lei e Cosmo avevano in mente, ma suo padre disse: “Non se ne parla! Ti rendi conto di che cosa significa? Cambiare aspetto, vita e tanto altro! E poi non ti rivedremo mai più! Non pensi a noi e a tua sorella?”, “Tuo padre ha ragione”, disse Gaya, “E’ una grossa decisione”, “Ma infatti non succederà stasera, ne stavamo ancora parlando”, disse loro Angel. Cosmo intervenne: “Io amo vostra figlia più di me stesso, ma non intendo creare disagi tra di voi. Ho proposto ad Angel che posso diventare un terrestre, così potrete vedervi sempre”. Argo e Gaya sorrisero, poi dissero: “Sei tanto caro, ma così sarai tu a rinunciare a tutto ciò che hai”, “Per Angel rinuncerei a qualsiasi cosa. Per la mia famiglia potrò sempre vederli quando verranno in superficie ogni tanto. Ad ogni modo, ci stavamo ancora pensando. Le prossime notti decideremo meglio. Ora è meglio che vada, buonanotte a tutti. Ci vediamo la prossima luna piena. Ah, dimenticavo: la prossima volta, Angel, dovrò dirti una cosa molto importante, non mancare”. Dopo i saluti, Cosmo sparì sott’acqua. Angel rimase sola con i suoi genitori. Loro, ancora sorpresi per tutta questa storia, presero per la zampa la loro figlia e tutti si diressero verso casa. Nei giorni seguenti avrebbero discusso per la relazione tra Cosmo ed Angel e come fare per risolvere questa cosa e vederli felici insieme senza più barriere.


CAPITOLO SEI:



Finalmente Argo e Gaya sapevano che Angel non si era inventata nulla e che tutta la storia dei Cansirena era vera. Purtroppo, però, non sapevano come fare per la relazione tra lei e Cosmo. Loro due si amavano molto e separarli sarebbe stato molto doloroso per entrambi, ma sacrificare lo stile di vita di uno dei due era comunque un’enorme responsabilità. Se Angel fosse andata con lui in fondo al mare non l’avrebbero mai più rivista, ma anche Cosmo avrebbe dovuto dire addio ai suoi cari. Per alcuni giorni ci pensarono su, poi, appena tornò la luna piena, andarono con Angel alla spiaggia per il suo incontro con Cosmo. Anche Meredith andò con loro, non lo aveva ancora visto con la coda di pesce. Appena arrivati, Angel si mise in costume, andò vicino all’acqua e subito dopo apparve Cosmo qualche metro davanti a lei. Angel gli saltò in braccio, contenta di vedere che si era ripreso. “Meno male, sei guarito”, gli disse. “Stai tranquilla, ora è tutto a posto”, le rispose lui, sorridendo, “Che bello rivederti. Non vedevo l’ora di stanotte per dirti questo”. Poi le prese la zampa, le mostrò un anello di corallo levigato con al centro una piccola perla bianca e le domandò: “Angel, vuoi sposarmi?”. Sentendo queste parole, Angel per un secondo si bloccò. Poi si riprese e gli rispose: “Sì! Certo che ti voglio sposare! Ma prima dobbiamo prendere una decisione su chi dei due dovrà trasformarsi”, “Per questo sono qui stasera, insieme a mamma e papà”. Dietro di lui, apparvero i suoi genitori, Dylan e Doris. Si avvicinarono alla riva e salutarono i genitori di Angel. “Molto piacere di conoscervi”, disse Doris per prima. “Piacere nostro”, rispose Gaya. “Siamo qui stasera insieme a nostro figlio per discutere sulla situazione”, intervenne Dylan, “L’amore che c’è tra i nostri figli è il più puro che abbiamo mai visto in tutta la nostra vita. Noi abbiamo deciso che, se mai nostro figlio dovesse decidere di trasformarsi in un terrestre, accetteremo la sua decisione. Ogni notte di luna piena lui potrà tornare a trovarci, oppure una volta all’anno possiamo trasformarci noi momentaneamente. Ma questo e altro per la felicità di nostro figlio”. I genitori di Angel rimasero colpiti dai bei modi di fare di Dylan e Doris. Poi Argo disse: “Siete molto gentili, comunque lasceremo scegliere ai nostri figli. Qualunque sia la loro scelta, troveremo comunque il modo di non rimanere separati per sempre. L’importante è che possano essere felici insieme”. Angel sorrise, poi disse: “Io, se anche per tutti voi va bene, avrei già fatto la mia scelta. Il mare lo amo fin da quando ero piccola e ho sempre desiderato poter vivere laggiù. Vorrei poter essere io a trasformarmi per poter restare con Cosmo. Laggiù la vita è tranquilla e tutti sono molto buoni e cordiali, qui sulla terraferma ci sono ancora troppi tipacci, non voglio che Cosmo rinunci alla sua vita per me dovendo anche soffrire”, poi si rivolse alla sua famiglia: “Mamma. Papà. Meredith. Ogni notte di luna piena possiamo incontrarci in mare e una volta l’anno tornerò a casa a trovarvi, non vi lascerò mai”. I suoi genitori, anche se dispiaciuti di non vederla più in casa come prima, risposero: “L’importante è che tu sia felice, per tutto il resto ce la caveremo”. Cosmo ed Angel erano felicissimi. I genitori di entrambi erano d’accordo sulle loro decisioni. Poi Dylan disse: “Informeremo il re di Canatlantide e la prossima luna piena verrà celebrato qui il loro matrimonio e dopo la cerimonia Cosmo potrà esaudire il loro desiderio. Siate tutti presenti, mi raccomando. “Non mancheremo di certo”, rispose Argo, “Allora alla prossima luna piena. Buona serata”, “Buona serata a voi”, disse Doris, poi sparirono entrambi sott’acqua. Cosmo baciò Angel e le disse: “Non vedo l’ora che arrivi la prossima luna piena. Buonanotte, cara”. “Anch’io non vedo l’ora. Buonanotte”, gli disse Angel. Dopo i saluti, Cosmo sparì anche lui sott’acqua. Angel abbracciò la sua famiglia e disse loro: “State tranquilli, io sarò felice. Non saremo mai separati veramente finché ci vorremo sempre bene. Tornerò a trovarvi sempre”. I suoi genitori le sorrisero. Erano molto felici di vederla così serena dopo tanto tempo. Meredith saltò in braccio ad Angel e le disse: “Quando torni a trovarci, portami un regalino dal fondo del mare!”, “Sì, certo. Ti porterò una bella collana di conchiglie tutte le volte che ci rivedremo”, “Evviva!”. Poi tornarono a casa.
I giorni prima del grande momento, Angel aveva già organizzato tutto. Ai suoi amici avrebbe detto che si sarebbe sposata e che si sarebbe quindi trasferita lontano da lì, promettendo loro che sarebbe tornata presto a trovarli una volta l’anno. I suoi genitori la avrebbero aiutata a mantenere il segreto, per evitare che altri tipacci cercassero di dare la caccia a lei o agli altri. Avrebbero quindi dato una mano al vecchio Fenris, divenuto ormai un grande amico di famiglia. Il vecchio lupo di mare divenne un po’ meno burbero dopo aver conosciuto Angel, la sua dolcezza e bontà d’animo gli avevano fatto capire che non tutti i terrestri erano uguali, poi dopo aver saputo che lei e Cosmo si sarebbero sposati, lo rallegrò ancora di più, sperando che con la loro unione si potesse andare verso un unico mondo migliore. ‘Ho fatto proprio bene a fidarmi di lei’, pensava di tanto in tanto, ‘Da anni cercavo qualcuno che potesse prendere il mio posto una volta finiti i miei giorni, e quella ragazza e la sua famiglia sono perfetti, la bontà in persona. Angel potrà tenere d’occhio i Cansirena, mentre la sua famiglia aiuterà me qui sulla terraferma’. Le cose stavano andando per il verso giusto per tutti.
Arrivò la notte di luna piena ed Angel e la sua famiglia corsero alla spiaggia, tutti emozionati. Angel si mise subito in costume e, appena arrivarono Cosmo e i suoi genitori, entrò in acqua e gli andò incontro. Subito dopo arrivò anche il re di Canatlantide. Avrebbe celebrato lui il matrimonio. Dopo gli inchini, il re fece mettere Angel davanti a Cosmo e disse: “Siamo qui riuniti questa notte per unire questo Cansirena e questa terrestre nel vincolo del sacro matrimonio. Questa notte sarà ricordata non solo per l’unione di due giovani amanti, ma anche per l’unione di terra e mare. Non garantisco che dopo stanotte tutto cambierà, ma lo considero un inizio per un mondo migliore per tutti. Che possa finalmente giungere la pace per entrambe le parti”. Mentre parlava, Cosmo ed Angel giunsero le loro mani e si guardarono sorridendo. Alla fine, il re disse: “Cosmo, vuoi tu prendere questa terrestre come tua legittima sposa?”, “Sì, lo voglio”, disse lui dolcemente. Il re si rivolse poi ad Angel: “Vuoi tu Angel prendere Cosmo come tuo legittimo sposo?”, “Sì, lo voglio”, rispose lei felicissima. “Allora, con il potere conferitomi da tutte le divinità marittime e terrestri, io vi dichiaro marito e moglie”, continuò il re, “Ora lo sposo può baciare la sposa e fare la sua magia”. Dopo un dolcissimo bacio, Cosmo prese la perla, la fece toccare anche ad Angel e disse: “Io desidero che Angel diventi una vera Cansirena, proprio come me”. Subito dopo, una luce fortissima avvolse Angel, sollevandola dall’acqua di un paio di metri. Angel sentì come un formicolio dalla vita in giù, poi, appena la luce sbiadì piano piano, vide la coda cominciare ad apparire, insieme ad un reggiseno di conchiglie. Appena la trasformazione fu completa, Angel si tuffò con un balzo. Riemerse saltando fuori dall’acqua, più e più volte, urlando di felicità. Quando si calmò, andò da Cosmo e lo abbracciò, più felice che mai. Poi gli chiese: “Ma questa volta resterò così per sempre?”, “Guarda la tua coda e lo saprai”, le rispose lui facendole l’occhiolino. Lei vide brillare la coda, non le era mai capitato prima. Allora, se aveva con sé anche la magia, era una vera Cansirena! Esultò felice. Poi andò verso la riva, incontro alla sua famiglia. Loro si avvicinarono e la abbracciarono. “Vi voglio bene”, disse Angel. “Anche noi, tesoro”, rispose Gaya. “Prima di andare laggiù, assicurati ancora una volta che non ti ritrasformerai una volta in acqua”, disse Argo un po’ preoccupato. “Tranquillo, papà. Io e Cosmo resteremo qui con voi ancora per un po’, poi vi daremo la buonanotte”, lo tranquillizzò Angel. Il re del mare salutò tutti e, dopo gli inchini, sparì sott’acqua. I genitori di Cosmo salutarono anche loro, dicendo alla coppia che li avrebbero aspettati a casa. Poi si immersero. Cosmo ed Angel rimasero qualche ora a riva a schizzarsi l’acqua, ridendo e scherzando. Anche Meredith voleva giocare e si mise in costume per entrare in acqua. Angel la prese sulle spalle e le fece fare un bel giro fino allo scoglio dove si incontrava i mesi scorsi con Cosmo, per poi tornare indietro. Argo e Gaya rimasero sulla riva, abbracciati e contenti di tutto questo. Passarono alcune ore, l’incantesimo non finì ed Angel era rimasta com’era. “Ma è fantastico!”, esultò lei. “Come ti senti in questa nuova forma, cara?”, le chiese sua madre. “Che effetto fa?”, intervenne suo padre. “E’ una stupenda sensazione!”, rispose Angel, “Finalmente non dovremo più preoccuparci dello scadere del tempo e non rischierò mai più di affogare”, “Sì, ma fai attenzione agli squali”, disse Meredith scherzando. Angel le schizzò addosso un po’ d’acqua e lei scappava dietro mamma e papà, ridendo. “Ora dobbiamo andare”, disse infine Angel, “Ci vediamo la prossima luna piena, così vi racconterò tutto quello che faremo in questi giorni laggiù. Vi voglio bene”. Felicissima, diede un ultimo forte abbraccio alla sua famiglia. Subito dopo, lei e Cosmo li salutarono e sparirono insieme sott’acqua. Argo, Gaya e Meredith rimasero sulla spiaggia ancora per un po’, osservando il mare e augurando buona fortuna ad entrambi. Poi tornarono a casa.
Dalla luna piena successiva in poi, puntualissimi, Cosmo ed Angel tornavano alla spiaggia a trovare la sua famiglia, inutile dire che erano tutti felici di rivedersi. In segreto, poi, Meredith aveva chiesto ad Angel di tramutarla momentaneamente in una Cansirena, senza dire niente a mamma e papà per non allarmarli, ma almeno in questo modo anche la sua sorellina avrebbe provato per qualche ora la bellissima sensazione di respirare sott’acqua almeno una volta in vita sua. Una volta l’anno, poi, Cosmo ed Angel andavano sulla terraferma a trovarli e si fermavano a cena, giusto il tempo prima di ritrasformarsi e tornare in acqua. Angel, come promesso, portava ogni volta una collana di conchiglie diversa per la sua sorellina, raccontando di come fosse bello il mondo marino e di come lei e Cosmo stavano bene insieme. Le cose non potevano andare meglio di così per tutti quanti.
Una notte, qualche anno dopo, Angel e Cosmo tornarono a riva, ma non erano soli. In braccio tenevano dei cuccioli di Cansirena, uno per ciascuno. Argo, Gaya e Meredith erano molto felici per entrambi. Meredith si mise in costume, entrò in acqua e Angel le mise in braccio uno dei cuccioli. “Lei è Silver, la tua nuova nipotina”, disse Angel. Mentre Meredith la cullava, disse a sua sorella maggiore che un giorno lei avrebbe portato la barca del vecchio Fenris e avrebbe preso il suo posto, come guardiana e protettrice della terra e del mare. “Ma è fantastico!”, esclamò Angel, “Non avevo dubbi a riguardo, fai tesoro di questa cosa e comportati sempre bene!”, “Lo farò, grazie”, rispose Meredith. Poi le ridiede Silver, si salutarono e tornarono ognuno a casa propria.
I figli di Cosmo ed Angel crebbero e i loro genitori, un giorno, raccontarono loro di come si erano conosciuti e di come ora mare e terra si vedevano con occhi diversi da molti anni prima. Il maschietto, Gold, era sempre curiosissimo della terraferma, ma Cosmo ed Angel gli ripetevano sempre di andare solo di notte e di non allontanarsi troppo, se non voleva rischiare di incontrare tipacci come il vecchio Mortimer. Il piccolo prometteva, anche se a volte rischiava comunque di cacciarsi nei guai, proprio come faceva Cosmo da ragazzo. Un giorno era rimasto anche impigliato in una rete, liberato poi da Meredith. “Non lo dire ai miei genitori, zia”, disse lui supplicandola. “Per questa volta no, ma se continui a disobbedire dirò tutto”, disse lei facendo l’occhiolino. “Va bene, starò più attento. Ciao, zietta”, salutò lui e tornò sott’acqua. Meredith, da qualche anno, portava la barca del vecchio Fenris, ormai deceduto, e fece molto bene il suo lavoro. A bordo aveva con sé alcune delle collane di conchiglia che Angel le portava sempre. Le teneva lì con sé come portafortuna. I figli di Cosmo ed Angel erano molto vivaci, e Gold andava sempre più spesso a visitare la terraferma, sempre più affascinato. Forse un giorno avrebbe desiderato di vivere lì, proprio come sua madre desiderava vivere in fondo al mare. Ma questa è un’altra storia…

FINE

Edited by TopoclubGirl92 - 21/4/2021, 18:17
 
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view post Posted on 21/4/2021, 19:45
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CITAZIONE (ninjadellanebbia @ 21/4/2021, 20:45) 
Bella storia stile sirenetta di Handerson

Alla fine è comunque successo il contrario in tutti i sensi. :)
 
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